Nell’evidenziare, nel caso di adozione del regime finanziario della capitalizzazione semplice, la coerenza della scelta della condizione di equivalenza finale (CS.f), operata dagli Autori del presente articolo, è d’obbligo evidenziare che taluni altri Autori (Aretusi-Mari, Fersini-Olivieri, Marcelli), pur nell’adozione di tale regime finanziario (CS), hanno proposto la scelta della condizione di equivalenza iniziale (CS.i), incoerente con i principi della Matematica Finanziaria, che, secondo la trattazione classica (rif. Varoli, Caliri), risulta essere invece coerente con il regime finanziario della capitalizzazione ad interessi anticipati (CIA.i). In altri termini, se si desidera utilizzare il regime CS, è necessario inquadrarlo nella logica della equivalenza finale (CS.f), mentre se si desidera operare nella logica della equivalenza iniziale bisogna utilizzare il regime CIA (CIA.i). L’abbinamento CS.i (come d’altro canto lo sarebbe simmetricamente l’abbinamento CIA.f), anche se ammissibile dal punto di vista puramente algebrico, non risulta accettabile dal punto di vista finanziario, economico e contabile, in quanto richiederebbe concettualmente la disponibilità anticipata degli interessi, all’inizio del periodo di impiego e non già alla fine del periodo stesso. Nota metodologica: E’ noto che, nel caso di ammortamento di un mutuo “alla francese”, fissato il regime finanziario e definita la rata di ammortamento, la conoscenza delle quote capitali oppure dei debiti residui (dal debito iniziale, fino al debito finale nullo) permette di costruire in modo univoco il piano di ammortamento e, in particolare, le quote interessi, come differenze tra ciascuna rata e la corrispondente quota capitale. Il vantaggio concettuale di tale impostazione consiste nel fatto che la formula per il calcolo delle quote interessi non deriva da una decisione esogena (anche se giustificabile da considerazioni economico-finanziarie), ma da puri passaggi algebrici, che la rendono obiettiva e consequenziale alla scelta del regime finanziario (e, nel caso dell’adozione del regime della capitalizzazione semplice, alla scelta dell’epoca di equivalenza).

Ammortamento in capitalizzazione semplice di mutui “alla francese”: analisi e confronto dei modelli proposti o in uso

Carla Barracchini
;
2020-01-01

Abstract

Nell’evidenziare, nel caso di adozione del regime finanziario della capitalizzazione semplice, la coerenza della scelta della condizione di equivalenza finale (CS.f), operata dagli Autori del presente articolo, è d’obbligo evidenziare che taluni altri Autori (Aretusi-Mari, Fersini-Olivieri, Marcelli), pur nell’adozione di tale regime finanziario (CS), hanno proposto la scelta della condizione di equivalenza iniziale (CS.i), incoerente con i principi della Matematica Finanziaria, che, secondo la trattazione classica (rif. Varoli, Caliri), risulta essere invece coerente con il regime finanziario della capitalizzazione ad interessi anticipati (CIA.i). In altri termini, se si desidera utilizzare il regime CS, è necessario inquadrarlo nella logica della equivalenza finale (CS.f), mentre se si desidera operare nella logica della equivalenza iniziale bisogna utilizzare il regime CIA (CIA.i). L’abbinamento CS.i (come d’altro canto lo sarebbe simmetricamente l’abbinamento CIA.f), anche se ammissibile dal punto di vista puramente algebrico, non risulta accettabile dal punto di vista finanziario, economico e contabile, in quanto richiederebbe concettualmente la disponibilità anticipata degli interessi, all’inizio del periodo di impiego e non già alla fine del periodo stesso. Nota metodologica: E’ noto che, nel caso di ammortamento di un mutuo “alla francese”, fissato il regime finanziario e definita la rata di ammortamento, la conoscenza delle quote capitali oppure dei debiti residui (dal debito iniziale, fino al debito finale nullo) permette di costruire in modo univoco il piano di ammortamento e, in particolare, le quote interessi, come differenze tra ciascuna rata e la corrispondente quota capitale. Il vantaggio concettuale di tale impostazione consiste nel fatto che la formula per il calcolo delle quote interessi non deriva da una decisione esogena (anche se giustificabile da considerazioni economico-finanziarie), ma da puri passaggi algebrici, che la rendono obiettiva e consequenziale alla scelta del regime finanziario (e, nel caso dell’adozione del regime della capitalizzazione semplice, alla scelta dell’epoca di equivalenza).
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