Un topos letterario nodale nella letteratura greca sin dalle sue primigenie attestazioni, è quello che vede gli uomini in lotta contro le proprie pulsioni più irrefrenabili. Che sia epos, lirica o teatro, l’intelaiatura di moltissime opere della letteratura greca risulta fondata sul conflitto interiore che l’uomo ingaggia con sé stesso quando diviene preda di passioni indotte, per lo più, dalle divinità per invidia o punizione, e a causa delle quali l’uomo vive stati di malattia fisica e psichica. Tra la fine dell’età arcaica e l’inizio dell’età classica, tuttavia, cominciano ad emergere studi relativi alla natura dell’uomo e correnti filosofico-biologiche che mirano a connettere la presenza e gli effetti delle passioni nell’uomo ad un contesto dai contorni più legati ad un atteggiamento scientifico che non tarati solo sulle concezioni mitiche e religiose tradizionali. L’intento della ricerca è quello di accostare passi tratti da alcune produzioni letterarie il cui fulcro tematico è rappresentato dal rapporto tra passione e impossibilità di dominarla, e la lettura di teorie esposte in opere biologico-filosofiche che hanno ad oggetto la relazione tra πάθος e νόσος. Saranno presi in analisi, infatti, alcuni frammenti lirici di Saffo ed alcuni passi dall’Ippolito di Euripide, che vedono i protagonisti investiti da una passione che li sconvolgerà al punto tale da diventare vera e propria mania, in grado di portare anche alla morte. Per quanto concerne l’aspetto più eminentemente scientifico, invece, l’attenzione sarà rivolta alle teorie umorali relative allo stato delle passioni nell’uomo e ai loro effetti che Ippocrate di Cos, attivo tra la fine del V sec. e la metà del IV sec. a.C., espone all’interno del trattato La natura dell’uomo e negli Aforismi. All’incirca un secolo dopo la produzione ippocratica, nel pieno dell’età classica, sarà Aristotele a riprendere la teoria umorale ippocratica e, oltre a ribadirne la natura biologica, a conferirle anche un assetto filosofico. In particolar modo all’interno dell’Etica Nicomachea, nella Retorica e nel De anima, Aristotele tenta di mostrare come un eccesso di πάθος possa trasformarsi in affezione dell’anima e in alterabilità mentale per l’uomo; mentre nell’Historia Animalium, opera a carattere più eminentemente biologico, l’autore prova ad indagare un aspetto ulteriore del πάθος: quello della somatizzazione, che lo condurrà ad evidenziare una relazione tra l’incontinenza delle passioni ed i segnali corporei che lasciano trasparire nel corpo umano. Sarà interessante, dunque, nell’accostare testi poetici a riflessioni medico-scientifiche, indagare le possibili analogie, le profonde differenze e le interferenze tra sfere comunicative apparentemente diverse per forme e tematiche e che, invece, mostrano interessanti coincidenze proprio nella trattazione della crisi prodotta dalla malattia e dalla mania.

Πάθος e νόσος. Note sulla malattia dell’anima tra testi letterari e letteratura scientifica

Sara Elleboro
2023-01-01

Abstract

Un topos letterario nodale nella letteratura greca sin dalle sue primigenie attestazioni, è quello che vede gli uomini in lotta contro le proprie pulsioni più irrefrenabili. Che sia epos, lirica o teatro, l’intelaiatura di moltissime opere della letteratura greca risulta fondata sul conflitto interiore che l’uomo ingaggia con sé stesso quando diviene preda di passioni indotte, per lo più, dalle divinità per invidia o punizione, e a causa delle quali l’uomo vive stati di malattia fisica e psichica. Tra la fine dell’età arcaica e l’inizio dell’età classica, tuttavia, cominciano ad emergere studi relativi alla natura dell’uomo e correnti filosofico-biologiche che mirano a connettere la presenza e gli effetti delle passioni nell’uomo ad un contesto dai contorni più legati ad un atteggiamento scientifico che non tarati solo sulle concezioni mitiche e religiose tradizionali. L’intento della ricerca è quello di accostare passi tratti da alcune produzioni letterarie il cui fulcro tematico è rappresentato dal rapporto tra passione e impossibilità di dominarla, e la lettura di teorie esposte in opere biologico-filosofiche che hanno ad oggetto la relazione tra πάθος e νόσος. Saranno presi in analisi, infatti, alcuni frammenti lirici di Saffo ed alcuni passi dall’Ippolito di Euripide, che vedono i protagonisti investiti da una passione che li sconvolgerà al punto tale da diventare vera e propria mania, in grado di portare anche alla morte. Per quanto concerne l’aspetto più eminentemente scientifico, invece, l’attenzione sarà rivolta alle teorie umorali relative allo stato delle passioni nell’uomo e ai loro effetti che Ippocrate di Cos, attivo tra la fine del V sec. e la metà del IV sec. a.C., espone all’interno del trattato La natura dell’uomo e negli Aforismi. All’incirca un secolo dopo la produzione ippocratica, nel pieno dell’età classica, sarà Aristotele a riprendere la teoria umorale ippocratica e, oltre a ribadirne la natura biologica, a conferirle anche un assetto filosofico. In particolar modo all’interno dell’Etica Nicomachea, nella Retorica e nel De anima, Aristotele tenta di mostrare come un eccesso di πάθος possa trasformarsi in affezione dell’anima e in alterabilità mentale per l’uomo; mentre nell’Historia Animalium, opera a carattere più eminentemente biologico, l’autore prova ad indagare un aspetto ulteriore del πάθος: quello della somatizzazione, che lo condurrà ad evidenziare una relazione tra l’incontinenza delle passioni ed i segnali corporei che lasciano trasparire nel corpo umano. Sarà interessante, dunque, nell’accostare testi poetici a riflessioni medico-scientifiche, indagare le possibili analogie, le profonde differenze e le interferenze tra sfere comunicative apparentemente diverse per forme e tematiche e che, invece, mostrano interessanti coincidenze proprio nella trattazione della crisi prodotta dalla malattia e dalla mania.
2023
978-2-87574-840-9
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