La pandemia da Sars-Cov-2 ha messo in crisi il modello di condivisione sociale dello spazio urbano e le modalità di utilizzo anche degli spazi e degli edifici pubblici della città destinati all’emergenza: COC, Aree di Emergenza, Aree di Accoglienza, Aree di Attesa, Edifici Strategici. La probabilità della concomitanza tra l’emergenza Sars-Cov-2 in atto e un’altra delle numerose emergenze che possono verificarsi sul territorio nazionale (terremoti, fenomeni meteorologici avversi, incendi, etc) non è trascurabile. Tali fenomeni possono comportare la necessità di allontanamento e assistenza della popolazione, nonché di attivazione di Centri di coordinamento e delle strutture operative. La gestione di un evento calamitoso, anche di entità non elevata o, addirittura, di un’emergenza può essere fortemente condizionata dalle misure di sicurezza in essere per la gestione dell’emergenza Sars-Cov-2, misure che comunque devono essere mantenute (ed eventualmente rafforzate) nelle attività di risposta operativa. Tutte le misure per il contenimento Sars-Cov-2, nello specifico, prevedono di limitare le interazioni fisiche di prossimità, che si potrebbero sviluppare tra gli operatori, tra la popolazione e tra operatori e popolazione. Le aree e le strutture per l’assistenza alla popolazione, già presenti nel piano di protezione civile, dovranno essere necessariamente rimodulate e ripensate alla luce delle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie nazionali legate all’emergenza sanitaria. La ricerca che si presentata nel paper è frutto della collaborazione tra l’Università dell’Aquila e la Regione Abruzzo (Servizio Prevenzione dei Rischi di Protezione), e analizza tra le altre una tematica affrontata dal progetto “Territori Aperti” dell’Università dell’Aquila nell’ambito della ricerca sulle fragilità territoriali. L’obiettivo dello studio è quello di individuare una metodologia e di sperimentare, in alcune realtà abruzzesi, una forma innovativa di progettazione/riprogettazione degli spazi pubblici destinati all’emergenza nel rispetto delle misure anti-contagio, tenendo altresì conto degli altri aspetti e funzioni che tali aree hanno in tempi ordinari (paesaggistici, storici, culturali, urbani e naturali). Una metodologia tran-scalare, che lascia importanti prospettive di ricerca e implementazioni attraverso, per esempio, la costruzione di un database in ambiente webgis che permetta di analizzare la distribuzione dei vari sistemi di funzioni nel territorio comunale (livello prestazionale); la gerarchizzazione dei sistemi funzionali (reti e edifici); la stima dei conseguenti flussi di persone e beni sia nelle aree di emergenza che negli edifici strategici. La metodologia descritta sinteticamente in questo paper ha visto una prima applicazione, confinata alla fase di analisi territoriali, sociali, economiche e sullo stato della pianificazione di emergenza, per le aree interne ricomprese nel cratere sismico 2009 e 2016, con un focus sull’area interna della Valfino (comprendente i comuni di Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Bisenti e Arsita, nel Teramano, ed Elice, nel Pescarese), area dichiarata zona rossa a causa del Sars-Cov-2 dal Presidente della Regione Abruzzo lo scorso marzo. La pandemia in corso, infatti, ha messo in evidenza come la salute dei cittadini debba essere garantita sia da politiche sanitarie, sia attraverso progetti urbanistici, progetti in grado di integrare all’interno dei temi tradizionali dell’ingegneria e della pianificazione urbanistica, oltre ai temi ambientali e sociali che ormai ne costituiscono parte integrante, anche il tema salute che è stato, in passato, il fondamento dell’ingegneria urbana.

Spazi urbani, aree interne e pianificazione urbana e di protezione civile al tempo del SARS-CoV-2.

Di Ludovico Donato;
2020-01-01

Abstract

La pandemia da Sars-Cov-2 ha messo in crisi il modello di condivisione sociale dello spazio urbano e le modalità di utilizzo anche degli spazi e degli edifici pubblici della città destinati all’emergenza: COC, Aree di Emergenza, Aree di Accoglienza, Aree di Attesa, Edifici Strategici. La probabilità della concomitanza tra l’emergenza Sars-Cov-2 in atto e un’altra delle numerose emergenze che possono verificarsi sul territorio nazionale (terremoti, fenomeni meteorologici avversi, incendi, etc) non è trascurabile. Tali fenomeni possono comportare la necessità di allontanamento e assistenza della popolazione, nonché di attivazione di Centri di coordinamento e delle strutture operative. La gestione di un evento calamitoso, anche di entità non elevata o, addirittura, di un’emergenza può essere fortemente condizionata dalle misure di sicurezza in essere per la gestione dell’emergenza Sars-Cov-2, misure che comunque devono essere mantenute (ed eventualmente rafforzate) nelle attività di risposta operativa. Tutte le misure per il contenimento Sars-Cov-2, nello specifico, prevedono di limitare le interazioni fisiche di prossimità, che si potrebbero sviluppare tra gli operatori, tra la popolazione e tra operatori e popolazione. Le aree e le strutture per l’assistenza alla popolazione, già presenti nel piano di protezione civile, dovranno essere necessariamente rimodulate e ripensate alla luce delle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie nazionali legate all’emergenza sanitaria. La ricerca che si presentata nel paper è frutto della collaborazione tra l’Università dell’Aquila e la Regione Abruzzo (Servizio Prevenzione dei Rischi di Protezione), e analizza tra le altre una tematica affrontata dal progetto “Territori Aperti” dell’Università dell’Aquila nell’ambito della ricerca sulle fragilità territoriali. L’obiettivo dello studio è quello di individuare una metodologia e di sperimentare, in alcune realtà abruzzesi, una forma innovativa di progettazione/riprogettazione degli spazi pubblici destinati all’emergenza nel rispetto delle misure anti-contagio, tenendo altresì conto degli altri aspetti e funzioni che tali aree hanno in tempi ordinari (paesaggistici, storici, culturali, urbani e naturali). Una metodologia tran-scalare, che lascia importanti prospettive di ricerca e implementazioni attraverso, per esempio, la costruzione di un database in ambiente webgis che permetta di analizzare la distribuzione dei vari sistemi di funzioni nel territorio comunale (livello prestazionale); la gerarchizzazione dei sistemi funzionali (reti e edifici); la stima dei conseguenti flussi di persone e beni sia nelle aree di emergenza che negli edifici strategici. La metodologia descritta sinteticamente in questo paper ha visto una prima applicazione, confinata alla fase di analisi territoriali, sociali, economiche e sullo stato della pianificazione di emergenza, per le aree interne ricomprese nel cratere sismico 2009 e 2016, con un focus sull’area interna della Valfino (comprendente i comuni di Castiglione Messer Raimondo, Castilenti, Montefino, Bisenti e Arsita, nel Teramano, ed Elice, nel Pescarese), area dichiarata zona rossa a causa del Sars-Cov-2 dal Presidente della Regione Abruzzo lo scorso marzo. La pandemia in corso, infatti, ha messo in evidenza come la salute dei cittadini debba essere garantita sia da politiche sanitarie, sia attraverso progetti urbanistici, progetti in grado di integrare all’interno dei temi tradizionali dell’ingegneria e della pianificazione urbanistica, oltre ai temi ambientali e sociali che ormai ne costituiscono parte integrante, anche il tema salute che è stato, in passato, il fondamento dell’ingegneria urbana.
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