Il 6 aprile 2009 la città dell’Aquila è stata colpita da un terremoto disastroso. Situato al margine dell’area interessata dal sisma, il borgo di Castelnuovo ha riportato ampie distruzioni. L’indagine parte da qui, dal rilevamento etnografico degli sconvolgimenti portati dal terremoto nella festa patronale, che si trasforma in un’occasione cerimoniale per l’ostentazione delle virtù carismatico-taumatugiche di un sindaco di una cittadina lombarda, Segrate, venuto un quel borgo per portare la sua opera di beneficenza, un centro polifunzionale costruito attraverso delle donazioni. Interpretando dati documentari per mezzo di una serie di nozioni basilari dell’antropologia economica quali quelle di “dono” e di “reciprocità”; e attraverso il concetto weberiano di “carisma” e quello blochiano di “potere taumaturgico”, si evidenzia come le politiche di ripristino dei luoghi tendono a secernere in varia misura un sottoprodotto oscuro in cui speculazione economica e autoritarismo politico si dipanano in una catena del tipo aiuto-dono-miracolo-profitto. In tal senso è proprio la possibilità di istituire una narrazione miracolosa del dono, che costituisce il medium propagandistico in grado di trattare l’aiuto originario trasformandolo in veicolo di profitto simbolico e/o materiale. Il ricorso alla retorica miracolistica consente di rappresentare l’opera, non più come l’esito di un aiuto circostanziato tanto in termini di utilità parziale quanto di reciprocità tra donante e ricevente, ma come evento meraviglioso, sensazionalisticamente dilatato a soluzione superlativa e orientata unicamente e totalmente al bene del ricevente. In tal senso la grazia del dono miracoloso rivela il suo lato oscuro proprio allorché si dispone come premessa di legittimazione etica di una pratica unidirezionale che riduce il miracolato a polo totalmente passivo di una relazione di potere. Per questa via il miracolato, nella minaccia dello stigma dell’ingratitudine, non può fare altro che ringraziare l’autorità, sacralizzandola.

Aid and miracles around L’Aquila’s earthquake On April 6, 2009 L'Aquila and its surroundings were hit by a disastrous earthquake. An ethnographic observation of a traditional feast day in a rural village - and of the exceptional elements conveyed by the disaster - has highlighted how humanitarian aid may contain codes of political propaganda that leverage the thaumaturgical rhetoric of miraculous healing.

Aiuti e miracoli ai margini del terremoto dell’Aquila

CICCOZZI, ANTONELLO
2010-01-01

Abstract

Aid and miracles around L’Aquila’s earthquake On April 6, 2009 L'Aquila and its surroundings were hit by a disastrous earthquake. An ethnographic observation of a traditional feast day in a rural village - and of the exceptional elements conveyed by the disaster - has highlighted how humanitarian aid may contain codes of political propaganda that leverage the thaumaturgical rhetoric of miraculous healing.
2010
Il 6 aprile 2009 la città dell’Aquila è stata colpita da un terremoto disastroso. Situato al margine dell’area interessata dal sisma, il borgo di Castelnuovo ha riportato ampie distruzioni. L’indagine parte da qui, dal rilevamento etnografico degli sconvolgimenti portati dal terremoto nella festa patronale, che si trasforma in un’occasione cerimoniale per l’ostentazione delle virtù carismatico-taumatugiche di un sindaco di una cittadina lombarda, Segrate, venuto un quel borgo per portare la sua opera di beneficenza, un centro polifunzionale costruito attraverso delle donazioni. Interpretando dati documentari per mezzo di una serie di nozioni basilari dell’antropologia economica quali quelle di “dono” e di “reciprocità”; e attraverso il concetto weberiano di “carisma” e quello blochiano di “potere taumaturgico”, si evidenzia come le politiche di ripristino dei luoghi tendono a secernere in varia misura un sottoprodotto oscuro in cui speculazione economica e autoritarismo politico si dipanano in una catena del tipo aiuto-dono-miracolo-profitto. In tal senso è proprio la possibilità di istituire una narrazione miracolosa del dono, che costituisce il medium propagandistico in grado di trattare l’aiuto originario trasformandolo in veicolo di profitto simbolico e/o materiale. Il ricorso alla retorica miracolistica consente di rappresentare l’opera, non più come l’esito di un aiuto circostanziato tanto in termini di utilità parziale quanto di reciprocità tra donante e ricevente, ma come evento meraviglioso, sensazionalisticamente dilatato a soluzione superlativa e orientata unicamente e totalmente al bene del ricevente. In tal senso la grazia del dono miracoloso rivela il suo lato oscuro proprio allorché si dispone come premessa di legittimazione etica di una pratica unidirezionale che riduce il miracolato a polo totalmente passivo di una relazione di potere. Per questa via il miracolato, nella minaccia dello stigma dell’ingratitudine, non può fare altro che ringraziare l’autorità, sacralizzandola.
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