L’impiego delle tecnologie dell’acciaio nell’architettura per la residenza ha da sempre rappresentato, specialmente per l’Italia, un ambito di ricerca e sperimentazione circoscritto. Nonostante infatti, anche in Italia, la residenza si pone come tema centrale al dibattito modernista e, successivamente agli eventi bellici, come problema sociale, la sua declinazione rispetto alla tecnologia dell’acciaio resta condizionata dalla particolarità delle vicende storiche nazionali, e da un retroterra culturale in cui l’abitare mal si coniuga con l’idea di provvisorietà suggerito da questa tecnologia. Le vicende tecnico-progettuali della casa in acciaio possono essere ricondotte a diversi filoni tematici: “la casa provvisoria”, per l’emergenza, la “casa antisismica”, per la sicurezza dagli eventi calamitosi e dal terremoto, la “casa sperimentale” legata alle nuove istanze culturali e progettata a titolo dimostrativo, ”la casa d’oltremare”, prodotto industriale esportato prevalentemente in Africa, la “casa in acciaio” legata prima all’attuazione di programmi di promozione e sviluppo, CECA, ACAI, e dopo alla elaborazione di sistemi integrati prefabbricati o industrializzati per l’edilizia residenziale, fino all’attuale ridotta sperimentazione tutta giocata sul piano linguistico. Rispetto al contesto delineato, nell’ambito delle vicende che hanno caratterizzato le manifestazioni della Triennale di Milano, dal 1933 al 1954, l’obiettivo è quello di ricostruire la vicenda della sperimentazione della costruzione metallica nella residenza. In relazione alla specificità dei temi che hanno caratterizzato le singole manifestazioni espositive, sono analizzati i diversi prototipi e progetti di “casa sperimentale” in acciaio in funzione delle soluzioni tecniche e dei sistemi costruttivi, valutandone le implicazioni di natura tecnologica, funzionale e formale. Dopo la IV Triennale, che segna il momento di passaggio dall’esposizione tradizionale di disegni e modelli, a quella innovativa di veri prototipi in scala, con una prima proposta di ricerca tipologica sulla residenza legata però ancora a tecniche e linguaggi tradizionali, è la V Triennale del 1933 a porsi come reale momento di innovazione culturale e tecnica sul tema della “civiltà dell’abitare”, con le prime proposte di casa a struttura metallica. La sperimentazione di nuovi modelli abitativi, indagati nella tipologia della “casa delle vacanze” e della “casa collettiva”, implica, per alcuni dei prototipi realizzati, l’uso della struttura in acciaio, che nello specifico della casa collettiva, si declina con la necessità di dimostrare i vantaggi e le opportunità di alloggi flessibili in termini di uso e di spazio, implicando l’adozione congruente di soluzioni figurative lontane da quelle della tradizione e al contrario vicine a quelle dell’ architettura moderna. Nella ricerca sull’abitazione unifamiliare, legata a diverse condizioni di contesto o ad una particolare tipologia di utente, l’uso dell’acciaio appare invece, strettamente funzionale alla volontà di una sperimentazione linguistica e formale che implica nuove stereometrie in grado di declinare diversamente purezza e leggerezza. Nella VI Triennale la “Mostra dei sistemi costruttivi e dei materiali edilizi” mostra ancora un dichiarato entusiasmo per le strutture e i componenti in acciaio, che successivamente viene inficiato dalla cultura autarchica che governerà la VII Triennale con la “Mostra dell’autarchia nell’edilizia”. Nella VIII Triennale del 1947, nella fase della ricostruzione postbellica, l’uso della struttura metallica nell’edilizia residenziale torna ad essere centrale e collegato ad una diretta sperimentazione in campo tecnologico e costruttivo; il Ministero dei Lavori pubblici e del CNR bandiscono un concorso per la redazioni di progetti che, sulla base di un unico schema distributivo di alloggio, sperimentassero l’applicazione di sistemi costruttivi e ne valutassero i parametri di economicità, razionalità, tempi, ecc. La X Triennale del 1954 apre ai temi della prefabbricazione e industrializzazione edilizia e l’uso dell’acciaio viene di nuovo sperimentato su alcune tipologie di case “singole” con l’obiettivo di mostrarne i caratteri e la natura di vero prodotto industriale prefabbricato, prodotto in serie e assemblato a piè d’opera con procedimenti a secco in grado di realizzare una variegata gamma di soluzioni abitative. Indagare queste vicende rappresentative di una volontà di innovazione culturale e della sperimentazione tecnologica nell’uso dell’acciaio nell’ambito dell’architettura della residenza degli anni ‘30 e ‘50 in Italia può segnare un punto centrale e significativo nella ricostruzione più generale di una vicenda che, legata a diversi fattori, storici, culturali, economici, ha innescato, nel nostro paese, processi di innovazione tecnologica parziali e di margine con una forte tendenza alla ibridazione delle soluzioni tecniche.

