L’incontro-scontro con Gustavo Giovannoni, tra le poche personalità di spicco nel panorama architettonico italiano attiva nel dibattito sulla ricostruzione, accompagna, direttamente o indirettamente, l’opera urbanistica e architettonica di Sebastiano Bultrini. Dopo essersi occupato prevalentemente di opere infrastrutturali e ingegneristiche tra Lazio e Abruzzo, l’ingegnere Bultrini, originario di Villa Romana di Carsoli (L’Aquila), laureato nel 1892 alla Scuola di Applicazione per gli Ingegneri della Regia Università Romana, solo tre anni prima di Gustavo Giovannoni, è uno dei protagonisti della ricostruzione di Avezzano dopo il sisma del 1915: a lui si devono la nuova facies urbanistica della città, delineata con il piano del 1916, e i progetti d’importanti edifici civili e religiosi.La prima tradotta in un piano “a due dimensioni” impostato su una griglia ippodamea, che Giovannoni critica aspramente perché genera insediamenti «tutti uguali e composti di elementi tutti uguali [che] mancano troppo spesso di un qualunque carattere, come mancano di ogni rispondenza con l’ambiente naturale». La seconda segnata dal confronto diretto tra l’accademico romano e il professionista abruzzese sull’importante progetto della nuova cattedrale di San Bartolomeo: la costruzione dell’edificio è bloccata nel 1933 dal parere negativo del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, espresso da Gustavo Giovannoni e Vittorio [Ballio] Morpurgo per mitigare ulteriormente il linguaggio architettonico e decorativo ispirato al Trecento italiano, già bocciato nel 1925 dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici perché ritenuto avulso dal contesto architettonico abruzzese. La facies finale dell’edificio, estremamente semplificata, sarà poi frutto delle controverse vicende costruttive che neanche l’accreditata impresa romana di origine belga dell’ingegnere Rodolfo Stoelcker, cui sono affidati i lavori, potrà risolvere.

Gustavo Giovannoni versus Sebastiano Bultrini: un contraddittorio aperto tra due ingegneri della Scuola di Applicazione dell’Università Romana

Simonetta CIRANNA;MONTUORI Patrizia
2017-01-01

Abstract

L’incontro-scontro con Gustavo Giovannoni, tra le poche personalità di spicco nel panorama architettonico italiano attiva nel dibattito sulla ricostruzione, accompagna, direttamente o indirettamente, l’opera urbanistica e architettonica di Sebastiano Bultrini. Dopo essersi occupato prevalentemente di opere infrastrutturali e ingegneristiche tra Lazio e Abruzzo, l’ingegnere Bultrini, originario di Villa Romana di Carsoli (L’Aquila), laureato nel 1892 alla Scuola di Applicazione per gli Ingegneri della Regia Università Romana, solo tre anni prima di Gustavo Giovannoni, è uno dei protagonisti della ricostruzione di Avezzano dopo il sisma del 1915: a lui si devono la nuova facies urbanistica della città, delineata con il piano del 1916, e i progetti d’importanti edifici civili e religiosi.La prima tradotta in un piano “a due dimensioni” impostato su una griglia ippodamea, che Giovannoni critica aspramente perché genera insediamenti «tutti uguali e composti di elementi tutti uguali [che] mancano troppo spesso di un qualunque carattere, come mancano di ogni rispondenza con l’ambiente naturale». La seconda segnata dal confronto diretto tra l’accademico romano e il professionista abruzzese sull’importante progetto della nuova cattedrale di San Bartolomeo: la costruzione dell’edificio è bloccata nel 1933 dal parere negativo del Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti, espresso da Gustavo Giovannoni e Vittorio [Ballio] Morpurgo per mitigare ulteriormente il linguaggio architettonico e decorativo ispirato al Trecento italiano, già bocciato nel 1925 dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici perché ritenuto avulso dal contesto architettonico abruzzese. La facies finale dell’edificio, estremamente semplificata, sarà poi frutto delle controverse vicende costruttive che neanche l’accreditata impresa romana di origine belga dell’ingegnere Rodolfo Stoelcker, cui sono affidati i lavori, potrà risolvere.
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