Recentemente, si è accentuato l’interesse nei confronti del back-reshoring manifatturiero, ovvero di quelle decisioni manageriali che prevedono il rientro nel paese di origine dell’azienda di attività di produzione precedentemente delocalizzate, sia nella forma di produzione in stabilimenti di (totale/parziale) proprietà che di acquisto da fornitori locali (Fratocchi et al., 2014). Imprese note – quali Apple, General Electric, Philips e Renault – e una moltitudine di altre di minori dimensioni hanno deciso di riesaminare – e spesso modificare radicalmente – le precedenti scelte di off-shoring, soprattutto quelle relative a paesi a basso costo del lavoro. Queste decisioni sono state definite con una pluralità di termini, tra cui si rinvengono con maggiore frequenza: back-shoring, reshoring, onshoring e in-shoring. Sempre più spesso sono apparsi contributi che analizzano questo fenomeno sia nella stampa specialistica di tipo economico (The Economist, 2013) che nei report di società di consulenza di direzione (Sirkin et al., 2012). Recentemente, le Nazioni Unite hanno riconosciuto la rilevanza del back-reshoring, evidenziandone le implicazioni in termini di politiche economiche tese a favorirlo (UNCTAD, 2013). In tal senso, in alcuni paesi occidentali, i policy makers hanno visto in queste strategie un possibile contributo – seppur parziale – per ridurre la disoccupazione conseguente alla crisi globale. Significativo, in quest’ottica, è il caso degli Stati Uniti (Guenther, 2012; Livesey, 2012), mentre l’Unione Europea (UE) si è accostata al tema solo recentemente nell’ambito delle politiche a supporto della re-industrializzazione del tessuto economico. Questo studio analizza il possibile contributo che le attività di intelligence economica possono apportare alla definizione di politiche pro-reshoring da parte degli Stati nazionali e dell’Unione Europea. In tal senso, individua una serie di elementi da monitorare, definendo per ognuno di essi il livello di analisi.

Il ruolo dell’intelligence economica nelle politiche industriali pro-reshoring

FRATOCCHI, LUCIANO;IAPADRE, PASQUALE LELIO
2016-01-01

Abstract

Recentemente, si è accentuato l’interesse nei confronti del back-reshoring manifatturiero, ovvero di quelle decisioni manageriali che prevedono il rientro nel paese di origine dell’azienda di attività di produzione precedentemente delocalizzate, sia nella forma di produzione in stabilimenti di (totale/parziale) proprietà che di acquisto da fornitori locali (Fratocchi et al., 2014). Imprese note – quali Apple, General Electric, Philips e Renault – e una moltitudine di altre di minori dimensioni hanno deciso di riesaminare – e spesso modificare radicalmente – le precedenti scelte di off-shoring, soprattutto quelle relative a paesi a basso costo del lavoro. Queste decisioni sono state definite con una pluralità di termini, tra cui si rinvengono con maggiore frequenza: back-shoring, reshoring, onshoring e in-shoring. Sempre più spesso sono apparsi contributi che analizzano questo fenomeno sia nella stampa specialistica di tipo economico (The Economist, 2013) che nei report di società di consulenza di direzione (Sirkin et al., 2012). Recentemente, le Nazioni Unite hanno riconosciuto la rilevanza del back-reshoring, evidenziandone le implicazioni in termini di politiche economiche tese a favorirlo (UNCTAD, 2013). In tal senso, in alcuni paesi occidentali, i policy makers hanno visto in queste strategie un possibile contributo – seppur parziale – per ridurre la disoccupazione conseguente alla crisi globale. Significativo, in quest’ottica, è il caso degli Stati Uniti (Guenther, 2012; Livesey, 2012), mentre l’Unione Europea (UE) si è accostata al tema solo recentemente nell’ambito delle politiche a supporto della re-industrializzazione del tessuto economico. Questo studio analizza il possibile contributo che le attività di intelligence economica possono apportare alla definizione di politiche pro-reshoring da parte degli Stati nazionali e dell’Unione Europea. In tal senso, individua una serie di elementi da monitorare, definendo per ognuno di essi il livello di analisi.
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