Il neoregionalismo, configurato dalla riforma del sistema delle autonomie e successivamente dalla riforma Costituzionale del 2001 ha prodotto da un lato la possibilità da parte delle regioni stesse di caratterizzare maggiormente e in positivo la propria autonomia a livello legislativo e dall’altro l’abbandono del modello di pianificazione di tipo gerarchico e una notevole differenziazione degli strumenti e dei processi. Le nuove leggi urbanistiche regionali in questo processo di differenziazione si sono in genere orientate su due modelli: uno riferito a politiche pubbliche neocontrattuali (basato su regole pre-definite per il governo del territorio), l’altro più caratteristico delle politiche pubbliche neo-utilitaristiche (basato su obiettivi condivisi e strumenti di volta in volta adattivi a essi coerenti, quali gli Accordi Quadro, le Intese di Programma, etc.). Alcune Leggi regionali hanno anche prodotto forme ibride, centrate in particolare sul ruolo assunto dalla “conoscenza” nel governo del territorio, attribuendo ad essa un ruolo di regola neocontrattuale per la valutazione degli obiettivi condivisi, costruiti invece di volta in volta con modalità neoutilitaristiche. L’Unità di ricerca PRIN Sphera dell’Università dell’Aquila ha focalizzato il proprio interesse sull’evoluzione dei sistemi di pianificazione delle Regioni del centro Italia (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise), che si è inteso considerare come l’Italia Mediana, definizione che va inquadrata in un ambito più ampio rispetto a quello strettamente geografico che definisce l’assetto storico del territorio italiano. Lo spostamento dei mercati verso oriente ha prodotto un generale riassetto del sistema infrastrutturale nazionale ed europeo. La individuazione di Corridoi e Piattaforme semplifica l’interpretazione di questa nuova dimensione e in questo quadro l’Italia Mediana si propone come snodo di flussi internazionali Nord-Sud ed Est-Ovest nell’ambito del Mediterraneo. L’Italia Mediana, all’interno dei principali documenti di programmazione comunitaria (con riferimento ai diversi progetti in atto e/o in programma a livello europeo) e in relazione all’inquadramento nazionale ed alle relazioni tra le diverse regioni, non è però mai letta nella sua dimensione di Mega regione soprattutto per ciò che riguarda l’aspetto infrastrutturale. La programmazione europea ha da tempo assunto come prioritario obiettivo quello di arrivare alla costituzione di una immagine unitaria della comunità europea stessa, il più possibile volta allo sviluppo e all’innovazione, determinando una conseguente nuova importanza dello “Spatial Planning”, soprattutto in ambito strategico. Ma in questo senso l’esperienza dello SDEC, pur nella sua importanza, non sembra poter essere riprodotta a scale minori, né poter evolversi in forme di governante plurilivello. Le politiche di cooperazione e di integrazione che pure vedono l’Italia Mediana interessata da una serie di programmi, come ad esempio i programmi comunitari Interreg, che mirano al rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale, non sono riuscite a costruire un’immagine complessiva e interpretativa delle dinamiche in atto, né costituiscono un quadro di coerenza per le politiche europee, nazionali e regionali. Lo stesso Quadro strategico nazionale (Qsn) e i diversi Quadri strategici ragionali (Qsr) propongono obiettivi a volte contrastanti per le diverse realtà regionali, che si configurano, pertanto, come criticità per la programmazione nazionale più generale ma anche per la definizione di nuovi ruoli e soggetti territoriali. L’Italia Mediana, in questo senso, si trova coinvolta in un intenso processo di ridefinizione di ruoli, strategie e compiti da parte delle amministrazioni e può divenire essa stessa una ipotesi di visione strategica se proiettata nella dimensione Euromediterranea. L’Unità di Ricerca Prin SPHERA UNIVAQ ha affrontato le seguenti questioni connesse al ruolo delle Mega regioni nella revisione dello SDEC, alla convergenza ed al tema Città ed infrastrutture. In questa sede si da conto della interazione tra pianificazione ordinaria e istituzionale e forme innovative di pianificazione strategica e di governance che si sono affermate nell’area considerata.

