Il presente articolo costituisce un complemento dell’articolo “Le strane formule della Banca d’Italia in tema di usura” presente nel numero 1 della questa rivista “Le controverse bancarie” e affronta il problema di una generalizzazione della “bonifica” proposta in tale sede. Nel citato articolo è stato affrontato il problema dell’esame della formula (1) proposta dalla Banca d’Italia nelle “Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi – Calcolo del TEG”, scritta in termini di tassi percentuali e di seguito riportata, Nell’articolo originario, a cui si rinvia per i particolari, è stato mostrato come l’operazione di “bonifica” permetta di giungere ad una diversa formulazione (1@), nella quale non siano presenti le incongruenze algebriche e finanziarie, che caratterizzano la formula proposta dall’Istituto bancario italiano estensore evidenziando, al tempo stesso, come la formula proposta dalla nostra Banca Centrale, non contenuta nella Direttiva Comunitaria, sia il risultato di taluni ragionamenti effettuati “in proprio” dagli estensori nostrani. Tenendo infatti presente la struttura della formula “bonificata”, la formula proposta dalla Banca d’Italia può essere scritta nel modo seguente: dove risulta evidente come la formula bancaria e la formula “bonificata” abbiano la stessa struttura, salvo il fatto che, essendo normale che il saldo debitore medio risulti minore dell’accordato e quindi l’utilizzo medio minore dell’unità, nella (1), per il calcolo del TEG, agli interessi viene aggiunta (e quindi riconosciuta ai fini del calcolo del tasso) solo una porzione degli oneri, generando un TEG inferiore al TEG@ “bonificato”, nel cui calcolo, invece, gli oneri sono trattati allo stessa stregua degli interessi. Essendo i precedenti ragionamenti di tipo algebrico, nel precedente articolo, per dare validità finanziaria alle considerazioni sopra esposte, che hanno portato alla bonifica del TEG, è stato mostrato numericamente come il TEG@ “bonificato” (diversamente da quello proposto dalla Banca d’Italia) sia quel tasso in base al quale un’operazione finanziaria comporta lo stesso saldo finale rispetto a quello derivante dall’applicazione del tasso (o tassi variabili), previsto contrattualmente, e dall’addebito degli oneri. In altri termini, il TEG@ deve essere quel tasso unico che ingloba la eventuale variabilità dei tassi contrattuali e l’addebito degli oneri (come si verificherà numericamente, ciò non accade se i calcoli vengono effettuati in base al TEG “non bonificato”). Nell’articolo di riferimento è stata ipotizzata la capitalizzazione annuale degli interessi e delle commissioni; in questi complementi, l’esempio è stato completato con l’ipotesi che tale capitalizzazione avvenga trimestralmente, richiedendo una “bonifica” maggiormente puntuale. Allo scopo di permettere un confronto tra le due situazioni, i dati di base e i risultati presenti nel precedente articolo sono stati riportati e integrati con quelli relativi all’ipotesi di capitalizzazione trimestrale.

Le “strane” formule della Banca d’Italia in tema di usura - Complementi

Antonio Annibali
;
Carla Barracchini
2017-01-01

Abstract

Il presente articolo costituisce un complemento dell’articolo “Le strane formule della Banca d’Italia in tema di usura” presente nel numero 1 della questa rivista “Le controverse bancarie” e affronta il problema di una generalizzazione della “bonifica” proposta in tale sede. Nel citato articolo è stato affrontato il problema dell’esame della formula (1) proposta dalla Banca d’Italia nelle “Istruzioni per la rilevazione dei tassi effettivi globali medi – Calcolo del TEG”, scritta in termini di tassi percentuali e di seguito riportata, Nell’articolo originario, a cui si rinvia per i particolari, è stato mostrato come l’operazione di “bonifica” permetta di giungere ad una diversa formulazione (1@), nella quale non siano presenti le incongruenze algebriche e finanziarie, che caratterizzano la formula proposta dall’Istituto bancario italiano estensore evidenziando, al tempo stesso, come la formula proposta dalla nostra Banca Centrale, non contenuta nella Direttiva Comunitaria, sia il risultato di taluni ragionamenti effettuati “in proprio” dagli estensori nostrani. Tenendo infatti presente la struttura della formula “bonificata”, la formula proposta dalla Banca d’Italia può essere scritta nel modo seguente: dove risulta evidente come la formula bancaria e la formula “bonificata” abbiano la stessa struttura, salvo il fatto che, essendo normale che il saldo debitore medio risulti minore dell’accordato e quindi l’utilizzo medio minore dell’unità, nella (1), per il calcolo del TEG, agli interessi viene aggiunta (e quindi riconosciuta ai fini del calcolo del tasso) solo una porzione degli oneri, generando un TEG inferiore al TEG@ “bonificato”, nel cui calcolo, invece, gli oneri sono trattati allo stessa stregua degli interessi. Essendo i precedenti ragionamenti di tipo algebrico, nel precedente articolo, per dare validità finanziaria alle considerazioni sopra esposte, che hanno portato alla bonifica del TEG, è stato mostrato numericamente come il TEG@ “bonificato” (diversamente da quello proposto dalla Banca d’Italia) sia quel tasso in base al quale un’operazione finanziaria comporta lo stesso saldo finale rispetto a quello derivante dall’applicazione del tasso (o tassi variabili), previsto contrattualmente, e dall’addebito degli oneri. In altri termini, il TEG@ deve essere quel tasso unico che ingloba la eventuale variabilità dei tassi contrattuali e l’addebito degli oneri (come si verificherà numericamente, ciò non accade se i calcoli vengono effettuati in base al TEG “non bonificato”). Nell’articolo di riferimento è stata ipotizzata la capitalizzazione annuale degli interessi e delle commissioni; in questi complementi, l’esempio è stato completato con l’ipotesi che tale capitalizzazione avvenga trimestralmente, richiedendo una “bonifica” maggiormente puntuale. Allo scopo di permettere un confronto tra le due situazioni, i dati di base e i risultati presenti nel precedente articolo sono stati riportati e integrati con quelli relativi all’ipotesi di capitalizzazione trimestrale.
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