E' ormai pratica comune, tra gli atleti di endurance, quella di trascorrere uno o più periodi in quota durante alcune fasi della preparazione. Di fatto, si ritiene che l’esposizione e l’allenamento in condizioni di ridotta pressione parziale di ossigeno (ipossia) porti ad una serie di adattamenti metabolici, biochimici ed ematologici in grado di aumentare la capacità prestativa a livello del mare. Programmare un allenamento in quota a tale scopo, però, richiede molta competenza da parte di tecnici e preparatori fisici. Bisogna conoscere con precisione, infatti, come risponde l’organismo all’ipossia in condizioni di riposo e durante l’attività fisica, essere in grado di scegliere i “mezzi” di allenamento più adeguati allo scopo ed infine saper controllare e valutare con attenzione il carico allenante. In questo articolo cercheremo di delineare, sulla base delle nostre esperienze, una metodologia per l’organizzazione dell’allenamento in quota per gli atleti di alto livello, i quali riescono ad ottenere i massimi benefici dal altitude training solo quando vengono mantenute intensità simili a quelle raggiungibili a livello del mare. È opportuno ricordare, però, che le differenze interindividuali di risposta alle condizioni di ipossia sono, probabilmente, la variabile che più di tutte potrebbe determinare l’efficacia o meno dell’allenamento in quota. Pag. 96-97 bibliografia

Altitude training per le discipline di endurance

L. Pugliese;
2010-01-01

Abstract

E' ormai pratica comune, tra gli atleti di endurance, quella di trascorrere uno o più periodi in quota durante alcune fasi della preparazione. Di fatto, si ritiene che l’esposizione e l’allenamento in condizioni di ridotta pressione parziale di ossigeno (ipossia) porti ad una serie di adattamenti metabolici, biochimici ed ematologici in grado di aumentare la capacità prestativa a livello del mare. Programmare un allenamento in quota a tale scopo, però, richiede molta competenza da parte di tecnici e preparatori fisici. Bisogna conoscere con precisione, infatti, come risponde l’organismo all’ipossia in condizioni di riposo e durante l’attività fisica, essere in grado di scegliere i “mezzi” di allenamento più adeguati allo scopo ed infine saper controllare e valutare con attenzione il carico allenante. In questo articolo cercheremo di delineare, sulla base delle nostre esperienze, una metodologia per l’organizzazione dell’allenamento in quota per gli atleti di alto livello, i quali riescono ad ottenere i massimi benefici dal altitude training solo quando vengono mantenute intensità simili a quelle raggiungibili a livello del mare. È opportuno ricordare, però, che le differenze interindividuali di risposta alle condizioni di ipossia sono, probabilmente, la variabile che più di tutte potrebbe determinare l’efficacia o meno dell’allenamento in quota. Pag. 96-97 bibliografia
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