Nel clima di crescente attenzione ai temi della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile, la consistente domanda di mobilità di persone e merci su strada rende rilevante il problema dell’impatto del trasporto sull’ambiente, la società e l’economia. In particolare, per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, il settore è responsabile in Italia del 43,4% e del 20% del totale delle emissioni di ossidi di azoto e di monossido di carbonio rispettivamente. Se consideriamo l’impatto sulle aree urbane, al contributo dannoso delle emissioni vanno sommati gli impatti diretti sul sistema respiratorio, l’inquinamento acustico, l’aumento dei costi di trasporto per congestione da traffico, il consumo di suolo, i danni al patrimonio culturale e l’incidentalità. Alla luce degli obiettivi comunitari riguardanti il cambiamento climatico, la qualità della vita e il risparmio energetico, negli ultimi anni la Commissione Europea ha fortemente promosso l’adozione dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, recepiti dalla programmazione nazionale italiana con il Decreto Legge n. 257 del 16 dicembre 2016 e con la successiva adozione delle Linee Guida del Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 397 del 4 agosto 2017. Il PUMS viene dunque presentato come nuovo strumento strategico per la pianificazione della mobilità che, basandosi sull’equilibrio e sull’integrazione di tutte le modalità di trasporto, introduce le tematiche della sostenibilità sociale, ambientale ed economica e della partecipazione attiva della cittadinanza e dei portatori di interesse nella programmazione delle azioni urbane. In particolare, assume un’importanza fondamentale l’attenzione al tema della riduzione del traffico veicolare urbano (generato dall’utilizzo prevalente delle automobili private), allo scopo di contrastare gli impatti negativi dell’inquinamento atmosferico e acustico e di migliorare le condizioni di vivibilità e accessibilità della città. Attraverso azioni di sistema sulla rete e sui mezzi del trasporto cittadino, come l’adeguamento dei veicoli e delle modalità, il potenziamento del trasporto pubblico locale (TPL), il passaggio a veicoli a basse emissioni e l’incentivazione degli spostamenti a piedi o in bici, è possibile lasciare alla mobilità cittadina la caratteristica di elemento determinante per la vitalità e la competitività della città, garantendo però ai cittadini il diritto alla fruizione di beni e servizi e, contemporaneamente, il rispetto della qualità ambientale e urbana. A questo scopo, da anni ormai le città europee mettono in atto politiche a sostegno della mobilità dolce (o lenta), modalità che comprende tutte le forme di spostamento che non implicano l’uso di mezzi a carburante ma che fanno ricorso solo all’energia umana, come gli spostamenti pedonali e in bicicletta, oltre che tutti gli altri sistemi a “impatto zero” (pattini a rotelle, skateboard, monopattini etc.…). Tale scelta deriva dall’intuizione che l’incremento nell’uso di forme di spostamento cosiddetto lento possa portare anche ad un potenziamento di altri sistemi di mobilità sostenibile (ad esempio il TPL), riducendo l’utilizzo delle automobili private per piccoli tragitti e spostamenti legati al tempo libero. Tuttavia, per garantire che avvenga un cambiamento duraturo nelle abitudini e nelle scelte dei cittadini in materia di mobilità urbana, è necessario che l’incentivazione di tali modalità dolci sia accompagnata dalla creazione di una rete di infrastrutture e attrezzature dedicate, efficiente ed integrata con gli altri sistemi di trasporto, affiancata da azioni di rigenerazione urbana e di recupero del suolo. Il presente contributo descrive parte del lavoro di ricerca in tema di “conoscenze e modelli per la pianificazione dei trasporti e della mobilità sostenibile” svolto dal Centro interdipartimentale di Trasporti e Mobilità Sostenibile (CITraMS) dell’Università degli Studi dell’Aquila – che si è occupato del supporto tecnico-scientifico per la predisposizione del PUMS del Comune di Teramo – illustrando le analisi sul contesto e le riflessioni circa le possibilità di potenziamento delle reti cittadine per la mobilità dolce in ambito urbano, facendo particolare riferimento ai percorsi ciclopedonali.

Piano Urbano della Mobilità Sostenibile e reti ciclopedonali cittadine per il benessere ambientale e l’inclusione sociale.

