L’analisi verte su due ‘episodi’ del Parzival di Wolfram von Eschenbach, entrambi situati nel contesto delle avventure del deuteragonista Gawan al castello incantato del mago-tecnocrate Clinschor ed incentrati entrambi su due oggetti prodigiosi: un letto semovente fatto bersaglio di proiettili di misteriosa provenienza e una colonna dotata della capacità di illuminare e mostrare il territorio circostante per un raggio di 6 miglia. A partire da questi oggetti tecnico-magici da una parte, e dalle enunciazioni del narratore riguardo alle sue fonti, al suo pubblico e ai suoi personaggi dall’altra, si tenta di far luce sulle modalità di circolazione dei saperi tecnico-scientifici al di fuori dell’ambito della letteratura propriamente tecnica. In questa prospettiva dunque viene in primo luogo riletta l’annosa questione del personaggio di Kyot, mediatore di dati provenienti in ultima istanza da due diversi tipi di fonti non letterarie, e della negazione della dipendenza da Chrétien. A proposito del letto magico, l’analisi evidenzia come le innovazioni di Wolfram rispetto all’analogo episodio del Conte du Gral vadano chiaramente nel senso di una riduzione della componente magica a vantaggio di quella tecnica. La colonna è invece interamente invenzione di Wolfram; qui si tenta di ricostruirne le possibili fonti, da Wolfram arditamente contaminate; a margine alcune notazioni sul materiale di costruzione della colonna, che evidenziano come il termine Spiegelsäule, finora costantemente usato nella letteratura secondaria, sia inadeguato.

Fantasia e conoscenze tecnico-scientifiche in Wolfram von Eschenbach

STAITI, CHIARA CLEMENTINA MARIA
2009-01-01

Abstract

L’analisi verte su due ‘episodi’ del Parzival di Wolfram von Eschenbach, entrambi situati nel contesto delle avventure del deuteragonista Gawan al castello incantato del mago-tecnocrate Clinschor ed incentrati entrambi su due oggetti prodigiosi: un letto semovente fatto bersaglio di proiettili di misteriosa provenienza e una colonna dotata della capacità di illuminare e mostrare il territorio circostante per un raggio di 6 miglia. A partire da questi oggetti tecnico-magici da una parte, e dalle enunciazioni del narratore riguardo alle sue fonti, al suo pubblico e ai suoi personaggi dall’altra, si tenta di far luce sulle modalità di circolazione dei saperi tecnico-scientifici al di fuori dell’ambito della letteratura propriamente tecnica. In questa prospettiva dunque viene in primo luogo riletta l’annosa questione del personaggio di Kyot, mediatore di dati provenienti in ultima istanza da due diversi tipi di fonti non letterarie, e della negazione della dipendenza da Chrétien. A proposito del letto magico, l’analisi evidenzia come le innovazioni di Wolfram rispetto all’analogo episodio del Conte du Gral vadano chiaramente nel senso di una riduzione della componente magica a vantaggio di quella tecnica. La colonna è invece interamente invenzione di Wolfram; qui si tenta di ricostruirne le possibili fonti, da Wolfram arditamente contaminate; a margine alcune notazioni sul materiale di costruzione della colonna, che evidenziano come il termine Spiegelsäule, finora costantemente usato nella letteratura secondaria, sia inadeguato.
2009
978-88-6274-118-7
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