In this article I present a reasoned synthesis and critical-analytical overview of the cultural anthropological consultation I provided as part of the trial against the Commission for Major Risks following the 2009 earthquake in L’Aquila. My aim is to highlight two key issues: the first concerns the practicability of using an anthropological approach in juridical contexts to provide cultural expertise about mental causation; the second is a reflection on the problematic relationship between rational knowledge and irrational beliefs that continues to permeate the social uses of scientific knowledge. The internationally significant L’Aquila trial concluded by establishing a legal truth, namely that an erroneous expert prediction of the absence of risk contributed to causing the earthquake to prove fatal for several people. This legal awareness generated a condition of hermeneutic ambiguity around the scientific and cultural truth about this series of events. In the first case, the issue touches on the role that jurisprudence grants to consultation aimed at establishing nexuses of mental causation in circumstances in which they can be inferred from cultural anthropological variables. In the second case, the central issue concerns the ways in which legal truth, by affecting or failing to affect scientific truth, contributes to creating a cultural (and therefore also historical) truth about the matter in question. At this level we might be able to understand if what was staged in L’Aquila was a performance of scientific evaluation or an instance of pseudoscience in which, beginning from a mystique of infallibility, expert authority produced not empirically based knowledge but rather irrational beliefs, not only about the events it scrutinized but also about the narratives describing its own activity.

In quest’articolo presento una sintesi ragionata e una rassegna critico-analitica su un lavoro di consulenza antropologico-culturale che ho svolto nell’ambito del processo alla Commissione Grandi Rischi, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. La finalità che mi propongo è quella di evidenziare due questioni chiave: la prima riguarda la proponibilità di un approccio antropologico in contesti giuridici, come possibilità di expertise culturale nell’ambito del tema della causalità psichica; la seconda concerne una riflessione sul problematico rapporto tra conoscenza razionale e credenze irrazionali che tutt’ora inerisce agli usi sociali dei saperi scientifici. La conclusione di questo caso giuridico di rilevanza internazionale ha fissato la verità giuridica secondo cui un’erronea previsione esperta di assenza di rischio ha concausato, nel caso di varie persone, l’esito mortale del sisma. All’ombra di tale acquisizione si assiste a una condizione di ambiguità ermeneutica circa la verità scientifica e culturale di questa vicenda. Nel primo caso la questione comprende il ruolo che la giurisprudenza riconosce alle consulenze che rilevano nessi di causalità psichica in circostanze di derivabilità degli stessi da variabili di tipo antropologico culturale. Nel secondo caso la partita si gioca sulle modalità con cui la verità giuridica, in uenzando o meno quella scientifica, concorrerà a formare una verità culturale, e quindi storica, sulla vicenda. A questo livello sarà forse possibile comprendere se all’Aquila andò in scena una performance di valutazione scientifica o un episodio di pseudoscienza; dove, a partire da una mistica dell’infallibilità, l’autorità degli esperti, in luogo di produrre conoscenza empiricamente fondata, genera credenze irrazionali, non solo sugli eventi che esamina ma anche rispetto alle narrazioni del proprio operato.

Forms of truth in the trial against the Commission for Major Risks- Anthropological notes

CICCOZZI, ANTONELLO
2016-01-01

Abstract

In this article I present a reasoned synthesis and critical-analytical overview of the cultural anthropological consultation I provided as part of the trial against the Commission for Major Risks following the 2009 earthquake in L’Aquila. My aim is to highlight two key issues: the first concerns the practicability of using an anthropological approach in juridical contexts to provide cultural expertise about mental causation; the second is a reflection on the problematic relationship between rational knowledge and irrational beliefs that continues to permeate the social uses of scientific knowledge. The internationally significant L’Aquila trial concluded by establishing a legal truth, namely that an erroneous expert prediction of the absence of risk contributed to causing the earthquake to prove fatal for several people. This legal awareness generated a condition of hermeneutic ambiguity around the scientific and cultural truth about this series of events. In the first case, the issue touches on the role that jurisprudence grants to consultation aimed at establishing nexuses of mental causation in circumstances in which they can be inferred from cultural anthropological variables. In the second case, the central issue concerns the ways in which legal truth, by affecting or failing to affect scientific truth, contributes to creating a cultural (and therefore also historical) truth about the matter in question. At this level we might be able to understand if what was staged in L’Aquila was a performance of scientific evaluation or an instance of pseudoscience in which, beginning from a mystique of infallibility, expert authority produced not empirically based knowledge but rather irrational beliefs, not only about the events it scrutinized but also about the narratives describing its own activity.
2016
In quest’articolo presento una sintesi ragionata e una rassegna critico-analitica su un lavoro di consulenza antropologico-culturale che ho svolto nell’ambito del processo alla Commissione Grandi Rischi, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009. La finalità che mi propongo è quella di evidenziare due questioni chiave: la prima riguarda la proponibilità di un approccio antropologico in contesti giuridici, come possibilità di expertise culturale nell’ambito del tema della causalità psichica; la seconda concerne una riflessione sul problematico rapporto tra conoscenza razionale e credenze irrazionali che tutt’ora inerisce agli usi sociali dei saperi scientifici. La conclusione di questo caso giuridico di rilevanza internazionale ha fissato la verità giuridica secondo cui un’erronea previsione esperta di assenza di rischio ha concausato, nel caso di varie persone, l’esito mortale del sisma. All’ombra di tale acquisizione si assiste a una condizione di ambiguità ermeneutica circa la verità scientifica e culturale di questa vicenda. Nel primo caso la questione comprende il ruolo che la giurisprudenza riconosce alle consulenze che rilevano nessi di causalità psichica in circostanze di derivabilità degli stessi da variabili di tipo antropologico culturale. Nel secondo caso la partita si gioca sulle modalità con cui la verità giuridica, in uenzando o meno quella scientifica, concorrerà a formare una verità culturale, e quindi storica, sulla vicenda. A questo livello sarà forse possibile comprendere se all’Aquila andò in scena una performance di valutazione scientifica o un episodio di pseudoscienza; dove, a partire da una mistica dell’infallibilità, l’autorità degli esperti, in luogo di produrre conoscenza empiricamente fondata, genera credenze irrazionali, non solo sugli eventi che esamina ma anche rispetto alle narrazioni del proprio operato.
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