Lo studio descrive le prime riflessioni metodologiche utilizzate per valutare la Vulnerabilità dei centri urbani, nel proprio contesto territoriale, rispetto ad un evento calamitoso, attualmente in avvio di sperimentazione in Abruzzo. Il lavoro di ricerca, infatti, vuole superare il concetto di CLE (Condizione Limite di Emergenza), legandolo ad un ambito territoriale definito ATI (Ambiti Territoriali Intercomunali) e in ambito urbano alla SUM (Struttura Urbana Minima); si propone cioè di analizzare la pericolosità e la vulnerabilità a livello locale (attraverso analisi dei manufatti, profili geologici e morfologici dei siti, lo stato di conservazione dei sottoservizi, etc) e territoriale (tramite una gerarchizzazione dei sistemi funzionali, la stima dell’esposizione rispetto alle ATI, la scelta urbanistica di localizzazione di edifici strategici territoriali, etc.). Si tratta di un sistema che promuove una governance e una copianificazione multilivello, alla cui base c’è da un lato la predisposizione di un sistema di conoscenza condiviso e aggiornabile (attraverso WebGIS), e dall’altro l’utilizzo di strumenti, come la CLE territoriale, ma anche il Piano di Sicurezza Urbana (PSU), in grado di garantire elevati standard di sicurezza urbana e territoriale sia in fase di emergenza, sia in fase ordinaria. Un sistema di governance così fatto può avviare realmente cooperazioni tra pubblico e privato, può garantire investimenti in conoscenze costruttive, competenze e capacità con lo scopo di avere città e territori sicuri in cui abitano comunità consapevoli, informate e resilienti, in grado di concepire il “rischio” (in tutte le sue accezioni) non solo come minaccia ma anche come opportunità.
La vulnerabilità del territorio. Dalla condizione limite per l’emergenza locale a quella intercomunale.
DI LODOVICO, LUANA;DI LUDOVICO, DONATO
2015-01-01
Abstract
Lo studio descrive le prime riflessioni metodologiche utilizzate per valutare la Vulnerabilità dei centri urbani, nel proprio contesto territoriale, rispetto ad un evento calamitoso, attualmente in avvio di sperimentazione in Abruzzo. Il lavoro di ricerca, infatti, vuole superare il concetto di CLE (Condizione Limite di Emergenza), legandolo ad un ambito territoriale definito ATI (Ambiti Territoriali Intercomunali) e in ambito urbano alla SUM (Struttura Urbana Minima); si propone cioè di analizzare la pericolosità e la vulnerabilità a livello locale (attraverso analisi dei manufatti, profili geologici e morfologici dei siti, lo stato di conservazione dei sottoservizi, etc) e territoriale (tramite una gerarchizzazione dei sistemi funzionali, la stima dell’esposizione rispetto alle ATI, la scelta urbanistica di localizzazione di edifici strategici territoriali, etc.). Si tratta di un sistema che promuove una governance e una copianificazione multilivello, alla cui base c’è da un lato la predisposizione di un sistema di conoscenza condiviso e aggiornabile (attraverso WebGIS), e dall’altro l’utilizzo di strumenti, come la CLE territoriale, ma anche il Piano di Sicurezza Urbana (PSU), in grado di garantire elevati standard di sicurezza urbana e territoriale sia in fase di emergenza, sia in fase ordinaria. Un sistema di governance così fatto può avviare realmente cooperazioni tra pubblico e privato, può garantire investimenti in conoscenze costruttive, competenze e capacità con lo scopo di avere città e territori sicuri in cui abitano comunità consapevoli, informate e resilienti, in grado di concepire il “rischio” (in tutte le sue accezioni) non solo come minaccia ma anche come opportunità.Pubblicazioni consigliate
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