In architecture, the use of steel technologies in housing has always represented, especially in Italy, a research and experimentation field rather delimited. Although the housing topic has been a central focus in the modernist debate, following wartime events it became a social problem, its decline regarding steel technology remains conditioned by historical events, in particular the autarky, and cultural background doesn’t accept the temporary idea of housing, suggested by the use of steel. In this context and with an outlook of vicissitudes with fragmentary border reconstruction, the goal is to research technical modes and building systems, analysing its specificity in relation to operative ambit addressed to the traditional technologies, and to assess technique and shape implications, pointing out if the steel use has been applied in a coherent way, to the whole construction system. These technical-project vicissitudes can be analyzed in relation to different topic trends: the “temporary house”, the “antiseismic house”, the “experimental house” and the “steel house”. Regarding the underlying events that have characterized the Triennale of Milan, from 1933 to 1954, the goal is to rebuild the experimentation history in relation to housing realized in steel building. The specificity of the themes that have characterized individual exhibitions are analysed from different prototypes and projects of the “experimental house" in steel, on the basis of technical solutions and systems construction, assessing the technological, functional and formal implications. After the IV Triennale, which marks the moment of transition from traditional designs to the innovative prototypes of real scale, the V Triennale, in 1933, has an important role, as the real moment of cultural and technical innovation on the theme of "civilization of living", with the first proposals for a steel house structure. The experimenting of new housing models concerning the type of "holiday house" and the "collective house" requires, for some of the prototypes made, the use of steel structures, especially for the collective house, where it is necessary to demonstrate the opportunities of flexible housing in terms of use. Concerning single housing research which deals with several conditions or a particular type of user, the use of steel appears instead, strictly functional with the necessity of formal and linguistic experimentations. In the VI Triennale "Systems construction and building materials exhibition" shows current enthusiasm for steel structures and components, which later is invalidated by autarkic culture that will rule the VII Triennale with "Autarky Exhibition in building”. In VIII Triennale, the stage of post-conflict reconstruction, the use of steel structure in buildings is still central and connected to a direct experimentation in the technology and building field. The Ministry of Public Works and the CNR advertise a competition to realize projects, based on a single distribution scheme of housing, which experiment with the application of building systems and which value parameters of economy, efficiency, time, etc. The X Triennale deals with themes of the industrialization and prefabrication in building and steel use is still tested on some kinds of "individual" houses with the aim of showing the aspects and the nature of a real prefabricated and industrial product, the mass produced and assembled by processes with dry able to achieve a different range of housing solutions. Investigation of these representative events which demonstrate a need for cultural innovation and experimentation in technology using steel for housing architecture of the 1930’s and 1950’s in Italy may mark a significant and central point in the general reconstruction of an event that was related to many aspects; historical, cultural, economic, and has caused marginal processes of technological innovation, in our country, with a strong trend toward hybridization of technical solutions.

