Negli ultimi anni, dopo un periodo di stasi, hanno trovato nuovo impulso gli studi sulle comunità che abitarono il distretto della conca aquilana prima della conquista romana: i Vestini. La necropoli di Bazzano e diversi nuclei sepolcrali minori hanno avuto una completa edizione, contesti funerari già noti sono stati oggetto di revisioni sostanziali e altri di pubblicazioni preliminari ma di grande interesse, stimolando così l’avvio di una serie di riflessioni sulla cultura locale e in particolare su alcuni suoi aspetti specifici, come quelli legati alle strategie di autorappresentazione funeraria e alle dinamiche di popolamento. Il mio interesse per il contesto aquilano, soprattutto in una prospettiva di confronto con l’ambiente etrusco e più in generale medio-tirrenico, risale ormai ad alcuni anni fa, in coincidenza con l’avvio di una collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila. Ma l’occasione che mi ha permesso di addentrarmi, inizialmente da ‘novizio’, nella complessità della ricostruzione storica di questo comparto territoriale è stato l’incontro, personale e professionale (e almeno in parte ben più risalente su fronti diversi) con due tra i principali protagonisti dell’archeologia abruzzese preromana: Vincenzo d’Ercole e Valeria Acconcia. Il primo mi ha coinvolto e accolto in una nuova impresa fossana, che ha visto la ripresa nel 2019 degli scavi nella necropoli (esperienza condivisa con tanti studenti e giovani colleghi) e la riapertura dell’area archeologica, caparbiamente perseguita, pur tra tutte le difficoltà contingenti, insieme al Comune e alla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo. A Valeria Acconcia sono invece debitore di una moltitudine di spunti di riflessione e di analisi, frutto di un continuo scambio di opinioni e di idee, nell’ambito di un rapporto di amicizia cementato dai tanti progetti di ricerca sul campo, da Veio a Populonia, condivisi nell’ultimo ventennio. Questo volume si pone dunque l’obiettivo di offrire una sintesi complessiva dei dati noti ad oggi che possa costituire, ci si augura, un punto di partenza per una nuova stagione di ricerche sul campo mirate soprattutto a colmare quelle lacune, relative ad esempio ai contesti di abitato, che impediscono ancora oggi una ricostruzione finalmente organica e articolata delle società dell’Abruzzo preromano. Tale auspicio nasce dalla convinzione, maturata soprattutto nel ruolo di funzionario archeologo di Soprintendenza, che la nostra disciplina non debba mai perdere di vista la sua funzione sociale e debba sapersi calare nella realtà dei diversi territori a presidio di quell’eredità culturale che la Convenzione di Faro, finalmente ratificata dalla nostra Repubblica, ha efficacemente tratteggiato

Riflessi tirrenici a Fossa e nella conca aquilana. Tra Abruzzo ed Etruria dall‘età del Ferro all‘Arcaismo

Milletti M
2022-01-01

Abstract

Negli ultimi anni, dopo un periodo di stasi, hanno trovato nuovo impulso gli studi sulle comunità che abitarono il distretto della conca aquilana prima della conquista romana: i Vestini. La necropoli di Bazzano e diversi nuclei sepolcrali minori hanno avuto una completa edizione, contesti funerari già noti sono stati oggetto di revisioni sostanziali e altri di pubblicazioni preliminari ma di grande interesse, stimolando così l’avvio di una serie di riflessioni sulla cultura locale e in particolare su alcuni suoi aspetti specifici, come quelli legati alle strategie di autorappresentazione funeraria e alle dinamiche di popolamento. Il mio interesse per il contesto aquilano, soprattutto in una prospettiva di confronto con l’ambiente etrusco e più in generale medio-tirrenico, risale ormai ad alcuni anni fa, in coincidenza con l’avvio di una collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila. Ma l’occasione che mi ha permesso di addentrarmi, inizialmente da ‘novizio’, nella complessità della ricostruzione storica di questo comparto territoriale è stato l’incontro, personale e professionale (e almeno in parte ben più risalente su fronti diversi) con due tra i principali protagonisti dell’archeologia abruzzese preromana: Vincenzo d’Ercole e Valeria Acconcia. Il primo mi ha coinvolto e accolto in una nuova impresa fossana, che ha visto la ripresa nel 2019 degli scavi nella necropoli (esperienza condivisa con tanti studenti e giovani colleghi) e la riapertura dell’area archeologica, caparbiamente perseguita, pur tra tutte le difficoltà contingenti, insieme al Comune e alla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di L’Aquila e Teramo. A Valeria Acconcia sono invece debitore di una moltitudine di spunti di riflessione e di analisi, frutto di un continuo scambio di opinioni e di idee, nell’ambito di un rapporto di amicizia cementato dai tanti progetti di ricerca sul campo, da Veio a Populonia, condivisi nell’ultimo ventennio. Questo volume si pone dunque l’obiettivo di offrire una sintesi complessiva dei dati noti ad oggi che possa costituire, ci si augura, un punto di partenza per una nuova stagione di ricerche sul campo mirate soprattutto a colmare quelle lacune, relative ad esempio ai contesti di abitato, che impediscono ancora oggi una ricostruzione finalmente organica e articolata delle società dell’Abruzzo preromano. Tale auspicio nasce dalla convinzione, maturata soprattutto nel ruolo di funzionario archeologo di Soprintendenza, che la nostra disciplina non debba mai perdere di vista la sua funzione sociale e debba sapersi calare nella realtà dei diversi territori a presidio di quell’eredità culturale che la Convenzione di Faro, finalmente ratificata dalla nostra Repubblica, ha efficacemente tratteggiato
2022
978-3-7749-4340-7
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