Quarant’anni di pianificazione urbanistica e territoriale mal condotta e con pochi aggiornamenti metodologici nel tempo, hanno oggettivamente portato ad un elevato degrado complessivo di tutto il territorio italiano. La pianificazione è stata interpretata fino ad oggi essenzialmente come mezzo per mettere a disposizione del mercato spazi edificabili sempre più ampi, piuttosto che come uno strumento per il controllo armonico delle trasformazioni territoriali “a tutto campo”. Questa cattiva interpretazione ha provocato, e continua a provocare, distrofie funzionali ed energetiche sia a carico dell’insediamento sia a carico delle loro matrici ambientali. Negli ultimi dieci anni abbiamo inoltre assistito ad una politica di ulteriore impoverimento della forza degli strumenti di pianificazione, considerati da più parti come un intralcio verso le libere iniziative imprenditoriali e quindi responsabili di perdite economiche o di insopportabili rallentamenti burocratici allo sviluppo economico. Questa situazione ha portato all’uso sistematico di forme derogatorie di progettazione negoziata che hanno causato modificazioni imponenti del territorio. La conversione urbana dei suoli è diventata un indicatore fondamentale di questo stato di cose e, in particolare, di come si stiano distruggendo ecosistemi e habitat vitali per la biodiversità del nostro paese, ad iniziare dalle pianure, ma interessando prepotentemente anche le strutture collinari e le fasce costiere e fluviali, gangli vitali per la continuità ecologica a qualsivoglia scala di elaborazione.

Biodiversità, consumo di suolo e reti ecologiche: la conservazione della natura nel governo del territorio

ROMANO, BERNARDINO
2010-01-01

Abstract

Quarant’anni di pianificazione urbanistica e territoriale mal condotta e con pochi aggiornamenti metodologici nel tempo, hanno oggettivamente portato ad un elevato degrado complessivo di tutto il territorio italiano. La pianificazione è stata interpretata fino ad oggi essenzialmente come mezzo per mettere a disposizione del mercato spazi edificabili sempre più ampi, piuttosto che come uno strumento per il controllo armonico delle trasformazioni territoriali “a tutto campo”. Questa cattiva interpretazione ha provocato, e continua a provocare, distrofie funzionali ed energetiche sia a carico dell’insediamento sia a carico delle loro matrici ambientali. Negli ultimi dieci anni abbiamo inoltre assistito ad una politica di ulteriore impoverimento della forza degli strumenti di pianificazione, considerati da più parti come un intralcio verso le libere iniziative imprenditoriali e quindi responsabili di perdite economiche o di insopportabili rallentamenti burocratici allo sviluppo economico. Questa situazione ha portato all’uso sistematico di forme derogatorie di progettazione negoziata che hanno causato modificazioni imponenti del territorio. La conversione urbana dei suoli è diventata un indicatore fondamentale di questo stato di cose e, in particolare, di come si stiano distruggendo ecosistemi e habitat vitali per la biodiversità del nostro paese, ad iniziare dalle pianure, ma interessando prepotentemente anche le strutture collinari e le fasce costiere e fluviali, gangli vitali per la continuità ecologica a qualsivoglia scala di elaborazione.
2010
9788885312609
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