The steel house twentieth-century Italian architecture: experimental prototypes and projects at the Milan Triennale Exhibitions

Renato Morganti;Alessandra Tosone
2009-01-01

Abstract

In architecture, the use of steel technologies in housing has always represented, especially in Italy, a research and experimentation field rather delimited. Although the housing topic has been a central focus in the modernist debate, following wartime events it became a social problem, its decline regarding steel technology remains conditioned by historical events, in particular the autarky, and cultural background doesn’t accept the temporary idea of housing, suggested by the use of steel. In this context and with an outlook of vicissitudes with fragmentary border reconstruction, the goal is to research technical modes and building systems, analysing its specificity in relation to operative ambit addressed to the traditional technologies, and to assess technique and shape implications, pointing out if the steel use has been applied in a coherent way, to the whole construction system. These technical-project vicissitudes can be analyzed in relation to different topic trends: the “temporary house”, the “antiseismic house”, the “experimental house” and the “steel house”. Regarding the underlying events that have characterized the Triennale of Milan, from 1933 to 1954, the goal is to rebuild the experimentation history in relation to housing realized in steel building. The specificity of the themes that have characterized individual exhibitions are analysed from different prototypes and projects of the “experimental house" in steel, on the basis of technical solutions and systems construction, assessing the technological, functional and formal implications. After the IV Triennale, which marks the moment of transition from traditional designs to the innovative prototypes of real scale, the V Triennale, in 1933, has an important role, as the real moment of cultural and technical innovation on the theme of "civilization of living", with the first proposals for a steel house structure. The experimenting of new housing models concerning the type of "holiday house" and the "collective house" requires, for some of the prototypes made, the use of steel structures, especially for the collective house, where it is necessary to demonstrate the opportunities of flexible housing in terms of use. Concerning single housing research which deals with several conditions or a particular type of user, the use of steel appears instead, strictly functional with the necessity of formal and linguistic experimentations. In the VI Triennale "Systems construction and building materials exhibition" shows current enthusiasm for steel structures and components, which later is invalidated by autarkic culture that will rule the VII Triennale with "Autarky Exhibition in building”. In VIII Triennale, the stage of post-conflict reconstruction, the use of steel structure in buildings is still central and connected to a direct experimentation in the technology and building field. The Ministry of Public Works and the CNR advertise a competition to realize projects, based on a single distribution scheme of housing, which experiment with the application of building systems and which value parameters of economy, efficiency, time, etc. The X Triennale deals with themes of the industrialization and prefabrication in building and steel use is still tested on some kinds of "individual" houses with the aim of showing the aspects and the nature of a real prefabricated and industrial product, the mass produced and assembled by processes with dry able to achieve a different range of housing solutions. Investigation of these representative events which demonstrate a need for cultural innovation and experimentation in technology using steel for housing architecture of the 1930’s and 1950’s in Italy may mark a significant and central point in the general reconstruction of an event that was related to many aspects; historical, cultural, economic, and has caused marginal processes of technological innovation, in our country, with a strong trend toward hybridization of technical solutions.
