Le più recenti ed accreditate letture storiografiche individuano in Giuseppe Bottai (1895-1959) una delle personalità di maggior spicco nella storia del movimento e del regime fascista, paziente e metodico mediatore fra le sue diverse istanze e tessitore di una egemonia politico-culturale che doveva affermarsi negli anni ’30 e ’40, il cui principio ispiratore e la cui finalità risiedevano nella edificazione dello Stato totalitario. Il contributo sottolinea la necessità di riconsiderare e approfondire, in questo quadro, ben più complesso di quanto non si ritenesse in passato, l’operato di Bottai alla guida del Ministero dell’Educazione Nazionale (1936-1943) e il suo programma di riforma del sistema d’istruzione, riassunto nella Carta della Scuola, da lui redatta e fatta approvare dal Gran Consiglio del Fascismo il 15 febbraio 1939: alla luce, in particolare, dello strenuo impegno da lui profuso per la definizione e l’attuazione dell’ordinamento corporativo della vita economica e produttiva, elemento cardine, nella sua visuale ideologica, dell’impalcatura della nuova società e del nuovo stato fascisti, strettamente correlato all’affermazione di un nuovo concetto del «lavoro» e dei suoi rapporti con la «cultura», l’«umanesimo moderno».

Note su Giuseppe Bottai, «il problema di un umanesimo moderno» e la Carta della Scuola (1939)

D'ARCANGELI, MARCO ANTONIO
2016-01-01

Abstract

Le più recenti ed accreditate letture storiografiche individuano in Giuseppe Bottai (1895-1959) una delle personalità di maggior spicco nella storia del movimento e del regime fascista, paziente e metodico mediatore fra le sue diverse istanze e tessitore di una egemonia politico-culturale che doveva affermarsi negli anni ’30 e ’40, il cui principio ispiratore e la cui finalità risiedevano nella edificazione dello Stato totalitario. Il contributo sottolinea la necessità di riconsiderare e approfondire, in questo quadro, ben più complesso di quanto non si ritenesse in passato, l’operato di Bottai alla guida del Ministero dell’Educazione Nazionale (1936-1943) e il suo programma di riforma del sistema d’istruzione, riassunto nella Carta della Scuola, da lui redatta e fatta approvare dal Gran Consiglio del Fascismo il 15 febbraio 1939: alla luce, in particolare, dello strenuo impegno da lui profuso per la definizione e l’attuazione dell’ordinamento corporativo della vita economica e produttiva, elemento cardine, nella sua visuale ideologica, dell’impalcatura della nuova società e del nuovo stato fascisti, strettamente correlato all’affermazione di un nuovo concetto del «lavoro» e dei suoi rapporti con la «cultura», l’«umanesimo moderno».
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