Nel saggio Cable Guys: Television and Masculinities in the 21st Century (2014), Amanda Lotz argomenta in favore di una molteplicità di rappresentazioni del maschile nei programmi televisivi della post-network era. In modo analogo e alla luce del dibattito sul postfemminismo, Rosalind Gill evidenzia la nascita e lo sviluppo di nuove “visibilità femministe” nella cultura popolare approfondendone il grado di progressismo. Con l’avvento della Quality TV vari studiosi hanno evidenziato la problematicità di tali rappresentazioni; le critiche spaziano dalle accuse di immaginare mondi narrativi pre- femministi dominati dalla misoginia e dall’omofobia (Harris, 2012; Clark, 2014) alla celebrazione dell’agency femminile nei termini di una empowered consumer (Tasker – Negra, 2007). Per altri l’integrazione del formato seriale della soap opera nei serial del prime time ne rimuove i tratti femminili, dando vita a distinzioni tra i due macro-generi1 che tracciano dei confini che agiscono come modi genderizzati di valutare le narrazioni televisive, mantenendo quelle femminili in fondo alle gerarchie del gusto (Levine, Newman, 2011). La molteplicità di figure maschili e femminili che abitano la serialità contemporanea è il risultato della ridefinizione dei ruoli di genere successiva alla seconda ondata femminista e ai movimenti di liberazione omosessuale. Le narrazioni estese della contemporaneità presentano dei personaggi dotati di un’identità di genere complessa, strutturata attorno alla relazione con i discorsi socioculturali aventi ad oggetto la mascolinità e la femminilità. L’aderenza o meno dei personaggi a rappresentazioni “normative” o tradizionali evidenzia la natura performativa del genere e l’impossibilità di realizzare una performance «senza “originali”, senza una “natura(lità)” a cui fare riferimento» (De Pascalis, 2013). A partire dalle considerazioni di Jason Mittell sul melodramma seriale e di Ilaria De Pascalis su Fargo (1996), il contributo esamina l’instabilità delle performances di genere dei protagonisti di Fargo, La Serie (2014 – in produzione) relativamente alla crisi della mascolinità e alle contraddizioni del postfemminismo all’interno della cultura popolare. Approfondendo la natura transmediale della serie si sostiene che la Coen’s world (view) (Barker, 2019) adattata da Noah Hawley sia abitata da personaggi la cui «ripetizione parodica dell’“originale” rivela che l’originale è solo una parodia dell’idea del naturale e dell’originale» (Butler, in De Pascalis, 2013).

Media and gender. History, representation, reception

Filippo Giuseppe Grimaldi
Writing – Original Draft Preparation
2023-01-01

Abstract

Nel saggio Cable Guys: Television and Masculinities in the 21st Century (2014), Amanda Lotz argomenta in favore di una molteplicità di rappresentazioni del maschile nei programmi televisivi della post-network era. In modo analogo e alla luce del dibattito sul postfemminismo, Rosalind Gill evidenzia la nascita e lo sviluppo di nuove “visibilità femministe” nella cultura popolare approfondendone il grado di progressismo. Con l’avvento della Quality TV vari studiosi hanno evidenziato la problematicità di tali rappresentazioni; le critiche spaziano dalle accuse di immaginare mondi narrativi pre- femministi dominati dalla misoginia e dall’omofobia (Harris, 2012; Clark, 2014) alla celebrazione dell’agency femminile nei termini di una empowered consumer (Tasker – Negra, 2007). Per altri l’integrazione del formato seriale della soap opera nei serial del prime time ne rimuove i tratti femminili, dando vita a distinzioni tra i due macro-generi1 che tracciano dei confini che agiscono come modi genderizzati di valutare le narrazioni televisive, mantenendo quelle femminili in fondo alle gerarchie del gusto (Levine, Newman, 2011). La molteplicità di figure maschili e femminili che abitano la serialità contemporanea è il risultato della ridefinizione dei ruoli di genere successiva alla seconda ondata femminista e ai movimenti di liberazione omosessuale. Le narrazioni estese della contemporaneità presentano dei personaggi dotati di un’identità di genere complessa, strutturata attorno alla relazione con i discorsi socioculturali aventi ad oggetto la mascolinità e la femminilità. L’aderenza o meno dei personaggi a rappresentazioni “normative” o tradizionali evidenzia la natura performativa del genere e l’impossibilità di realizzare una performance «senza “originali”, senza una “natura(lità)” a cui fare riferimento» (De Pascalis, 2013). A partire dalle considerazioni di Jason Mittell sul melodramma seriale e di Ilaria De Pascalis su Fargo (1996), il contributo esamina l’instabilità delle performances di genere dei protagonisti di Fargo, La Serie (2014 – in produzione) relativamente alla crisi della mascolinità e alle contraddizioni del postfemminismo all’interno della cultura popolare. Approfondendo la natura transmediale della serie si sostiene che la Coen’s world (view) (Barker, 2019) adattata da Noah Hawley sia abitata da personaggi la cui «ripetizione parodica dell’“originale” rivela che l’originale è solo una parodia dell’idea del naturale e dell’originale» (Butler, in De Pascalis, 2013).
2023
9791254773123
979-12-5477-313-0
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