The aim of the present essay is the presentation of a pedagogical analysis of the concept of “degrowth”- therefore in terms of its implications, possibilities, educational and instructive implementations - by means of a short, focused debate on the writings and theories of Serge Latouche, the French economist and authority who is the main theoretician, popularizer and proponent of the notion. At the heart of our reflections there is the role that education can and should play - since genuine education can’t accept one of a mere “executive” rank - and has to move from a criticism of the epitome of “growth” (and of the capitalist economic system as its precondition, with its “postulates” of profit and consumption, and its ideological foundation, an arrogant reason which aims at ruling over nature), through the condemnation of its ominous consequences on the environment (pollution and devastation of eco-systems, raw materials depletion), on society (increase of inequalities and poverty) on ethics and morals (subjection and enslavement to “finance”, to the goals of “producing and consuming more”, to selfish individualism and blind utilitarianism of all kinds, values and forms of human life and activity at individual level, and in interpersonal and social relations; cultural standardization and homogenization), which since the 1990s has been fostered by Latouche and several scholars, groups and movements, to the “possible utopia” - that they have also variously sustained - of the fulfilment of a new economic, social, political, anthropological model - namely the model of “degrowth”

Il contributo propone un’analisi pedagogica – sotto il profilo, quindi, delle sue implicazioni, potenzialità, “applicazioni” educative e formative – del concetto di «decrescita», mediante un breve confronto, condotto da questo punto di vista, con i testi e con le tesi di Serge Latouche, l’economista e maîtres à penser francese che ne è il principale teorizzatore, divulgatore e patrocinatore. Al centro della riflessione v’è il ruolo che può e deve giocare l’educazione – che per dirsi tale, non può accettarne uno di rango meramente “esecutivo” – situandosi fra la critica al paradigma della «crescita» (e alla forma economica capitalistica, che ne rappresenta la premessa, con i suoi “assiomi”, il profitto e il consumo, e il suo sostrato ideologico, una raison “tracotante” che si pone come dominatrice della natura), tramite la denuncia delle sue nefaste conseguenze sul piano ambientale (l’inquinamento e la distruzione degli ecosistemi, l’esaurimento delle materie prime), sociale (l’accrescersi delle diseguaglianze e delle povertà), etico e morale (la riduzione e l’asservimento all’«economico», alle finalità del «produrre e consumare di più», a uno sfrenato individualismo e a un cieco utilitarismo, di tutte le dimensioni, gli aspetti e i valori dell’attività e dell’esistenza umana, a livello individuale e dei rapporti interpersonali e sociali; l’appiattimento e l’omologazione culturale), portata avanti, a partire dagli anni Novanta, da Latouche e da numerosi studiosi, gruppi e movimenti d’opinione, e «l’utopia possibile», pure da questi proposta e variamente articolata, della realizzazione di un nuovo modello economico, sociale, politico, antropologico – quello della «decrescita», appunto.

Discorrendo di educazione e decrescita. “In dialogo” con Serge Latouche

D'ARCANGELI, MARCO ANTONIO
2016-01-01

Abstract

The aim of the present essay is the presentation of a pedagogical analysis of the concept of “degrowth”- therefore in terms of its implications, possibilities, educational and instructive implementations - by means of a short, focused debate on the writings and theories of Serge Latouche, the French economist and authority who is the main theoretician, popularizer and proponent of the notion. At the heart of our reflections there is the role that education can and should play - since genuine education can’t accept one of a mere “executive” rank - and has to move from a criticism of the epitome of “growth” (and of the capitalist economic system as its precondition, with its “postulates” of profit and consumption, and its ideological foundation, an arrogant reason which aims at ruling over nature), through the condemnation of its ominous consequences on the environment (pollution and devastation of eco-systems, raw materials depletion), on society (increase of inequalities and poverty) on ethics and morals (subjection and enslavement to “finance”, to the goals of “producing and consuming more”, to selfish individualism and blind utilitarianism of all kinds, values and forms of human life and activity at individual level, and in interpersonal and social relations; cultural standardization and homogenization), which since the 1990s has been fostered by Latouche and several scholars, groups and movements, to the “possible utopia” - that they have also variously sustained - of the fulfilment of a new economic, social, political, anthropological model - namely the model of “degrowth”
2016
Il contributo propone un’analisi pedagogica – sotto il profilo, quindi, delle sue implicazioni, potenzialità, “applicazioni” educative e formative – del concetto di «decrescita», mediante un breve confronto, condotto da questo punto di vista, con i testi e con le tesi di Serge Latouche, l’economista e maîtres à penser francese che ne è il principale teorizzatore, divulgatore e patrocinatore. Al centro della riflessione v’è il ruolo che può e deve giocare l’educazione – che per dirsi tale, non può accettarne uno di rango meramente “esecutivo” – situandosi fra la critica al paradigma della «crescita» (e alla forma economica capitalistica, che ne rappresenta la premessa, con i suoi “assiomi”, il profitto e il consumo, e il suo sostrato ideologico, una raison “tracotante” che si pone come dominatrice della natura), tramite la denuncia delle sue nefaste conseguenze sul piano ambientale (l’inquinamento e la distruzione degli ecosistemi, l’esaurimento delle materie prime), sociale (l’accrescersi delle diseguaglianze e delle povertà), etico e morale (la riduzione e l’asservimento all’«economico», alle finalità del «produrre e consumare di più», a uno sfrenato individualismo e a un cieco utilitarismo, di tutte le dimensioni, gli aspetti e i valori dell’attività e dell’esistenza umana, a livello individuale e dei rapporti interpersonali e sociali; l’appiattimento e l’omologazione culturale), portata avanti, a partire dagli anni Novanta, da Latouche e da numerosi studiosi, gruppi e movimenti d’opinione, e «l’utopia possibile», pure da questi proposta e variamente articolata, della realizzazione di un nuovo modello economico, sociale, politico, antropologico – quello della «decrescita», appunto.
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