2009
978-3-936033-31-1
L’impiego delle tecnologie dell’acciaio nell’architettura per la residenza ha da sempre rappresentato, specialmente per l’Italia, un ambito di ricerca e sperimentazione circoscritto. Nonostante infatti, anche in Italia, la residenza si pone come tema centrale al dibattito modernista e, successivamente agli eventi bellici, come problema sociale, la sua declinazione rispetto alla tecnologia dell’acciaio resta condizionata dalla particolarità delle vicende storiche nazionali, e da un retroterra culturale in cui l’abitare mal si coniuga con l’idea di provvisorietà suggerito da questa tecnologia. Le vicende tecnico-progettuali della casa in acciaio possono essere ricondotte a diversi filoni tematici: “la casa provvisoria”, per l’emergenza, la “casa antisismica”, per la sicurezza dagli eventi calamitosi e dal terremoto, la “casa sperimentale” legata alle nuove istanze culturali e progettata a titolo dimostrativo, ”la casa d’oltremare”, prodotto industriale esportato prevalentemente in Africa, la “casa in acciaio” legata prima all’attuazione di programmi di promozione e sviluppo, CECA, ACAI, e dopo alla elaborazione di sistemi integrati prefabbricati o industrializzati per l’edilizia residenziale, fino all’attuale ridotta sperimentazione tutta giocata sul piano linguistico. Rispetto al contesto delineato, nell’ambito delle vicende che hanno caratterizzato le manifestazioni della Triennale di Milano, dal 1933 al 1954, l’obiettivo è quello di ricostruire la vicenda della sperimentazione della costruzione metallica nella residenza. In relazione alla specificità dei temi che hanno caratterizzato le singole manifestazioni espositive, sono analizzati i diversi prototipi e progetti di “casa sperimentale” in acciaio in funzione delle soluzioni tecniche e dei sistemi costruttivi, valutandone le implicazioni di natura tecnologica, funzionale e formale. Dopo la IV Triennale, che segna il momento di passaggio dall’esposizione tradizionale di disegni e modelli, a quella innovativa di veri prototipi in scala, con una prima proposta di ricerca tipologica sulla residenza legata però ancora a tecniche e linguaggi tradizionali, è la V Triennale del 1933 a porsi come reale momento di innovazione culturale e tecnica sul tema della “civiltà dell’abitare”, con le prime proposte di casa a struttura metallica. La sperimentazione di nuovi modelli abitativi, indagati nella tipologia della “casa delle vacanze” e della “casa collettiva”, implica, per alcuni dei prototipi realizzati, l’uso della struttura in acciaio, che nello specifico della casa collettiva, si declina con la necessità di dimostrare i vantaggi e le opportunità di alloggi flessibili in termini di uso e di spazio, implicando l’adozione congruente di soluzioni figurative lontane da quelle della tradizione e al contrario vicine a quelle dell’ architettura moderna. Nella ricerca sull’abitazione unifamiliare, legata a diverse condizioni di contesto o ad una particolare tipologia di utente, l’uso dell’acciaio appare invece, strettamente funzionale alla volontà di una sperimentazione linguistica e formale che implica nuove stereometrie in grado di declinare diversamente purezza e leggerezza. Nella VI Triennale la “Mostra dei sistemi costruttivi e dei materiali edilizi” mostra ancora un dichiarato entusiasmo per le strutture e i componenti in acciaio, che successivamente viene inficiato dalla cultura autarchica che governerà la VII Triennale con la “Mostra dell’autarchia nell’edilizia”. Nella VIII Triennale del 1947, nella fase della ricostruzione postbellica, l’uso della struttura metallica nell’edilizia residenziale torna ad essere centrale e collegato ad una diretta sperimentazione in campo tecnologico e costruttivo; il Ministero dei Lavori pubblici e del CNR bandiscono un concorso per la redazioni di progetti che, sulla base di un unico schema distributivo di alloggio, sperimentassero l’applicazione di sistemi costruttivi e ne valutassero i parametri di economicità, razionalità, tempi, ecc. La X Triennale del 1954 apre ai temi della prefabbricazione e industrializzazione edilizia e l’uso dell’acciaio viene di nuovo sperimentato su alcune tipologie di case “singole” con l’obiettivo di mostrarne i caratteri e la natura di vero prodotto industriale prefabbricato, prodotto in serie e assemblato a piè d’opera con procedimenti a secco in grado di realizzare una variegata gamma di soluzioni abitative. Indagare queste vicende rappresentative di una volontà di innovazione culturale e della sperimentazione tecnologica nell’uso dell’acciaio nell’ambito dell’architettura della residenza degli anni ‘30 e ‘50 in Italia può segnare un punto centrale e significativo nella ricostruzione più generale di una vicenda che, legata a diversi fattori, storici, culturali, economici, ha innescato, nel nostro paese, processi di innovazione tecnologica parziali e di margine con una forte tendenza alla ibridazione delle soluzioni tecniche.
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