Mahsa Amini era una ragazza di 22 anni di una provincia curda dell’Iran. Il 13 settembre 2022 si trovava a Tehran con la famiglia quando fu arrestata dalla polizia morale perché indossava l’hijab, il velo islamico, in modo non abbastanza aderente, ovvero non rispettoso dei dettami della Sharia. La ragazza è morta dopo tre giorni di coma a seguito dei pestaggi subiti in prigione. La polizia parla di un infarto, il suo corpo racconta un supplizio. Da allora Mahsa Amini è diventata il simbolo delle proteste che infiammano la Repubblica islamica dell’Iran. Ad oggi durante gli scontri sono state uccise 500 persone, 18 mila sono stati gli arresti e per due manifestanti è stata eseguita la condanna a morte (mentre altri 80 rischiano di subirla). Queste righe sono dedicate a Mahsa Amini, a Saman Abbas e alle altre donne che, in luoghi e forme diversi, lottano contro la Sharia. Discutono del loro diritto umano – sistematicamente negato – di togliere il velo, e della nostra opportunità intellettuale – spesso trascurata – di pensare a queste vicende distinguendo tra scelte e obblighi, e quindi ragionando in modo prioritario sul rapporto e sulle differenze che intercorrono tra Islam e islamismo.

I due lati del velo: sull'opportunità di distinguere l'Islam dall'islamismo

Antonello Ciccozzi
2023-01-01

Abstract

Mahsa Amini era una ragazza di 22 anni di una provincia curda dell’Iran. Il 13 settembre 2022 si trovava a Tehran con la famiglia quando fu arrestata dalla polizia morale perché indossava l’hijab, il velo islamico, in modo non abbastanza aderente, ovvero non rispettoso dei dettami della Sharia. La ragazza è morta dopo tre giorni di coma a seguito dei pestaggi subiti in prigione. La polizia parla di un infarto, il suo corpo racconta un supplizio. Da allora Mahsa Amini è diventata il simbolo delle proteste che infiammano la Repubblica islamica dell’Iran. Ad oggi durante gli scontri sono state uccise 500 persone, 18 mila sono stati gli arresti e per due manifestanti è stata eseguita la condanna a morte (mentre altri 80 rischiano di subirla). Queste righe sono dedicate a Mahsa Amini, a Saman Abbas e alle altre donne che, in luoghi e forme diversi, lottano contro la Sharia. Discutono del loro diritto umano – sistematicamente negato – di togliere il velo, e della nostra opportunità intellettuale – spesso trascurata – di pensare a queste vicende distinguendo tra scelte e obblighi, e quindi ragionando in modo prioritario sul rapporto e sulle differenze che intercorrono tra Islam e islamismo.
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