Il saggio, scritto da Claudio Varagnoli, indaga il rapporto fra architettura contemporanea e patrimonio edificato esistente attraverso l’analisi critica di tre interventi su architetture antiche realizzati nel Lazio Meridionale da MCM, gruppo di progettazione di fa parte Renato Morganti. Delle modalità di dialogo tra antico e nuovo che contemplano la sostanziale indifferenza, il rapporto mimetico e l’opposizione programmatica nei materiali e nelle forme gli autori non mancano di approfondirle tutte ponendo con forza al centro del progetto la questione del riuso. Per questo non operano una selezione all’interno del contesto edificato tra fasi originarie e aggiunte, non postulano la conservazione assoluta dell’esistente, non creano cesure all’interno del testo antico pur mantenendo la distinguibilità del progetto moderno, ma puntano a materializzare il sistema di relazioni poste in essere concentrandosi sul tema progettuale del percorso. Nei tre interventi illustrati - un castello, un convento, un opificio - agli elementi resistenti delle scale, delle passerelle come pure delle coperture si dà evidenza attraverso una scelta materica ricorrente - l’acciaio - la cui l’alterità è accentuata attraverso l’impiego diffuso della tecnica della sospensione diretta che ben ne mette in luce le potenzialità. Il radicamento nella tradizione italiana del recupero si coglie anche nel design del componente edilizio il cui “sdoppiamento” vuole essere un omaggio a certe soluzioni di dettaglio di Carlo Scarpa; l’attenzione alle sollecitazioni provenienti dal continente europeo, diversamente, si ritrova negli elementi a scala dell’edificio.

In: Varagnoli C, Tre interventi di riuso nel Lazio

MORGANTI, RENATO TEOFILO GIUSEPPE
2004-01-01

Abstract

Il saggio, scritto da Claudio Varagnoli, indaga il rapporto fra architettura contemporanea e patrimonio edificato esistente attraverso l’analisi critica di tre interventi su architetture antiche realizzati nel Lazio Meridionale da MCM, gruppo di progettazione di fa parte Renato Morganti. Delle modalità di dialogo tra antico e nuovo che contemplano la sostanziale indifferenza, il rapporto mimetico e l’opposizione programmatica nei materiali e nelle forme gli autori non mancano di approfondirle tutte ponendo con forza al centro del progetto la questione del riuso. Per questo non operano una selezione all’interno del contesto edificato tra fasi originarie e aggiunte, non postulano la conservazione assoluta dell’esistente, non creano cesure all’interno del testo antico pur mantenendo la distinguibilità del progetto moderno, ma puntano a materializzare il sistema di relazioni poste in essere concentrandosi sul tema progettuale del percorso. Nei tre interventi illustrati - un castello, un convento, un opificio - agli elementi resistenti delle scale, delle passerelle come pure delle coperture si dà evidenza attraverso una scelta materica ricorrente - l’acciaio - la cui l’alterità è accentuata attraverso l’impiego diffuso della tecnica della sospensione diretta che ben ne mette in luce le potenzialità. Il radicamento nella tradizione italiana del recupero si coglie anche nel design del componente edilizio il cui “sdoppiamento” vuole essere un omaggio a certe soluzioni di dettaglio di Carlo Scarpa; l’attenzione alle sollecitazioni provenienti dal continente europeo, diversamente, si ritrova negli elementi a scala dell’edificio.
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