Uno degli aspetti di tale dialogo è il fenomeno della transumanza mediterranea che portava stagionalmente milioni di capi, attraverso i tratturi, le canadas, le carraïres, tra le Alpi meridionali e la Crau, tra l’Abruzzo e il Tavoliere delle Puglie, tra le cordigliere della Castiglia del Nord e le pianure meridionali dell’Andalusia e dell’Estremadura, come anche in Corsica e in Transilvania. Lo stretto di Gibilterra da un lato e le regioni orientali della Turchia dall’altro erano i confini di questa grande area della transumanza. Più a sud, sul versante meridionale del Mediterraneo, clima, rilievo e suoli imponevano l’allevamento nomadico. La transumanza tra l’Abruzzo e la Puglia non è stata però una attività permanente nella storia del territorio, ma strettamente dipendente dall’esistenza di un potere forte, come in epoca Romana, in grado di garantire il controllo sia dei pascoli estivi della montagna Abruzzese sia dei pascoli invernali del Tavoliere delle Puglie. Infatti la sua ripresa in epoca normanna favorisce, determinando forti indotti insediativi, quel fenomeno imponente dell’incastellamento che nell’area Abruzzese interna si sviluppa tra il X e il XII secolo, e che segna il passaggio da un insediamento a maglie larghe a quello, ancor oggi visibile, delle strutture a maglie strette, con processi formativi anche molto differenziati sia in termini temporali che in relazione alle modalità formative. Tale fenomeno costituisce il sostrato fondante della struttura insediativa territoriale, così come a noi pervenuta attraverso la storia, fatta eccezione per talune persistenze di matrice Paganico -Vicana. Di qui l’analisi e la lettura del territorio, fortemente stratificato dal punto di vista storico, ricompreso tra il versante meridionale del massiccio del Gran Sasso e le pendici della catena del Sirente, attraverso la individuazione, la catalogazione, il rilievo e la rappresentazione dei percorsi, delle reti di comunicazione e scambio, delle strutture insediative e urbane, delle strutture edilizie tipiche. Un contesto di civiltà appenninica in cui si riannodano i fili dei flussi vitali e culturali dell’area del mediterraneo, come il singolare impianto di Castelvecchio Calvisio, riferibile alla immagine di Gerusalemme intesa come città ideale, simbolo e segno della città celeste; il pozzo delle Pagliare di Tione sul Sirente, che rimanda a tecniche mediorentali; la presenza della tipologia edilizia a corte e il permanere della tipologia a tholos nei rifugi pastorali in quota.

Le vie della transumanza e il sistema insediativo storico tra il Gran sasso ed il Sirente

CENTOFANTI, Mario;BRUSAPORCI, STEFANO
2008-01-01

Abstract

Uno degli aspetti di tale dialogo è il fenomeno della transumanza mediterranea che portava stagionalmente milioni di capi, attraverso i tratturi, le canadas, le carraïres, tra le Alpi meridionali e la Crau, tra l’Abruzzo e il Tavoliere delle Puglie, tra le cordigliere della Castiglia del Nord e le pianure meridionali dell’Andalusia e dell’Estremadura, come anche in Corsica e in Transilvania. Lo stretto di Gibilterra da un lato e le regioni orientali della Turchia dall’altro erano i confini di questa grande area della transumanza. Più a sud, sul versante meridionale del Mediterraneo, clima, rilievo e suoli imponevano l’allevamento nomadico. La transumanza tra l’Abruzzo e la Puglia non è stata però una attività permanente nella storia del territorio, ma strettamente dipendente dall’esistenza di un potere forte, come in epoca Romana, in grado di garantire il controllo sia dei pascoli estivi della montagna Abruzzese sia dei pascoli invernali del Tavoliere delle Puglie. Infatti la sua ripresa in epoca normanna favorisce, determinando forti indotti insediativi, quel fenomeno imponente dell’incastellamento che nell’area Abruzzese interna si sviluppa tra il X e il XII secolo, e che segna il passaggio da un insediamento a maglie larghe a quello, ancor oggi visibile, delle strutture a maglie strette, con processi formativi anche molto differenziati sia in termini temporali che in relazione alle modalità formative. Tale fenomeno costituisce il sostrato fondante della struttura insediativa territoriale, così come a noi pervenuta attraverso la storia, fatta eccezione per talune persistenze di matrice Paganico -Vicana. Di qui l’analisi e la lettura del territorio, fortemente stratificato dal punto di vista storico, ricompreso tra il versante meridionale del massiccio del Gran Sasso e le pendici della catena del Sirente, attraverso la individuazione, la catalogazione, il rilievo e la rappresentazione dei percorsi, delle reti di comunicazione e scambio, delle strutture insediative e urbane, delle strutture edilizie tipiche. Un contesto di civiltà appenninica in cui si riannodano i fili dei flussi vitali e culturali dell’area del mediterraneo, come il singolare impianto di Castelvecchio Calvisio, riferibile alla immagine di Gerusalemme intesa come città ideale, simbolo e segno della città celeste; il pozzo delle Pagliare di Tione sul Sirente, che rimanda a tecniche mediorentali; la presenza della tipologia edilizia a corte e il permanere della tipologia a tholos nei rifugi pastorali in quota.
2008
978-88-89579-53-4
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