Frutto del particolare processo di modernizzazione sviluppatosi in Italia, nel passaggio dal regime economico delle corporazioni a quello dell’autarchia, la casa popolare rappresenta un tipo costruttivo solo apparentemente semplice in cui trovano spazio processi di ibridazione tecnica ma anche funzionale, proponendo modelli residenziali e distributivi legati alle nuove istanze di un più moderno abitare. Il presente contributo intende indagare un intervento di edilizia popolare realizzato, mediante un significativo processo di trasformazione del tessuto storico nella città dell’Aquila, in due fasi significativamente poste prima e all’avvio del secondo conflitto bellico. Il progetto è attuato attraverso due lotti consecutivi: il primo del 1938, il secondo oggetto di una proposta del 1941 e di una successiva del 1942. Nei diversi progetti elaborati è interessante rileggere le variazioni funzionali e tipologiche che, a parità di ingombro, propongono, mediante il raddoppio del corpo scala, un alloggio tipo “minimo” più aderente al modello funzionalista messo a punto per la casa in linea. Al contempo, le attuali condizioni degli immobili, colpiti dal sisma dell’aprile 2009, mettono a nudo un sistema costruttivo in cui rileggere le prescrizioni autarchiche e la loro traduzione combinata con tecniche costruttive murarie proprie della tradizione locale. Lo studio di questi sistemi costruttivi eterogenei oltre a segnare un punto significativo nella storia della costruzione “moderna” italiana della residenza, diviene per le particolari condizioni di contesto operativo, una indispensabile premessa per la valutazione delle modalità di intervento connesse alla fase di ricostruzione post-sisma.

La casa popolare italiana nel periodo autarchico. Il caso degli edifici di via Fontesecco a L’Aquila

BELLICOSO, ALESSANDRA;DI GIOVANNI, GIANNI;TOSONE, ALESSANDRA
2016-01-01

Abstract

Frutto del particolare processo di modernizzazione sviluppatosi in Italia, nel passaggio dal regime economico delle corporazioni a quello dell’autarchia, la casa popolare rappresenta un tipo costruttivo solo apparentemente semplice in cui trovano spazio processi di ibridazione tecnica ma anche funzionale, proponendo modelli residenziali e distributivi legati alle nuove istanze di un più moderno abitare. Il presente contributo intende indagare un intervento di edilizia popolare realizzato, mediante un significativo processo di trasformazione del tessuto storico nella città dell’Aquila, in due fasi significativamente poste prima e all’avvio del secondo conflitto bellico. Il progetto è attuato attraverso due lotti consecutivi: il primo del 1938, il secondo oggetto di una proposta del 1941 e di una successiva del 1942. Nei diversi progetti elaborati è interessante rileggere le variazioni funzionali e tipologiche che, a parità di ingombro, propongono, mediante il raddoppio del corpo scala, un alloggio tipo “minimo” più aderente al modello funzionalista messo a punto per la casa in linea. Al contempo, le attuali condizioni degli immobili, colpiti dal sisma dell’aprile 2009, mettono a nudo un sistema costruttivo in cui rileggere le prescrizioni autarchiche e la loro traduzione combinata con tecniche costruttive murarie proprie della tradizione locale. Lo studio di questi sistemi costruttivi eterogenei oltre a segnare un punto significativo nella storia della costruzione “moderna” italiana della residenza, diviene per le particolari condizioni di contesto operativo, una indispensabile premessa per la valutazione delle modalità di intervento connesse alla fase di ricostruzione post-sisma.
2016
978-84-608-7940-4
978-84-608-7941-1
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