Fin dagli albori della storiografia musicale, la Biblioteca Apostolica Vaticana ha costituito un accesso privilegiato, un passaggio pressoché obbligato per lo studio delle fonti musicali, data la ricchezza e l’unicità del materiale che vi era preservato da tempi remoti. Ad attrarre generazioni di musicologi verso la Vaticana, fino alla metà del Novecento, furono essenzialmente i ricchi fondi Cappella Sistina e Cappella Giulia, insieme agli archivi delle due antiche istituzioni. Non minore attenzione riscossero singoli manoscritti di eccezionale rilevanza storica come – solo per fare qualche esempio – il graduale Vat. lat. 5319 e l’antifonario SanPietro B.79, fondamentali documenti del canto romano antico, il codice Rossiano 215, la più antica fonte di polifonia italiana del Trecento, o il codice Chigi C.VIII.234, straordinaria fonte della polifonia franco-fiamminga del Quattrocento. A partire dagli anni Sessanta, altri importanti fondi vaticani hanno attirato l’interesse degli studiosi che conducevano ricerche in campi diversi dalla musica sacra, come il dramma per musica, l’oratorio, la cantata e la musica per tastiera. Su tutti spiccano i fondi Chigi e Barberini, acquisiti dalla Vaticana nei primi decenni del Novecento, grazie alla straordinaria quantità e qualità del materiale seicentesco, ma non soltanto, che vi è conservato. Non meno del materiale librario, anche i corrispondenti archivi Chigi e Barberini, come pure quello Ottoboni — relativi a famiglie le cui vicende si intrecciano con la storia politica e culturale di Roma e della Chiesa durante l’età moderna — hanno permesso di far luce sulle biografie di importanti musicisti, sulla produzione di drammi ed esecuzioni musicali in vari contesti, sulla costruzione di strumenti musicali e, più in generale, sui meccanismi di patronage in campo musicale. Benché la maggior parte del materiale musicale e archivistico conservato in Vaticana sia ben lungi dall’essere stato completamente esplorato e studiato, la biblioteca si rivela oggi quantomai congeniale alle più avanzate prospettive di ricerca in campo storico-musicale. Tali prospettive sono infatti improntate a metodi di indagine interdisciplinare e trovano nella Vaticana una naturale disponibilità di fonti originali relative a diverse discipline. La Vaticana, per la natura stessa dei suoi innumerevoli fondi, ci permette dunque di avere una visione della musica come parte integrante di quel microcosmo della cultura, al cui centro sta l’Uomo, quale fu concepito per secoli nella civiltà occidentale.

Storia della musica

MORELLI, ARNALDO
2011-01-01

Abstract

Fin dagli albori della storiografia musicale, la Biblioteca Apostolica Vaticana ha costituito un accesso privilegiato, un passaggio pressoché obbligato per lo studio delle fonti musicali, data la ricchezza e l’unicità del materiale che vi era preservato da tempi remoti. Ad attrarre generazioni di musicologi verso la Vaticana, fino alla metà del Novecento, furono essenzialmente i ricchi fondi Cappella Sistina e Cappella Giulia, insieme agli archivi delle due antiche istituzioni. Non minore attenzione riscossero singoli manoscritti di eccezionale rilevanza storica come – solo per fare qualche esempio – il graduale Vat. lat. 5319 e l’antifonario SanPietro B.79, fondamentali documenti del canto romano antico, il codice Rossiano 215, la più antica fonte di polifonia italiana del Trecento, o il codice Chigi C.VIII.234, straordinaria fonte della polifonia franco-fiamminga del Quattrocento. A partire dagli anni Sessanta, altri importanti fondi vaticani hanno attirato l’interesse degli studiosi che conducevano ricerche in campi diversi dalla musica sacra, come il dramma per musica, l’oratorio, la cantata e la musica per tastiera. Su tutti spiccano i fondi Chigi e Barberini, acquisiti dalla Vaticana nei primi decenni del Novecento, grazie alla straordinaria quantità e qualità del materiale seicentesco, ma non soltanto, che vi è conservato. Non meno del materiale librario, anche i corrispondenti archivi Chigi e Barberini, come pure quello Ottoboni — relativi a famiglie le cui vicende si intrecciano con la storia politica e culturale di Roma e della Chiesa durante l’età moderna — hanno permesso di far luce sulle biografie di importanti musicisti, sulla produzione di drammi ed esecuzioni musicali in vari contesti, sulla costruzione di strumenti musicali e, più in generale, sui meccanismi di patronage in campo musicale. Benché la maggior parte del materiale musicale e archivistico conservato in Vaticana sia ben lungi dall’essere stato completamente esplorato e studiato, la biblioteca si rivela oggi quantomai congeniale alle più avanzate prospettive di ricerca in campo storico-musicale. Tali prospettive sono infatti improntate a metodi di indagine interdisciplinare e trovano nella Vaticana una naturale disponibilità di fonti originali relative a diverse discipline. La Vaticana, per la natura stessa dei suoi innumerevoli fondi, ci permette dunque di avere una visione della musica come parte integrante di quel microcosmo della cultura, al cui centro sta l’Uomo, quale fu concepito per secoli nella civiltà occidentale.
2011
9788821008818
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