Nella prevenzione del rischio un aspetto che merita la massima attenzione, nonché studio e riflessione, da parte della comunità scientifica e delle istituzioni è la preparazione delle comunità al rischio. Oggi e più che mai rispetto al passato, a fronte dell’intensificarsi di eventi disastrosi, lavorare su questo tema in termini di metodi, strategie e pratiche, (coinvolgendo diversi attori, e in primis le comunità stesse), è una priorità a cui dedicare tempo e risorse. Tale riflessione nasce dalla constatazione che l’entità dei danni occorsi al manifestarsi dei recenti disastri ambientali di cui in tutto il mondo si ha esperienza, anche nel recente passato, sarebbe potuta essere ridotta, soprattutto in termini di vite umane, se i cittadini avessero messo in pratica misure di auto protezione. Le misure di auto protezione possono essere definite come un ampio ventaglio di azioni, da compiersi a livello individuale e collettivo, prima, durante e dopo il manifestarsi di un evento disastroso. Perché possano essere messe in atto è necessario che vengano prima di tutto apprese, che se ne riconosca il valore, e infine metabolizzate, fatte proprie. Trattasi di un processo di apprendimento complesso e dinamico che interessa tutte le fasce d’età della popolazione, dai bambini ai più anziani, a cui si deve insegnare come mettersi in salvo in caso di alluvione, terremoto, incendio, tsunami, etc. Per questo motivo non è possibile definire un percorso o metodo di apprendimento univoco, giacché sono molteplici le strade e le strategie attuabili in tal senso. Ad ogni modo se l’obiettivo finale è acquisire uno specifico “saper fare” il punto di partenza deve essere sempre la conoscenza del rischio che si deve affrontare: fondamentali a tale scopo sono la conoscenza del territorio in cui si vive, si lavora o che si visita, e la consapevolezza dei rischi che vi insistono. La popolazione va, dunque, adeguatamente informata, su come affrontare il rischio prima, durante e dopo il manifestarsi dello stesso, selezionando con accuratezza il tipo di informazioni e le modalità di comunicazione. Non una semplice distribuzione di informazioni: semmai è auspicabile che la comunicazione del rischio passi attraverso il coinvolgimento della popolazione secondo un approccio partecipativo da cui emergano anche importanti feedback, ovvero informazioni e conoscenze che i singoli possono condividere con la comunità. Occasioni in cui è possibile trasmettere conoscenza, sviluppare e approfondire le tematiche del rischio, e favorirne l’accrescimento del livello di consapevolezza e responsabilità sono, ad esempio: la divulgazione del Piani di Protezione Civile, la partecipazione attiva in laboratori di città che ricorrono alla giocosimulazione, e l'organizzazione di eventi a tema che hanno l'obiettivo di coinvolgere le comunità, richiamando la loro attenzione e stimolando la riflessione sul "problema rischio".

Strumenti di supporto a territori fragili e vulnerabili: dalla giocosimulazione al Piano di Protezione Civile

Paola Rizzi;
2017-01-01

Abstract

Nella prevenzione del rischio un aspetto che merita la massima attenzione, nonché studio e riflessione, da parte della comunità scientifica e delle istituzioni è la preparazione delle comunità al rischio. Oggi e più che mai rispetto al passato, a fronte dell’intensificarsi di eventi disastrosi, lavorare su questo tema in termini di metodi, strategie e pratiche, (coinvolgendo diversi attori, e in primis le comunità stesse), è una priorità a cui dedicare tempo e risorse. Tale riflessione nasce dalla constatazione che l’entità dei danni occorsi al manifestarsi dei recenti disastri ambientali di cui in tutto il mondo si ha esperienza, anche nel recente passato, sarebbe potuta essere ridotta, soprattutto in termini di vite umane, se i cittadini avessero messo in pratica misure di auto protezione. Le misure di auto protezione possono essere definite come un ampio ventaglio di azioni, da compiersi a livello individuale e collettivo, prima, durante e dopo il manifestarsi di un evento disastroso. Perché possano essere messe in atto è necessario che vengano prima di tutto apprese, che se ne riconosca il valore, e infine metabolizzate, fatte proprie. Trattasi di un processo di apprendimento complesso e dinamico che interessa tutte le fasce d’età della popolazione, dai bambini ai più anziani, a cui si deve insegnare come mettersi in salvo in caso di alluvione, terremoto, incendio, tsunami, etc. Per questo motivo non è possibile definire un percorso o metodo di apprendimento univoco, giacché sono molteplici le strade e le strategie attuabili in tal senso. Ad ogni modo se l’obiettivo finale è acquisire uno specifico “saper fare” il punto di partenza deve essere sempre la conoscenza del rischio che si deve affrontare: fondamentali a tale scopo sono la conoscenza del territorio in cui si vive, si lavora o che si visita, e la consapevolezza dei rischi che vi insistono. La popolazione va, dunque, adeguatamente informata, su come affrontare il rischio prima, durante e dopo il manifestarsi dello stesso, selezionando con accuratezza il tipo di informazioni e le modalità di comunicazione. Non una semplice distribuzione di informazioni: semmai è auspicabile che la comunicazione del rischio passi attraverso il coinvolgimento della popolazione secondo un approccio partecipativo da cui emergano anche importanti feedback, ovvero informazioni e conoscenze che i singoli possono condividere con la comunità. Occasioni in cui è possibile trasmettere conoscenza, sviluppare e approfondire le tematiche del rischio, e favorirne l’accrescimento del livello di consapevolezza e responsabilità sono, ad esempio: la divulgazione del Piani di Protezione Civile, la partecipazione attiva in laboratori di città che ricorrono alla giocosimulazione, e l'organizzazione di eventi a tema che hanno l'obiettivo di coinvolgere le comunità, richiamando la loro attenzione e stimolando la riflessione sul "problema rischio".
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11697/161354
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