Le neoformazioni ad aggressività loco-regionale delle ossa mascellari costituiscono quadri di patologia di grande interesse dottrinale per la rilevanza che hanno sotto l’aspetto anatomoclinico e chirurgico. Gli AA si sono dedicati intensamente a questo interessante capitolo ravvisando, dallo studio delle varie lesioni, elementi comuni sul piano biologico e clinico che, a loro avviso, conferiscono allo stesso una connotazione nosografica ben definita. Di origine ectodermica, mesodermica o ectomesodermica, gli elementi fortemente caratterizzanti tutte queste neoformazioni possono essere riassunti in: 1) benignità biologica cellulare; 2) particolare aggressività, dovuta sia alle cellule di derivazione (inclusi cellulari nelle prime fasi di differenziazione organogenetica, dotati di particolare potenzialità proliferativa), sia alle caratteristiche biochimiche (meccanismi “attivi” di invasione), che spesso determina quadri di estesa distruzione della compagine ossea, con estrinsecazione extraossea ed invasione dei tessuti circostanti; 3) origine talora multicentrica; 4) spiccata tendenza alla recidiva; 5) maggiore aggressività nelle forme recidivate; 6) tendenza statisticamente significativa alla trasformazione maligna. Ne deriva una grave problematica sul piano chirurgico. L’approccio varia tra quello di un trattamento conservativo, che espone alla recidiva, ed un trattamento demolitivo che, al contrario, comporta sempre mutilazioni molto gravi, inaccettabili soprattutto in soggetti giovani, e non sempre adeguatamente corregibili, pur con la chirurgia ricostruttiva più avanzata. Obiettivo ideale per il chirurgo maxillo-facciale è quello di realizzare la radicalità chirurgica nella conservazione di strutture di elevato significato morfologico e funzionale. A tale obiettivo gli AA ritengono che cisi possa avvicinare con uno studio molto accurato della lesione utilizzando le metodiche più avanzate di imaging diagnostico (TC ad alta definizione con analisi densitometriche mirate; RM con enhancement paramagnetico per lo studio della parete). Nella loro esperienza, infatti, che si riferisce a 25 casi osservati negli utlimi 10 anni, per un totale di 40 neoformazioni ad aggressività loco-regionale, l’applicazione di tali metodiche ha consentito di eseguire una chirurgia mirata alla radicalità non demolitiva, con buoni risultati a distanza, anche per quadri particolarmente aggressivi come cheratocisti in Sindromi di gorlin-Goltz. Non si sono, infatti, manifestate recidive nei controlli a distanza effettuati con le suddette metodiche di imaging, in grado di cogliere in fase iniziale eventuali ripetizioni di malattia.

Le neoformazioni ad aggressività loco-regionale delle ossa mascellari

CUTILLI, Tommaso;
1998-01-01

Abstract

Le neoformazioni ad aggressività loco-regionale delle ossa mascellari costituiscono quadri di patologia di grande interesse dottrinale per la rilevanza che hanno sotto l’aspetto anatomoclinico e chirurgico. Gli AA si sono dedicati intensamente a questo interessante capitolo ravvisando, dallo studio delle varie lesioni, elementi comuni sul piano biologico e clinico che, a loro avviso, conferiscono allo stesso una connotazione nosografica ben definita. Di origine ectodermica, mesodermica o ectomesodermica, gli elementi fortemente caratterizzanti tutte queste neoformazioni possono essere riassunti in: 1) benignità biologica cellulare; 2) particolare aggressività, dovuta sia alle cellule di derivazione (inclusi cellulari nelle prime fasi di differenziazione organogenetica, dotati di particolare potenzialità proliferativa), sia alle caratteristiche biochimiche (meccanismi “attivi” di invasione), che spesso determina quadri di estesa distruzione della compagine ossea, con estrinsecazione extraossea ed invasione dei tessuti circostanti; 3) origine talora multicentrica; 4) spiccata tendenza alla recidiva; 5) maggiore aggressività nelle forme recidivate; 6) tendenza statisticamente significativa alla trasformazione maligna. Ne deriva una grave problematica sul piano chirurgico. L’approccio varia tra quello di un trattamento conservativo, che espone alla recidiva, ed un trattamento demolitivo che, al contrario, comporta sempre mutilazioni molto gravi, inaccettabili soprattutto in soggetti giovani, e non sempre adeguatamente corregibili, pur con la chirurgia ricostruttiva più avanzata. Obiettivo ideale per il chirurgo maxillo-facciale è quello di realizzare la radicalità chirurgica nella conservazione di strutture di elevato significato morfologico e funzionale. A tale obiettivo gli AA ritengono che cisi possa avvicinare con uno studio molto accurato della lesione utilizzando le metodiche più avanzate di imaging diagnostico (TC ad alta definizione con analisi densitometriche mirate; RM con enhancement paramagnetico per lo studio della parete). Nella loro esperienza, infatti, che si riferisce a 25 casi osservati negli utlimi 10 anni, per un totale di 40 neoformazioni ad aggressività loco-regionale, l’applicazione di tali metodiche ha consentito di eseguire una chirurgia mirata alla radicalità non demolitiva, con buoni risultati a distanza, anche per quadri particolarmente aggressivi come cheratocisti in Sindromi di gorlin-Goltz. Non si sono, infatti, manifestate recidive nei controlli a distanza effettuati con le suddette metodiche di imaging, in grado di cogliere in fase iniziale eventuali ripetizioni di malattia.
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