Di Ludovico Donato
2020-01-01

Abstract

Nel clima di crescente attenzione ai temi della sostenibilità e dello sviluppo sostenibile, la consistente domanda di mobilità di persone e merci su strada rende rilevante il problema dell’impatto del trasporto sull’ambiente, la società e l’economia. In particolare, per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, il settore è responsabile in Italia del 43,4% e del 20% del totale delle emissioni di ossidi di azoto e di monossido di carbonio rispettivamente. Se consideriamo l’impatto sulle aree urbane, al contributo dannoso delle emissioni vanno sommati gli impatti diretti sul sistema respiratorio, l’inquinamento acustico, l’aumento dei costi di trasporto per congestione da traffico, il consumo di suolo, i danni al patrimonio culturale e l’incidentalità. Alla luce degli obiettivi comunitari riguardanti il cambiamento climatico, la qualità della vita e il risparmio energetico, negli ultimi anni la Commissione Europea ha fortemente promosso l’adozione dei Piani Urbani della Mobilità Sostenibile, recepiti dalla programmazione nazionale italiana con il Decreto Legge n. 257 del 16 dicembre 2016 e con la successiva adozione delle Linee Guida del Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 397 del 4 agosto 2017. Il PUMS viene dunque presentato come nuovo strumento strategico per la pianificazione della mobilità che, basandosi sull’equilibrio e sull’integrazione di tutte le modalità di trasporto, introduce le tematiche della sostenibilità sociale, ambientale ed economica e della partecipazione attiva della cittadinanza e dei portatori di interesse nella programmazione delle azioni urbane. In particolare, assume un’importanza fondamentale l’attenzione al tema della riduzione del traffico veicolare urbano (generato dall’utilizzo prevalente delle automobili private), allo scopo di contrastare gli impatti negativi dell’inquinamento atmosferico e acustico e di migliorare le condizioni di vivibilità e accessibilità della città. Attraverso azioni di sistema sulla rete e sui mezzi del trasporto cittadino, come l’adeguamento dei veicoli e delle modalità, il potenziamento del trasporto pubblico locale (TPL), il passaggio a veicoli a basse emissioni e l’incentivazione degli spostamenti a piedi o in bici, è possibile lasciare alla mobilità cittadina la caratteristica di elemento determinante per la vitalità e la competitività della città, garantendo però ai cittadini il diritto alla fruizione di beni e servizi e, contemporaneamente, il rispetto della qualità ambientale e urbana. A questo scopo, da anni ormai le città europee mettono in atto politiche a sostegno della mobilità dolce (o lenta), modalità che comprende tutte le forme di spostamento che non implicano l’uso di mezzi a carburante ma che fanno ricorso solo all’energia umana, come gli spostamenti pedonali e in bicicletta, oltre che tutti gli altri sistemi a “impatto zero” (pattini a rotelle, skateboard, monopattini etc.…). Tale scelta deriva dall’intuizione che l’incremento nell’uso di forme di spostamento cosiddetto lento possa portare anche ad un potenziamento di altri sistemi di mobilità sostenibile (ad esempio il TPL), riducendo l’utilizzo delle automobili private per piccoli tragitti e spostamenti legati al tempo libero. Tuttavia, per garantire che avvenga un cambiamento duraturo nelle abitudini e nelle scelte dei cittadini in materia di mobilità urbana, è necessario che l’incentivazione di tali modalità dolci sia accompagnata dalla creazione di una rete di infrastrutture e attrezzature dedicate, efficiente ed integrata con gli altri sistemi di trasporto, affiancata da azioni di rigenerazione urbana e di recupero del suolo. Il presente contributo descrive parte del lavoro di ricerca in tema di “conoscenze e modelli per la pianificazione dei trasporti e della mobilità sostenibile” svolto dal Centro interdipartimentale di Trasporti e Mobilità Sostenibile (CITraMS) dell’Università degli Studi dell’Aquila – che si è occupato del supporto tecnico-scientifico per la predisposizione del PUMS del Comune di Teramo – illustrando le analisi sul contesto e le riflessioni circa le possibilità di potenziamento delle reti cittadine per la mobilità dolce in ambito urbano, facendo particolare riferimento ai percorsi ciclopedonali.
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