Le valanghe consistono in masse di neve in rapida discesa su pendii ripidi e costituiscono un grave pericolo naturale nella maggior parte delle aree montane innevate del mondo. Esse rappresentano uno dei processi più significativi negli ambienti montani in quanto contribuiscono dinamicamente all’evoluzione del paesaggio alpino incrementando la velocità dei processi geomorfologici, impattando sulla foresta e mettendo a rischio popolazione ed infrastrutture. La popolarità degli sport invernali e l’incremento del turismo di montagna registrata nel periodo COVID hanno portato ad una maggiore esposizione sociale alle valanghe e ad un numero crescente di vittime a causa dell'azione diretta di questo fenomeno. Utilizzando gli ormai famosi software dedicati all’osservazione della Terra basati su immagini telerilevate, è stato eseguito un rilevamento speditivo delle tracce, delle forme e dei depositi caratteristici di movimenti nevosi in massa (valanghe, colate detritiche nivali e fluvio-nivali) avvenuti nel passato geologicamente recente sul fronte meridionale della catena del Gran Sasso. Come area campione, è stata scelta la fascia compresa tra il Valico delle Capannelle e Valle Fredda, a est di Fonte Cerreto: zona diffusamente frequentata per tutto il periodo invernale e primaverile, sia per attività sportiva che per semplice transito verso le zone turistiche. Sono state rilevate e cartografate 85 tracce di valanghe (avvenute nel periodo compreso tra il 2007 ed il 2017) e riconosciuti i principali corpi sedimentari fluvio-nivali caratteristici di depositi tipo mass-flow a matrice nevosa densa, i quali testimoniano la massima estensione raggiunta dai corpi di valanga più antichi. Sono stati distinti due casi limite di eventi: a) valanghe dense (wet snow avalanches), dove la dinamica di flusso è dominata dal moto delle particelle di ghiaccio; e b) valanghe polverose (powder snow avalanches), con velocità maggiori, fronte valanghivo più ampio e dinamica dominata dalle turbolenze dell'aria che sostiene le particelle di neve. I dati raccolti indicano come anche versanti con pendenze modeste (30-40%), siano potenzialmente in grado di produrre valanghe di grandi dimensioni quando l’accumulo di neve abbia lo spessore e le caratteristiche opportune. Le tracce lasciate sulla vegetazione indicano che questi fenomeni, possono propagarsi su fronti molto larghi e a considerevoli distanze. L’analisi geomorfologica, aerofotogrammetrica e cartografica delle tracce degli eventi di valanga sulla copertura vegetale e sul terreno, permette di definire le aree percorse dalle valanghe, contribuendo così a valutarne la pericolosità, anche quando l’informazione storica non sia disponibile.

CARTOGRAFIA DELLE TRACCE DI VALANGA SUL VERSANTE MERIDIONALE DELLE MALACOSTE (CATENA DEL GRAN SASSO, ABRUZZO) AVALANCHE TRAILS DETECTION ON THE SOUTHERN HILLSIDE OF THE MALACOSTE RIDGE (GRAN SASSO RANGE, ABRUZZO)

Ferrini G.;Moretti A.;Ursini E.
In corso di stampa

Abstract

Le valanghe consistono in masse di neve in rapida discesa su pendii ripidi e costituiscono un grave pericolo naturale nella maggior parte delle aree montane innevate del mondo. Esse rappresentano uno dei processi più significativi negli ambienti montani in quanto contribuiscono dinamicamente all’evoluzione del paesaggio alpino incrementando la velocità dei processi geomorfologici, impattando sulla foresta e mettendo a rischio popolazione ed infrastrutture. La popolarità degli sport invernali e l’incremento del turismo di montagna registrata nel periodo COVID hanno portato ad una maggiore esposizione sociale alle valanghe e ad un numero crescente di vittime a causa dell'azione diretta di questo fenomeno. Utilizzando gli ormai famosi software dedicati all’osservazione della Terra basati su immagini telerilevate, è stato eseguito un rilevamento speditivo delle tracce, delle forme e dei depositi caratteristici di movimenti nevosi in massa (valanghe, colate detritiche nivali e fluvio-nivali) avvenuti nel passato geologicamente recente sul fronte meridionale della catena del Gran Sasso. Come area campione, è stata scelta la fascia compresa tra il Valico delle Capannelle e Valle Fredda, a est di Fonte Cerreto: zona diffusamente frequentata per tutto il periodo invernale e primaverile, sia per attività sportiva che per semplice transito verso le zone turistiche. Sono state rilevate e cartografate 85 tracce di valanghe (avvenute nel periodo compreso tra il 2007 ed il 2017) e riconosciuti i principali corpi sedimentari fluvio-nivali caratteristici di depositi tipo mass-flow a matrice nevosa densa, i quali testimoniano la massima estensione raggiunta dai corpi di valanga più antichi. Sono stati distinti due casi limite di eventi: a) valanghe dense (wet snow avalanches), dove la dinamica di flusso è dominata dal moto delle particelle di ghiaccio; e b) valanghe polverose (powder snow avalanches), con velocità maggiori, fronte valanghivo più ampio e dinamica dominata dalle turbolenze dell'aria che sostiene le particelle di neve. I dati raccolti indicano come anche versanti con pendenze modeste (30-40%), siano potenzialmente in grado di produrre valanghe di grandi dimensioni quando l’accumulo di neve abbia lo spessore e le caratteristiche opportune. Le tracce lasciate sulla vegetazione indicano che questi fenomeni, possono propagarsi su fronti molto larghi e a considerevoli distanze. L’analisi geomorfologica, aerofotogrammetrica e cartografica delle tracce degli eventi di valanga sulla copertura vegetale e sul terreno, permette di definire le aree percorse dalle valanghe, contribuendo così a valutarne la pericolosità, anche quando l’informazione storica non sia disponibile.
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