I recenti approcci alla pianificazione sono ancora di tipo regolativo, in molti casi, ma anche di tipo comportamentale su basi estetico culturali e ambientali. I caratteri prevalenti di questa nuova stagione di pianificazione si possono sintetizzare nella costruzione di impianti conoscitivi molto dettagliati, nell’individuazione delle Unità di Paesaggio e dei relativi Obiettivi di Qualità, nel tentativo di alleggerire la pressione vincolistica dei Piani esistenti in una logica valutativa e progettuale. La predisposizione di poderosi Atlanti del Paesaggio con l’intento di attribuire una Identità ai Paesaggi attraverso il conferimento di senso costituisce comunque la più significativa novità del quadro disciplinare. Si tratta di strumenti attraverso i quali si sperimentano nuovi modelli di rappresentazione e di comunicazione, ma si vuole anche perseguire la tutela di oggetti e simboli quali patrimonio comune (culturale, sociale, etc.), attraverso strumenti generali che però spesso non riescono a dare conto dello stretto legame tra Pianificazione e Progettazione del Paesaggio, se non attraverso la proposizione di buone pratiche o linee guida, che risultano deboli in relazione all’attuazione alla scala locale, di dettaglio, scala convenzionalmente di riferimento progettuale. Il Progetto di Paesaggio è intrinsecamente connesso al Progetto di Territorio e quindi alle Strategie territoriali. Ciò che pare poco indagato dai nuovi Piani Paesaggistici è proprio il feedback indispensabile tra Piano, Progetto e Strategie, che nei PPR viene affrontato attraverso indicazioni progettuali, prescrizioni, indirizzi etc. costituendo così una sorta di livello neutro tra prescrizioni derivanti dai vincoli e progetto, nel quale le indicazioni “leggere” formulate dal Piano Paesaggistico non sono sufficienti e le strategie del Piano Urbanistico – Territoriale che spesso sono assenti,caricando la responsabilità del progettista di notevole autoreferenzialità. Questa lettura propone un nuovo ruolo per la pianificazione ordinaria dei Comuni che verrebbero così investiti della specificazione degli indirizzi per la trasformazione del paesaggio definiti genericamente alle scale superiori e al contempo ne verificherebbero il rapporto con la progettazione paesaggistica delle singole trasformazioni. La trasformazione di un territorio, del paesaggio e del relativo ambiente naturale, è una trasformazione del contesto “identitario” che rende dinamico il Piano stesso. La percezione fisica, sociale e simbolica della trasformazione, il suo impatto fisico, il nuovo paesaggio che ne deriva, traggono consapevolezza dalle interpretazioni del Piano ma rendono quest’ultimo un processo continuo e integrato alla programmazione delle strategie territoriali e di un nuovo sviluppo locale. Questo cambia notevolmente le forme della pianificazione paesaggistica e travalica il concetto vincolistico classico che ne deriva.

Piano e Progetto di Paesaggio. Dall'Area Vasta al Locale.

DI LUDOVICO, DONATO
2012-01-01

Abstract

I recenti approcci alla pianificazione sono ancora di tipo regolativo, in molti casi, ma anche di tipo comportamentale su basi estetico culturali e ambientali. I caratteri prevalenti di questa nuova stagione di pianificazione si possono sintetizzare nella costruzione di impianti conoscitivi molto dettagliati, nell’individuazione delle Unità di Paesaggio e dei relativi Obiettivi di Qualità, nel tentativo di alleggerire la pressione vincolistica dei Piani esistenti in una logica valutativa e progettuale. La predisposizione di poderosi Atlanti del Paesaggio con l’intento di attribuire una Identità ai Paesaggi attraverso il conferimento di senso costituisce comunque la più significativa novità del quadro disciplinare. Si tratta di strumenti attraverso i quali si sperimentano nuovi modelli di rappresentazione e di comunicazione, ma si vuole anche perseguire la tutela di oggetti e simboli quali patrimonio comune (culturale, sociale, etc.), attraverso strumenti generali che però spesso non riescono a dare conto dello stretto legame tra Pianificazione e Progettazione del Paesaggio, se non attraverso la proposizione di buone pratiche o linee guida, che risultano deboli in relazione all’attuazione alla scala locale, di dettaglio, scala convenzionalmente di riferimento progettuale. Il Progetto di Paesaggio è intrinsecamente connesso al Progetto di Territorio e quindi alle Strategie territoriali. Ciò che pare poco indagato dai nuovi Piani Paesaggistici è proprio il feedback indispensabile tra Piano, Progetto e Strategie, che nei PPR viene affrontato attraverso indicazioni progettuali, prescrizioni, indirizzi etc. costituendo così una sorta di livello neutro tra prescrizioni derivanti dai vincoli e progetto, nel quale le indicazioni “leggere” formulate dal Piano Paesaggistico non sono sufficienti e le strategie del Piano Urbanistico – Territoriale che spesso sono assenti,caricando la responsabilità del progettista di notevole autoreferenzialità. Questa lettura propone un nuovo ruolo per la pianificazione ordinaria dei Comuni che verrebbero così investiti della specificazione degli indirizzi per la trasformazione del paesaggio definiti genericamente alle scale superiori e al contempo ne verificherebbero il rapporto con la progettazione paesaggistica delle singole trasformazioni. La trasformazione di un territorio, del paesaggio e del relativo ambiente naturale, è una trasformazione del contesto “identitario” che rende dinamico il Piano stesso. La percezione fisica, sociale e simbolica della trasformazione, il suo impatto fisico, il nuovo paesaggio che ne deriva, traggono consapevolezza dalle interpretazioni del Piano ma rendono quest’ultimo un processo continuo e integrato alla programmazione delle strategie territoriali e di un nuovo sviluppo locale. Questo cambia notevolmente le forme della pianificazione paesaggistica e travalica il concetto vincolistico classico che ne deriva.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11697/40032
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