Le fratture dell'angolo mandibolare a seguito di intervento di estrazione chirurgica del terzo molare presentano un’incidenza che varia da 0.0034% allo 0.0075%. La bassa incidenza e i dati presenti in letteratura rivelano come le rivendicazioni legali fondate su fratture mandibolari tardive da estrazioni del terzo molare siano difficilmente riscontrabili, diventando una condizione clinica non comune. Il presente caso indaga il rapporto di causalità tra la frattura dell’angolo mandibolare e l’intervento di terapia estrattiva di un elemento dentatale 3.8 in condizioni di seminclusione (classe IC della classificazione di Pell&Gregory) e come da ciò ne sia derivata un’ipotesi di responsabilità professionale. A distanza di circa dieci giorni dall’estrazione, il paziente, durante il pranzo avverte un rumore simile a quello prodotto da vetri in frantumi, seguito da forte ed improvviso dolore lungo l’area mandibolare sinistra ed intorpidimento della stessa. Ne consegue impossibilità di apertura della bocca e di qualsiasi altro movimento corporeo. Il giorno seguente il paziente viene sottoposto ad una radiografia ortopanoramica dalla stessa equipe medica che ha posto in essere l’intervento in oggetto, con diagnosi errata di lussazione del condilo da trattare con miorilassanti ed antinfiammatori. In seguito ad ulteriore indagine radiologica di II livello, CBCT, eseguita da differenti operatori, si conclude che il paziente è affetto da “frattura dell’angolo mandibolare sinistro; lesione ossea circolare di ampie dimensioni come da esito di osteotomia in posizione 3.8”. Gli operatori sanitari, odontoiatri, intervengono sulla frattura con una fissazione maxillo- mandibolare mediante un cablaggio finalizzato a mantenere la chiusura della mandibola e ridurne la frattura, accompagnato da alimentazione liquida e da limitazione delle attività quotidiane. Successivamente, a causa dell’insuccesso del suddetto intervento, il paziente viene sottoposto ad immobilizzazione di entrambe le arcate con Brackets e filo metallico e contestuale estrazione dell’elemento 3.7 gravemente coinvolto nella lesione ossea. Il paziente pertanto ha denunciato- querelato per il reato di lesioni personali colpose gli operatori sanitari che avevano estratto l’elemento 3.8. Dall’anamnesi, dall’esame clinico e dalla documentazione prodotta dal paziente, si può affermare che, a determinare la frattura dell’angolo mandibolare sinistro, sia stato proprio l’intervento di estrazione dell’elemento 3.8, necessario in quanto il sacco pericoronarico aveva determinato una lesione parodontale non trattabile a livello della radice distale del settimo. È altresì necessario evidenziare come la frattura dell’angolo mandibolare rappresenti una complicanza dell’estrazione del terzo molare inferiore semi-incluso, che va trattata da uno specialista di chirurgia maxillo-facciale con bloccaggio intermascellare rigido o applicazione delle viti IF -Internal Fixation- tra il terzo e il quarto dente. Dal punto di vista medico-legale, stabilito che le manovre estrattive possano aver causato la frattura dell’angolo mandibolare, si può escludere la responsabilità professionale in ambito penale dell’equipe medica che ha svolto l’intervento in giudicato, poiché il fatto in sé rappresenta una complicanza nota dell’estrazione dei terzi molari mandibolari.

Frattura dell'Angolo Mandibolare a seguito dell'estrazione del terzo molare: complicanza o responsabilità professionale?

Sara Bernardi
2023-01-01

Abstract

Le fratture dell'angolo mandibolare a seguito di intervento di estrazione chirurgica del terzo molare presentano un’incidenza che varia da 0.0034% allo 0.0075%. La bassa incidenza e i dati presenti in letteratura rivelano come le rivendicazioni legali fondate su fratture mandibolari tardive da estrazioni del terzo molare siano difficilmente riscontrabili, diventando una condizione clinica non comune. Il presente caso indaga il rapporto di causalità tra la frattura dell’angolo mandibolare e l’intervento di terapia estrattiva di un elemento dentatale 3.8 in condizioni di seminclusione (classe IC della classificazione di Pell&Gregory) e come da ciò ne sia derivata un’ipotesi di responsabilità professionale. A distanza di circa dieci giorni dall’estrazione, il paziente, durante il pranzo avverte un rumore simile a quello prodotto da vetri in frantumi, seguito da forte ed improvviso dolore lungo l’area mandibolare sinistra ed intorpidimento della stessa. Ne consegue impossibilità di apertura della bocca e di qualsiasi altro movimento corporeo. Il giorno seguente il paziente viene sottoposto ad una radiografia ortopanoramica dalla stessa equipe medica che ha posto in essere l’intervento in oggetto, con diagnosi errata di lussazione del condilo da trattare con miorilassanti ed antinfiammatori. In seguito ad ulteriore indagine radiologica di II livello, CBCT, eseguita da differenti operatori, si conclude che il paziente è affetto da “frattura dell’angolo mandibolare sinistro; lesione ossea circolare di ampie dimensioni come da esito di osteotomia in posizione 3.8”. Gli operatori sanitari, odontoiatri, intervengono sulla frattura con una fissazione maxillo- mandibolare mediante un cablaggio finalizzato a mantenere la chiusura della mandibola e ridurne la frattura, accompagnato da alimentazione liquida e da limitazione delle attività quotidiane. Successivamente, a causa dell’insuccesso del suddetto intervento, il paziente viene sottoposto ad immobilizzazione di entrambe le arcate con Brackets e filo metallico e contestuale estrazione dell’elemento 3.7 gravemente coinvolto nella lesione ossea. Il paziente pertanto ha denunciato- querelato per il reato di lesioni personali colpose gli operatori sanitari che avevano estratto l’elemento 3.8. Dall’anamnesi, dall’esame clinico e dalla documentazione prodotta dal paziente, si può affermare che, a determinare la frattura dell’angolo mandibolare sinistro, sia stato proprio l’intervento di estrazione dell’elemento 3.8, necessario in quanto il sacco pericoronarico aveva determinato una lesione parodontale non trattabile a livello della radice distale del settimo. È altresì necessario evidenziare come la frattura dell’angolo mandibolare rappresenti una complicanza dell’estrazione del terzo molare inferiore semi-incluso, che va trattata da uno specialista di chirurgia maxillo-facciale con bloccaggio intermascellare rigido o applicazione delle viti IF -Internal Fixation- tra il terzo e il quarto dente. Dal punto di vista medico-legale, stabilito che le manovre estrattive possano aver causato la frattura dell’angolo mandibolare, si può escludere la responsabilità professionale in ambito penale dell’equipe medica che ha svolto l’intervento in giudicato, poiché il fatto in sé rappresenta una complicanza nota dell’estrazione dei terzi molari mandibolari.
2023
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11697/209659
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