Lo studio delle architetture in terra, avviato in Italia nei primi decenni del Novecento da geografi, è proseguito con rilevazioni sul territorio condotte perlopiù per motivi igienico-sanitari; i censimenti sulle case di terra redatti in quegli anni sono interessanti perché documentano un patrimonio edilizio oggi in gran parte scomparso, ma appaiono poco attendibili dal punto di vista tecnico. Allo stato attuale gli studi tecnico-costruttivi sull’architettura in terra hanno compiuto notevoli passi avanti dal punto di vista sia della conoscenza e diffusione del fenomeno, sia delle tipologie e delle tecniche costruttive; non esiste, tuttavia, una ‘storia dell’architettura in crudo’ in Italia, perché i riferimenti cronologici sono estremamente rari e perché un vero approccio storiografico, a parte rare eccezioni, non è stato mai particolarmente approfondito. Il punto critico è che le costruzioni di terra, oltre a presentare spesso caratteri di semplicità che non consentono datazioni con criteri ‘stilistici’, sono anche soggette a frequenti riparazioni e sostituzioni. Alla luce della diversa consapevolezza critica acquisita oggi nel campo della conservazione, appare opportuno chiedersi se lo studio delle tecniche costruttive storiche, premessa comunque indispensabile per la conservazione, debba necessariamente essere tradotto, dal punto di vista operativo, nel riapplicare passivamente le tecniche esecutive del passato o se sia possibile, invece, intervenire con tecnologie moderne, compatibili e non falsificanti, ai fini della conservazione di testimonianze storiche sempre più rare. Quest’ultima strada potrebbe trovare nella ricerca scientifica e tecnologica sui materiali un aiuto per la salvaguardia dell’autenticità della fabbrica e la distinguibilità delle eventuali integrazioni? La necessità di rispondere a queste domande è resa oggi quanto mai urgente per la relativa scarsità delle testimonianze materiali di tecniche costruttive in terra esistenti e per le gravi compromissioni derivate da interventi di matrice non strettamente conservativa.

L’architettura storica in terra cruda: problemi di conservazione e questioni di metodo

BARTOLOMUCCI C
2005-01-01

Abstract

Lo studio delle architetture in terra, avviato in Italia nei primi decenni del Novecento da geografi, è proseguito con rilevazioni sul territorio condotte perlopiù per motivi igienico-sanitari; i censimenti sulle case di terra redatti in quegli anni sono interessanti perché documentano un patrimonio edilizio oggi in gran parte scomparso, ma appaiono poco attendibili dal punto di vista tecnico. Allo stato attuale gli studi tecnico-costruttivi sull’architettura in terra hanno compiuto notevoli passi avanti dal punto di vista sia della conoscenza e diffusione del fenomeno, sia delle tipologie e delle tecniche costruttive; non esiste, tuttavia, una ‘storia dell’architettura in crudo’ in Italia, perché i riferimenti cronologici sono estremamente rari e perché un vero approccio storiografico, a parte rare eccezioni, non è stato mai particolarmente approfondito. Il punto critico è che le costruzioni di terra, oltre a presentare spesso caratteri di semplicità che non consentono datazioni con criteri ‘stilistici’, sono anche soggette a frequenti riparazioni e sostituzioni. Alla luce della diversa consapevolezza critica acquisita oggi nel campo della conservazione, appare opportuno chiedersi se lo studio delle tecniche costruttive storiche, premessa comunque indispensabile per la conservazione, debba necessariamente essere tradotto, dal punto di vista operativo, nel riapplicare passivamente le tecniche esecutive del passato o se sia possibile, invece, intervenire con tecnologie moderne, compatibili e non falsificanti, ai fini della conservazione di testimonianze storiche sempre più rare. Quest’ultima strada potrebbe trovare nella ricerca scientifica e tecnologica sui materiali un aiuto per la salvaguardia dell’autenticità della fabbrica e la distinguibilità delle eventuali integrazioni? La necessità di rispondere a queste domande è resa oggi quanto mai urgente per la relativa scarsità delle testimonianze materiali di tecniche costruttive in terra esistenti e per le gravi compromissioni derivate da interventi di matrice non strettamente conservativa.
2005
88-899-0002-4
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