Il saggio rappresenta un ulteriore approfondimento dei rapporti fra Antonio Labriola e Luigi Credaro. Il movente è rappresentato dal V e ultimo volume del Carteggio del filosofo cassinate (Napoli, Bibliopolis, 2006) e dall’interpretazione che il curatore, Stefano Miccolis (noto studioso labrioliano, purtroppo prematuramente scomparso nel 2009) espone nel testo di una minuta di Credaro, conservata nel Fondo intitolato al Valtellinese all’Archivio Centrale dello Stato (b. n. 1, fasc. 5, Corrispondenza privata 1902), nella quale lo stesso Credaro ringrazia il destinatario, non precisato, per il ruolo decisivo recitato nell’approvazione da parte del Consiglio della Facoltà di Filosofia e Lettere della “Sapienza” romana della sua richiesta di trasferimento dall’Università di Pavia sulla cattedra, già labrioliana, di Pedagogia (27 maggio 1902). L’individuazione del destinatario in Antonio Labriola, proposta da Miccolis, è contestata dall’autore, rinvenendo nella chiusura della minuta, nella quale Credaro esprime, con la sua “riconoscenza”, “la viva soddisfazione di diventare Collega di Lei, che mi fu maestro illuminato e affettuoso”, una chiara indicazione (confermata dal raffronto con la conclusione di L’insegnamento universitario della pedagogia, la prima Prelezione del valtellinese alla Regia Università di Roma, letta il 15 gennaio 1903) che la lettera era in realtà indirizzata a Giacomo Barzellotti (1844-1917), storico della filosofia di matrice neokantiana-spiritualistica, del quale Credaro aveva seguito da studente il corso di Filosofia morale all’Università di Pavia. Tale disamina critica è funzionale, per contrasto, al rafforzamento della tesi già in precedenza formulata dall’autore che esclude l’esistenza di significativi e approfonditi rapporti fra Labriola e Credaro antecedenti alla chiamata a Roma del Valtellinese – circostanza nella quale si sarebbe realizzata, in sostanza, una coincidenza e concordanza di interessi – e che l’avrebbero in qualche modo ascritta a una ben precisa, motivata volontà del Cassinate, magari da inserire in un ben preciso, complessivo suo “disegno” politico-accademico; ma il saggio non si limita a tale serrata pars destruens e insiste, nel prosieguo, con numerosi spunti, sull’ulteriore tesi dell’instaurarsi di un significativo rapporto ideale fra i due studiosi successivo all’approdo romano di Credaro, nel senso, per l’esattezza, di un influsso del Labriola herbartiano, e del suo concetto della libertà morale, sul Valtellinese, semplicemente adombrato nel contributo del 2006.

In the 5th, last volume of Carteggio by Antonio Labriola (Napoli, Bibliopolis, 2006) the editor and author, Stefano Miccolis (well known Labriola researcher, untimely died in 2009)reproduce contains the text of a handwritten draft that he also delivered at the Central State Archive, (b. n. 1, file. 5, Corrispondenza privata 1902), in which Credaro thanks the recipient of the letter, unknown, for his efforts and for having ensured approval of Credaro's transfer application to La Sapienza, occurred in May 27, 2002). The recipient of this letter is, some argue, Antonio Labriola. The author objects to this interpretation and points out that at the end of the letter there is a clear indication (confirmed by comparing it to the conclusion of Teaching pedagogy at the University, the first Pre-lesson provided by Credaro at the Rome University, on January 15, 1903) that the letter was indeed addressed to Giacomo Barzellotti (1844-1917), a historian of philosophy with a Neokantian-Spiritualist approach, of which Credaro had already followed the Moral Philosophy course in Pavia. This analysis is important, with a contrast approach, to provide further support to the thesis the author had already expressed, that is that there had not been any deep and significant exchange between Credaro and Labriola before the former was transferred to Rome; however the essay does not stop with this hectic pars destruens but rather insists on the establishing of a significant intellectual and academic relationship (or rather, an influence of the Herbartian Labriola and of his concept of moral freedom, on Credaro) after the latter's move to Rome.