Le nuove forme del Piano nell'Italia mediana

DI LUDOVICO, DONATO
2008-01-01

Abstract

Il neoregionalismo, configurato dalla riforma del sistema delle autonomie e successivamente dalla riforma Costituzionale del 2001 ha prodotto da un lato la possibilità da parte delle regioni stesse di caratterizzare maggiormente e in positivo la propria autonomia a livello legislativo e dall’altro l’abbandono del modello di pianificazione di tipo gerarchico e una notevole differenziazione degli strumenti e dei processi. Le nuove leggi urbanistiche regionali in questo processo di differenziazione si sono in genere orientate su due modelli: uno riferito a politiche pubbliche neocontrattuali (basato su regole pre-definite per il governo del territorio), l’altro più caratteristico delle politiche pubbliche neo-utilitaristiche (basato su obiettivi condivisi e strumenti di volta in volta adattivi a essi coerenti, quali gli Accordi Quadro, le Intese di Programma, etc.). Alcune Leggi regionali hanno anche prodotto forme ibride, centrate in particolare sul ruolo assunto dalla “conoscenza” nel governo del territorio, attribuendo ad essa un ruolo di regola neocontrattuale per la valutazione degli obiettivi condivisi, costruiti invece di volta in volta con modalità neoutilitaristiche. L’Unità di ricerca PRIN Sphera dell’Università dell’Aquila ha focalizzato il proprio interesse sull’evoluzione dei sistemi di pianificazione delle Regioni del centro Italia (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise), che si è inteso considerare come l’Italia Mediana, definizione che va inquadrata in un ambito più ampio rispetto a quello strettamente geografico che definisce l’assetto storico del territorio italiano. Lo spostamento dei mercati verso oriente ha prodotto un generale riassetto del sistema infrastrutturale nazionale ed europeo. La individuazione di Corridoi e Piattaforme semplifica l’interpretazione di questa nuova dimensione e in questo quadro l’Italia Mediana si propone come snodo di flussi internazionali Nord-Sud ed Est-Ovest nell’ambito del Mediterraneo. L’Italia Mediana, all’interno dei principali documenti di programmazione comunitaria (con riferimento ai diversi progetti in atto e/o in programma a livello europeo) e in relazione all’inquadramento nazionale ed alle relazioni tra le diverse regioni, non è però mai letta nella sua dimensione di Mega regione soprattutto per ciò che riguarda l’aspetto infrastrutturale. La programmazione europea ha da tempo assunto come prioritario obiettivo quello di arrivare alla costituzione di una immagine unitaria della comunità europea stessa, il più possibile volta allo sviluppo e all’innovazione, determinando una conseguente nuova importanza dello “Spatial Planning”, soprattutto in ambito strategico. Ma in questo senso l’esperienza dello SDEC, pur nella sua importanza, non sembra poter essere riprodotta a scale minori, né poter evolversi in forme di governante plurilivello. Le politiche di cooperazione e di integrazione che pure vedono l’Italia Mediana interessata da una serie di programmi, come ad esempio i programmi comunitari Interreg, che mirano al rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale, non sono riuscite a costruire un’immagine complessiva e interpretativa delle dinamiche in atto, né costituiscono un quadro di coerenza per le politiche europee, nazionali e regionali. Lo stesso Quadro strategico nazionale (Qsn) e i diversi Quadri strategici ragionali (Qsr) propongono obiettivi a volte contrastanti per le diverse realtà regionali, che si configurano, pertanto, come criticità per la programmazione nazionale più generale ma anche per la definizione di nuovi ruoli e soggetti territoriali. L’Italia Mediana, in questo senso, si trova coinvolta in un intenso processo di ridefinizione di ruoli, strategie e compiti da parte delle amministrazioni e può divenire essa stessa una ipotesi di visione strategica se proiettata nella dimensione Euromediterranea. L’Unità di Ricerca Prin SPHERA UNIVAQ ha affrontato le seguenti questioni connesse al ruolo delle Mega regioni nella revisione dello SDEC, alla convergenza ed al tema Città ed infrastrutture. In questa sede si da conto della interazione tra pianificazione ordinaria e istituzionale e forme innovative di pianificazione strategica e di governance che si sono affermate nell’area considerata.
2008
9788860553706
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