L’ampliamento sempre più estensivo del patrimonio culturale implica diverse criticità, che vanno dalla scarsa comprensione dei motivi della tutela alle questioni concrete di restauro (spesso fraintese o ignorate); queste ultime vengono spesso surrogate da divagazioni di natura socioeconomica, indirizzate alla riappropriazione del bene, e da una pluralità di tecnicismi nella sostanza indifferenti agli oggetti a cui si rivolgono. Se in taluni casi l’inclusione dei valori intangibili può aver prodotto una maggiore sensibilizzazione e costituito un espediente per la valorizzazione, l’insistenza sulle componenti immateriali del patrimonio ha contribuito a far trascurare la ‘materia’ del restauro e gli aspetti concreti della conservazione. Attraverso alcuni esempi si vuole riflettere sulle possibili strategie per la conservazione di beni architettonici e ambientali difficilmente percepiti come ‘monumentali’, il cui banale utilizzo pratico comporta tuttavia travisamenti e inconsapevolezza del loro valore testimoniale con conseguenti danni materiali. Nei contesti danneggiati da eventi catastrofici, le attenzioni verso il patrimonio risultano spesso motivate da necessità pratiche (recupero della funzionalità) o emotive (ripristino dell’immagine); al contrario, i casi studio del cimitero dell’Aquila e del complesso dell’ex-ospedale psichiatrico presso Santa Maria di Collemaggio offrono l’opportunità di riflettere sul nesso tra la conoscenza e le modalità di conservazione di luoghi finora ignorati e trascurati. In questi casi il riconoscimento dell’interesse culturale non trova riscontro in adeguate cure conservative e in opportune modalità di fruizione, ma rischia piuttosto di amplificare gli effetti deleteri derivanti da usi e manutenzioni inadeguate o da azioni speculative rivolte a un patrimonio considerato solo nella sua valenza immobiliare o per la sua potenzialità economica legata alla possibile attrattività turistica.

Patrimonio architettonico e patrimonializzazione: quali strumenti per la conservazione? Riflessioni dopo il sisma dell’Aquila: i casi studio del cimitero monumentale e dell’ex manicomio

Carla Bartolomucci
2022-01-01

Abstract

L’ampliamento sempre più estensivo del patrimonio culturale implica diverse criticità, che vanno dalla scarsa comprensione dei motivi della tutela alle questioni concrete di restauro (spesso fraintese o ignorate); queste ultime vengono spesso surrogate da divagazioni di natura socioeconomica, indirizzate alla riappropriazione del bene, e da una pluralità di tecnicismi nella sostanza indifferenti agli oggetti a cui si rivolgono. Se in taluni casi l’inclusione dei valori intangibili può aver prodotto una maggiore sensibilizzazione e costituito un espediente per la valorizzazione, l’insistenza sulle componenti immateriali del patrimonio ha contribuito a far trascurare la ‘materia’ del restauro e gli aspetti concreti della conservazione. Attraverso alcuni esempi si vuole riflettere sulle possibili strategie per la conservazione di beni architettonici e ambientali difficilmente percepiti come ‘monumentali’, il cui banale utilizzo pratico comporta tuttavia travisamenti e inconsapevolezza del loro valore testimoniale con conseguenti danni materiali. Nei contesti danneggiati da eventi catastrofici, le attenzioni verso il patrimonio risultano spesso motivate da necessità pratiche (recupero della funzionalità) o emotive (ripristino dell’immagine); al contrario, i casi studio del cimitero dell’Aquila e del complesso dell’ex-ospedale psichiatrico presso Santa Maria di Collemaggio offrono l’opportunità di riflettere sul nesso tra la conoscenza e le modalità di conservazione di luoghi finora ignorati e trascurati. In questi casi il riconoscimento dell’interesse culturale non trova riscontro in adeguate cure conservative e in opportune modalità di fruizione, ma rischia piuttosto di amplificare gli effetti deleteri derivanti da usi e manutenzioni inadeguate o da azioni speculative rivolte a un patrimonio considerato solo nella sua valenza immobiliare o per la sua potenzialità economica legata alla possibile attrattività turistica.
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