L’economia italiana è stata colta dalla crisi globale in una condizione di fragilità strutturale. I problemi di fondo che da tempo rallentano la crescita della produttività, riconducibili principalmente ai limiti nel grado di apertura e concorrenzialità dei mercati e alle inadeguatezze dell’intervento pubblico per le infrastrutture materiali e immateriali dello sviluppo, hanno condizionato negativamente anche la sua capacità di difendersi dai traumi economici e sociali inflitti da una crisi di origine esterna, ma di gravità inconsueta. Tra le ragioni del declino di quota delle esportazioni italiane un rilievo particolare spetta, come ricordato più volte in questo Rapporto, alle caratteristiche del loro modello di specializzazione, orientato prevalentemente verso prodotti la cui domanda mondiale, per varie ragioni, è aumentata tendenzialmente meno della media. In assenza di questo condizionamento negativo, le esportazioni italiane avrebbero manifestato risultati migliori. Piuttosto che perseguire la crescita dimensionale delle imprese esistenti per sé, nel presupposto che essa si tradurrà automaticamente in maggiori capacità di innovazione e internazionalizzazione, conviene forse puntare sul loro miglioramento qualitativo, incoraggiando le tendenze evolutive che erano emerse prima della crisi. Il punto cruciale appare la capacità delle imprese di adottare rapidamente i cambiamenti tecnologici e organizzativi richiesti dalle tendenze dei mercati. Se avranno successo, la crescita dimensionale ne sarà una conseguenza e si innescherà il circolo virtuoso che fa dell’espansione internazionale un fattore di ulteriore innalzamento della produttività delle imprese migliori.

L’economia italiana nella ripresa degli scambi internazionali

IAPADRE, PASQUALE LELIO
2010-01-01

Abstract

L’economia italiana è stata colta dalla crisi globale in una condizione di fragilità strutturale. I problemi di fondo che da tempo rallentano la crescita della produttività, riconducibili principalmente ai limiti nel grado di apertura e concorrenzialità dei mercati e alle inadeguatezze dell’intervento pubblico per le infrastrutture materiali e immateriali dello sviluppo, hanno condizionato negativamente anche la sua capacità di difendersi dai traumi economici e sociali inflitti da una crisi di origine esterna, ma di gravità inconsueta. Tra le ragioni del declino di quota delle esportazioni italiane un rilievo particolare spetta, come ricordato più volte in questo Rapporto, alle caratteristiche del loro modello di specializzazione, orientato prevalentemente verso prodotti la cui domanda mondiale, per varie ragioni, è aumentata tendenzialmente meno della media. In assenza di questo condizionamento negativo, le esportazioni italiane avrebbero manifestato risultati migliori. Piuttosto che perseguire la crescita dimensionale delle imprese esistenti per sé, nel presupposto che essa si tradurrà automaticamente in maggiori capacità di innovazione e internazionalizzazione, conviene forse puntare sul loro miglioramento qualitativo, incoraggiando le tendenze evolutive che erano emerse prima della crisi. Il punto cruciale appare la capacità delle imprese di adottare rapidamente i cambiamenti tecnologici e organizzativi richiesti dalle tendenze dei mercati. Se avranno successo, la crescita dimensionale ne sarà una conseguenza e si innescherà il circolo virtuoso che fa dell’espansione internazionale un fattore di ulteriore innalzamento della produttività delle imprese migliori.
2010
978-88-458-1655-0
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