Il saggio espone e analizza in modo particolareggiato i contenuti del manoscritto, di 46 pagine, rinvenuto dall’autore nel fascicolo dello studente di Filosofia Luigi Credaro presso l’Archivio Storico dell’Università di Pavia, intitolato Il Galateo di Mons. Giov. della Casa e il Nuovo Galateo di Melchiorre Gioia. Si tratta della tesi – di cui si ignorava sino ad allora l’esistenza - discussa al termine dell’anno accademico 1880-1881 dall’allora appena ventunenne valtellinese per ottenere la licenza in Filosofia e Lettere, titolo che costituiva il primo «grado» rilasciato dalla omonima Facoltà, che poteva essere conseguito, ai sensi del Regolamento generale universitario e del Regolamento speciale per la facoltà di filosofia e lettere del Ministro Michele Coppino, allora vigenti, a conclusione del secondo anno di frequenza universitaria e che dava accesso, fra l’altro, all’insegnamento nei ginnasi inferiori e nelle scuole tecniche (un ulteriore manoscritto rinvenuto nel fascicolo, di 4 pagine, dal titolo Vincenti sine periculo nulla laus, si riferisce probabilmente alla “composizione scritta in latino sopra un soggetto designato dalla commissione esaminatrice” la cui presentazione e discussione erano altresì prescritti per ottenere il titolo sopra indicato). Dal lavoro, ancora nel complesso piuttosto “acerbo”, ma comunque prezioso documento di una formazione, intellettuale ed anche personale, in progress, emerge la forte tensione e l’estremo rigore morale (che non di rado scivola nel moralismo) che animavano il giovane studioso, nonché le sue sostanziali simpatie per l’illuminismo (la tesi si apre con una citazione di G. D. Romagnosi, del quale Credaro approfondirà, nel 1887, l’interpretazione del criticismo kantiano), nonostante le severe critiche da lui avanzate alla cultura italiana dell’epoca del Gioia, per la sua eccessiva dipendenza, sotto il profilo linguistico e dei modelli stilistici, nonché dei contenuti e delle idee, da quella francese (riserve che individuano un altro tratto caratteristico di queste pagine, il “nazionalismo culturale” del giovane studioso, che riflette un’atmosfera ancora satura di spirito risorgimentale).

This paper analyses in a detailed way the contents of the 46 page manuscipt named Il Galateo di Mons. Giov. della Casa e il Nuovo Galateo di Melchiorre Gioia, whoch the author found in Credaro's student file at the Historical Archive of the Pavia university. This manuscript is a thesis, whose existence was unknown to the academic community, discussed at the and of Academic Year 1880-1881 by the then 21 year old Credaro to obtain the Licence in Arts and Philosophy that would allow him to teach in the junior secondary schools. This document is a precious testimony of an in progress intellectual and personal education and shows the strong tension and the extreme moral strictness (which often turns into moralism) of young Credaro, as well as his sympathy for the Age of Enlightenment (the thesis starts with a quote from G. D. Romagnosi, of which, from 1887 onwards, Credaro would focus on interpreting the Kantian Criticism view of Romagnosi), despite the heavy criticism he had made on the Italian culture at the age of Gioia and namely on its excessive reliance and dependence both in format and content from the French culture (this criticism also shows another peculiar trait of Credaro, the "cultural nationalism" which was a side-effect of the Risorgimento spirit that saturated the Italian atmosphere at that time).

Il Galateo di Mons. Giovanni della Casa e il Nuovo Galateo di Melchiorre Gioia, di Luigi Credaro (1881). II

D'ARCANGELI, MARCO ANTONIO
2003-01-01

Abstract

This paper analyses in a detailed way the contents of the 46 page manuscipt named Il Galateo di Mons. Giov. della Casa e il Nuovo Galateo di Melchiorre Gioia, whoch the author found in Credaro's student file at the Historical Archive of the Pavia university. This manuscript is a thesis, whose existence was unknown to the academic community, discussed at the and of Academic Year 1880-1881 by the then 21 year old Credaro to obtain the Licence in Arts and Philosophy that would allow him to teach in the junior secondary schools. This document is a precious testimony of an in progress intellectual and personal education and shows the strong tension and the extreme moral strictness (which often turns into moralism) of young Credaro, as well as his sympathy for the Age of Enlightenment (the thesis starts with a quote from G. D. Romagnosi, of which, from 1887 onwards, Credaro would focus on interpreting the Kantian Criticism view of Romagnosi), despite the heavy criticism he had made on the Italian culture at the age of Gioia and namely on its excessive reliance and dependence both in format and content from the French culture (this criticism also shows another peculiar trait of Credaro, the "cultural nationalism" which was a side-effect of the Risorgimento spirit that saturated the Italian atmosphere at that time).
2003
Il saggio espone e analizza in modo particolareggiato i contenuti del manoscritto, di 46 pagine, rinvenuto dall’autore nel fascicolo dello studente di Filosofia Luigi Credaro presso l’Archivio Storico dell’Università di Pavia, intitolato Il Galateo di Mons. Giov. della Casa e il Nuovo Galateo di Melchiorre Gioia. Si tratta della tesi – di cui si ignorava sino ad allora l’esistenza - discussa al termine dell’anno accademico 1880-1881 dall’allora appena ventunenne valtellinese per ottenere la licenza in Filosofia e Lettere, titolo che costituiva il primo «grado» rilasciato dalla omonima Facoltà, che poteva essere conseguito, ai sensi del Regolamento generale universitario e del Regolamento speciale per la facoltà di filosofia e lettere del Ministro Michele Coppino, allora vigenti, a conclusione del secondo anno di frequenza universitaria e che dava accesso, fra l’altro, all’insegnamento nei ginnasi inferiori e nelle scuole tecniche (un ulteriore manoscritto rinvenuto nel fascicolo, di 4 pagine, dal titolo Vincenti sine periculo nulla laus, si riferisce probabilmente alla “composizione scritta in latino sopra un soggetto designato dalla commissione esaminatrice” la cui presentazione e discussione erano altresì prescritti per ottenere il titolo sopra indicato). Dal lavoro, ancora nel complesso piuttosto “acerbo”, ma comunque prezioso documento di una formazione, intellettuale ed anche personale, in progress, emerge la forte tensione e l’estremo rigore morale (che non di rado scivola nel moralismo) che animavano il giovane studioso, nonché le sue sostanziali simpatie per l’illuminismo (la tesi si apre con una citazione di G. D. Romagnosi, del quale Credaro approfondirà, nel 1887, l’interpretazione del criticismo kantiano), nonostante le severe critiche da lui avanzate alla cultura italiana dell’epoca del Gioia, per la sua eccessiva dipendenza, sotto il profilo linguistico e dei modelli stilistici, nonché dei contenuti e delle idee, da quella francese (riserve che individuano un altro tratto caratteristico di queste pagine, il “nazionalismo culturale” del giovane studioso, che riflette un’atmosfera ancora satura di spirito risorgimentale).
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