Muovendo dal riesame della fortuna critica e del corpus del Maestro di Beffi, il contributo propone una nuova lettura della fase formativa del pittore ed apre alla possibilità di identificarlo con un artista ripetutamente documentato a Sulmona. Come è noto, il Maestro prende il nome convenzionale dal Trittico del Museo Nazionale d’Abruzzo proveniente dalla chiesa di Santa Maria del Ponte a Tione, non lungi da Beffi (L’Aquila), che costituisce un'opera della maturità del pittore. Le opere più antiche del corpus denunciano il fondamento bolognese e adriatico, anziché toscano, della formazione del Maestro, le cui principali tappe coincidono con i tempi e con i luoghi del documentato pittore Leonardo di maestro Sabino da Teramo, abitante a Sulmona almeno dal 1385. Sempre a Sulmona, ove acquisì la cittadinanza prima del 1394, Leonardo è attestato in piena attività ancora nel 1435, quando risulta in società con altri due artisti locali per la realizzazione di tre sculture lignee policrome. Le fonti ricordano che nel 1417 «magister Leonardus de Teramo pictor» lavorò a Guardiagrele, luogo di provenienza del Messale Orsini databile fra il 1400 e il 1404. Le forti tangenze con la produzione pittorica del ‘Maestro di Beffi’ che caratterizzano non soltanto gli smalti, ma anche le parti plastiche delle prime opere di Nicola da Guardiagrele, e l’esistenza di almeno un dipinto firmato dall’orafo abruzzese rendono plausibile l’ipotesi che la formazione di Nicola abbia avuto luogo proprio nella bottega impiantata da Leonardo da Teramo a Sulmona, centro rinomato nel campo dell’oreficeria. Quanto all’antependium con la ‘Dormitio Virginis’, che assieme alla ‘Maddalena in estasi’ rappresenta uno dei pezzi più antichi della carriera del ‘Maestro di Beffi’, è presumibile che l’opera fosse destinata a una chiesa francescana di Teramo, ove i paliotti d’altare incontravano il gusto della committenza locale. La presenza di sant’Ivo di Bretagna – uomo di legge e patrocinatore dei poveri – suggerisce inoltre che il finanziatore del dipinto sia da identificare con Berardo di Tommaso da Melatino, famiglia che aveva la sua residenza proprio accanto alla chiesa francescana di Sant’Antonio a Teramo. Lo speciale risalto conferito al Santo può difatti spiegarsi con gli importanti uffici pubblici conferiti a Berardo non soltanto a Teramo, ma anche a Bologna (1372) e a Firenze (1374), ove rivestì la carica di podestà.

"Ego Nardus magistri Sabini de Teramo": sull'identità del 'Maestro di Beffi' e sulla formazione sulmonese di Nicola da Guardiagrele

PASQUALETTI, CRISTIANA
2012-01-01

Abstract

Muovendo dal riesame della fortuna critica e del corpus del Maestro di Beffi, il contributo propone una nuova lettura della fase formativa del pittore ed apre alla possibilità di identificarlo con un artista ripetutamente documentato a Sulmona. Come è noto, il Maestro prende il nome convenzionale dal Trittico del Museo Nazionale d’Abruzzo proveniente dalla chiesa di Santa Maria del Ponte a Tione, non lungi da Beffi (L’Aquila), che costituisce un'opera della maturità del pittore. Le opere più antiche del corpus denunciano il fondamento bolognese e adriatico, anziché toscano, della formazione del Maestro, le cui principali tappe coincidono con i tempi e con i luoghi del documentato pittore Leonardo di maestro Sabino da Teramo, abitante a Sulmona almeno dal 1385. Sempre a Sulmona, ove acquisì la cittadinanza prima del 1394, Leonardo è attestato in piena attività ancora nel 1435, quando risulta in società con altri due artisti locali per la realizzazione di tre sculture lignee policrome. Le fonti ricordano che nel 1417 «magister Leonardus de Teramo pictor» lavorò a Guardiagrele, luogo di provenienza del Messale Orsini databile fra il 1400 e il 1404. Le forti tangenze con la produzione pittorica del ‘Maestro di Beffi’ che caratterizzano non soltanto gli smalti, ma anche le parti plastiche delle prime opere di Nicola da Guardiagrele, e l’esistenza di almeno un dipinto firmato dall’orafo abruzzese rendono plausibile l’ipotesi che la formazione di Nicola abbia avuto luogo proprio nella bottega impiantata da Leonardo da Teramo a Sulmona, centro rinomato nel campo dell’oreficeria. Quanto all’antependium con la ‘Dormitio Virginis’, che assieme alla ‘Maddalena in estasi’ rappresenta uno dei pezzi più antichi della carriera del ‘Maestro di Beffi’, è presumibile che l’opera fosse destinata a una chiesa francescana di Teramo, ove i paliotti d’altare incontravano il gusto della committenza locale. La presenza di sant’Ivo di Bretagna – uomo di legge e patrocinatore dei poveri – suggerisce inoltre che il finanziatore del dipinto sia da identificare con Berardo di Tommaso da Melatino, famiglia che aveva la sua residenza proprio accanto alla chiesa francescana di Sant’Antonio a Teramo. Lo speciale risalto conferito al Santo può difatti spiegarsi con gli importanti uffici pubblici conferiti a Berardo non soltanto a Teramo, ma anche a Bologna (1372) e a Firenze (1374), ove rivestì la carica di podestà.
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