Mille dubbi, e non sempre mascherati da domande, si affollano intorno all’inviolabile mondo in-teriore dell’uomo, insidiato ogni istante dell’esistenza da condizioni di vita e di relazioni non sere-ne. Il richiamo agli utopismi rivoluzionari, agli idealismi con tutti gli inevitabili fallimenti di un’Europa agonizzante del XX secolo, a cui la Zambrano dedica gran parte delle sue riflessioni e del suo impegno politico in una prospettiva ermeneutica qui condivisa, non può non risultare di grande attualità e risvegliare in noi il desiderio “di disfare la nascita” (desnacer), di tornare un’altra volta e di continuo a nascere e sentire la possibilità di conquistare l’autenticità del proprio essere senza perdere di vista sia la meraviglia di una promessa di realizzazione creatrice, sia l’accettazione di una controvita, ovvero di una vita “composta di «e»: l’accidentale e l’immutabile, l’esclusivo e l’afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l’attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro”. Nel metabolizzare questo lento e controverso cammino, l’uomo chiarisce la scelta verso un canale privilegiato (perché appunto scelto) dell’esistenza stessa e si destina così agli altri in un’apertura relazionale possibile, ove il pensiero si fa esso stesso storia. È un pensiero in atto in una sorta di “mondanizzazione” della filosofia che implica la considerazione e il confronto-scontro-incontro costante con il non propria-mente filosofico o “terzo cammino” che oggi marca la discontinuità con la tradizione speculativa: non si costringe più la vita nei parametri formali della filosofia, bensì si conferiscono alla filosofia i caratteri concreti della vita. È una “filosofia vivente”.

Il “terzo cammino”: i pensieri che accompagnano l’esistenza

PARENTE, LUCIA MARIA GRAZIA
2015-01-01

Abstract

Mille dubbi, e non sempre mascherati da domande, si affollano intorno all’inviolabile mondo in-teriore dell’uomo, insidiato ogni istante dell’esistenza da condizioni di vita e di relazioni non sere-ne. Il richiamo agli utopismi rivoluzionari, agli idealismi con tutti gli inevitabili fallimenti di un’Europa agonizzante del XX secolo, a cui la Zambrano dedica gran parte delle sue riflessioni e del suo impegno politico in una prospettiva ermeneutica qui condivisa, non può non risultare di grande attualità e risvegliare in noi il desiderio “di disfare la nascita” (desnacer), di tornare un’altra volta e di continuo a nascere e sentire la possibilità di conquistare l’autenticità del proprio essere senza perdere di vista sia la meraviglia di una promessa di realizzazione creatrice, sia l’accettazione di una controvita, ovvero di una vita “composta di «e»: l’accidentale e l’immutabile, l’esclusivo e l’afferrabile, il bizzarro e il prevedibile, l’attuale e il potenziale, tutte realtà che si moltiplicano, si aggrovigliano, si sovrappongono, entrano in collisione, si combinano tra loro”. Nel metabolizzare questo lento e controverso cammino, l’uomo chiarisce la scelta verso un canale privilegiato (perché appunto scelto) dell’esistenza stessa e si destina così agli altri in un’apertura relazionale possibile, ove il pensiero si fa esso stesso storia. È un pensiero in atto in una sorta di “mondanizzazione” della filosofia che implica la considerazione e il confronto-scontro-incontro costante con il non propria-mente filosofico o “terzo cammino” che oggi marca la discontinuità con la tradizione speculativa: non si costringe più la vita nei parametri formali della filosofia, bensì si conferiscono alla filosofia i caratteri concreti della vita. È una “filosofia vivente”.
2015
9788863180435
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