L’articolo affronta tre questioni relative al ritratto di musicista inteso come persona la cui individualità è legata all’attività prevalentemente esercitata, e non il dilettante o l’appassionato di musica. Come prima questione viene confutata l’idea finora accettata che il ritratto di musicista emerga nel XV secolo, dal momento che nei rarissimi casi risalenti a quell’epoca, in cui il soggetto è identificabile con certezza in un musicista, non vi sono elementi che lo colleghino in modo chiaro e univoco alla sua professione. La seconda questione riguarda il problema di quanto sia possibile identificare il personaggio ritratto, dato che nell’iconografia musicale le ipotesi più arbitrarie hanno dato luogo a false identificazioni. Cambi di attribuzione o di datazione di un ritratto possono infatti mutare radicalmente l’identificazione del musicista ritratto. La terza e ultima questione tocca un problema finora soltanto sfiorato, ovverosia quali elementi ci consentono di identificare un musicista in un ritratto. Viene pertanto sottolineata l’importanza metodologica di non affrontare il singolo ritratto isolatamente, ma ponendolo in una casistica ad ampio spettro, che abbracci un po’ tutte le espressioni delle arti visive e il contesto che le accomuna. Pur non volendo stabilire una regola assoluta, il libro di musica manoscritta o stampata in mano a un personaggio potrebbe costituire un elemento distintivo del musicista di mestiere. Al contrario il gentiluomo che compare nei ritratti non deve mostrare la sua competenza speculativa o compositiva in campo musicale, quanto la capacità di ‘fare musica’ in prima persona, come mostra la trattatistica e la letteratura cinquecentesca dal Cortigiano in avanti, e viene perciò spesso raffigurato con uno strumento. ‘Fare musica’ in prima persona è metafora di armonie interiori che si pongono in sintonia con le armonie celesti; suono e strumento sono un’elegante metafora del binomio anima/corpo. Il gentiluomo, reale o metaforico, andrebbe forse rintracciato in quei ritratti di liutisti o flautisti dove, nella maggior parte dei casi, vediamo come soggetti delle persone con abiti eleganti, a dimostrazione del loro elevato rango sociale, e di giovane età con un espressione sensuale che ricorda il nesso amore/musica. Il musicista, al contrario, appare più spesso come un uomo non più giovane ma maturo, dall’aria seria e raccolta, vestito sobriamente. Il privilegio di avere un ritratto dipendeva dall’acquisizione di rango e notorietà nell’ambito della propria professione, che certamente non era possibile conseguire in giovane età. Vengono infine interpretate la presenza di oggetti come particolari strumenti che nel contesto del ritratto assumono valori più simbolici che realistici.

Il ritratto di musicista nel Cinquecento: tipologie e significati

MORELLI, ARNALDO
2007-01-01

Abstract

L’articolo affronta tre questioni relative al ritratto di musicista inteso come persona la cui individualità è legata all’attività prevalentemente esercitata, e non il dilettante o l’appassionato di musica. Come prima questione viene confutata l’idea finora accettata che il ritratto di musicista emerga nel XV secolo, dal momento che nei rarissimi casi risalenti a quell’epoca, in cui il soggetto è identificabile con certezza in un musicista, non vi sono elementi che lo colleghino in modo chiaro e univoco alla sua professione. La seconda questione riguarda il problema di quanto sia possibile identificare il personaggio ritratto, dato che nell’iconografia musicale le ipotesi più arbitrarie hanno dato luogo a false identificazioni. Cambi di attribuzione o di datazione di un ritratto possono infatti mutare radicalmente l’identificazione del musicista ritratto. La terza e ultima questione tocca un problema finora soltanto sfiorato, ovverosia quali elementi ci consentono di identificare un musicista in un ritratto. Viene pertanto sottolineata l’importanza metodologica di non affrontare il singolo ritratto isolatamente, ma ponendolo in una casistica ad ampio spettro, che abbracci un po’ tutte le espressioni delle arti visive e il contesto che le accomuna. Pur non volendo stabilire una regola assoluta, il libro di musica manoscritta o stampata in mano a un personaggio potrebbe costituire un elemento distintivo del musicista di mestiere. Al contrario il gentiluomo che compare nei ritratti non deve mostrare la sua competenza speculativa o compositiva in campo musicale, quanto la capacità di ‘fare musica’ in prima persona, come mostra la trattatistica e la letteratura cinquecentesca dal Cortigiano in avanti, e viene perciò spesso raffigurato con uno strumento. ‘Fare musica’ in prima persona è metafora di armonie interiori che si pongono in sintonia con le armonie celesti; suono e strumento sono un’elegante metafora del binomio anima/corpo. Il gentiluomo, reale o metaforico, andrebbe forse rintracciato in quei ritratti di liutisti o flautisti dove, nella maggior parte dei casi, vediamo come soggetti delle persone con abiti eleganti, a dimostrazione del loro elevato rango sociale, e di giovane età con un espressione sensuale che ricorda il nesso amore/musica. Il musicista, al contrario, appare più spesso come un uomo non più giovane ma maturo, dall’aria seria e raccolta, vestito sobriamente. Il privilegio di avere un ritratto dipendeva dall’acquisizione di rango e notorietà nell’ambito della propria professione, che certamente non era possibile conseguire in giovane età. Vengono infine interpretate la presenza di oggetti come particolari strumenti che nel contesto del ritratto assumono valori più simbolici che realistici.
2007
9788822256263
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