Su una (presunta) lettera di Luigi Credaro ad Antonio Labriola

D'ARCANGELI, MARCO ANTONIO
2008-01-01

Abstract

In the 5th, last volume of Carteggio by Antonio Labriola (Napoli, Bibliopolis, 2006) the editor and author, Stefano Miccolis (well known Labriola researcher, untimely died in 2009)reproduce contains the text of a handwritten draft that he also delivered at the Central State Archive, (b. n. 1, file. 5, Corrispondenza privata 1902), in which Credaro thanks the recipient of the letter, unknown, for his efforts and for having ensured approval of Credaro's transfer application to La Sapienza, occurred in May 27, 2002). The recipient of this letter is, some argue, Antonio Labriola. The author objects to this interpretation and points out that at the end of the letter there is a clear indication (confirmed by comparing it to the conclusion of Teaching pedagogy at the University, the first Pre-lesson provided by Credaro at the Rome University, on January 15, 1903) that the letter was indeed addressed to Giacomo Barzellotti (1844-1917), a historian of philosophy with a Neokantian-Spiritualist approach, of which Credaro had already followed the Moral Philosophy course in Pavia. This analysis is important, with a contrast approach, to provide further support to the thesis the author had already expressed, that is that there had not been any deep and significant exchange between Credaro and Labriola before the former was transferred to Rome; however the essay does not stop with this hectic pars destruens but rather insists on the establishing of a significant intellectual and academic relationship (or rather, an influence of the Herbartian Labriola and of his concept of moral freedom, on Credaro) after the latter's move to Rome.
2008
88-901737-2-6
Il saggio rappresenta un ulteriore approfondimento dei rapporti fra Antonio Labriola e Luigi Credaro. Il movente è rappresentato dal V e ultimo volume del Carteggio del filosofo cassinate (Napoli, Bibliopolis, 2006) e dall’interpretazione che il curatore, Stefano Miccolis (noto studioso labrioliano, purtroppo prematuramente scomparso nel 2009) espone nel testo di una minuta di Credaro, conservata nel Fondo intitolato al Valtellinese all’Archivio Centrale dello Stato (b. n. 1, fasc. 5, Corrispondenza privata 1902), nella quale lo stesso Credaro ringrazia il destinatario, non precisato, per il ruolo decisivo recitato nell’approvazione da parte del Consiglio della Facoltà di Filosofia e Lettere della “Sapienza” romana della sua richiesta di trasferimento dall’Università di Pavia sulla cattedra, già labrioliana, di Pedagogia (27 maggio 1902). L’individuazione del destinatario in Antonio Labriola, proposta da Miccolis, è contestata dall’autore, rinvenendo nella chiusura della minuta, nella quale Credaro esprime, con la sua “riconoscenza”, “la viva soddisfazione di diventare Collega di Lei, che mi fu maestro illuminato e affettuoso”, una chiara indicazione (confermata dal raffronto con la conclusione di L’insegnamento universitario della pedagogia, la prima Prelezione del valtellinese alla Regia Università di Roma, letta il 15 gennaio 1903) che la lettera era in realtà indirizzata a Giacomo Barzellotti (1844-1917), storico della filosofia di matrice neokantiana-spiritualistica, del quale Credaro aveva seguito da studente il corso di Filosofia morale all’Università di Pavia. Tale disamina critica è funzionale, per contrasto, al rafforzamento della tesi già in precedenza formulata dall’autore che esclude l’esistenza di significativi e approfonditi rapporti fra Labriola e Credaro antecedenti alla chiamata a Roma del Valtellinese – circostanza nella quale si sarebbe realizzata, in sostanza, una coincidenza e concordanza di interessi – e che l’avrebbero in qualche modo ascritta a una ben precisa, motivata volontà del Cassinate, magari da inserire in un ben preciso, complessivo suo “disegno” politico-accademico; ma il saggio non si limita a tale serrata pars destruens e insiste, nel prosieguo, con numerosi spunti, sull’ulteriore tesi dell’instaurarsi di un significativo rapporto ideale fra i due studiosi successivo all’approdo romano di Credaro, nel senso, per l’esattezza, di un influsso del Labriola herbartiano, e del suo concetto della libertà morale, sul Valtellinese, semplicemente adombrato nel contributo del 2006.
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