Il processo di Riforma, avviato nella passata legislatura in una logica ancora unitaria e centrale, quasi quale conclusione del “progetto del moderno”, si è in realtà aperto in una pluralità di sperimentazioni ed innovazioni. Le origini di un tale atteggiamento si possono far risalire certamente al processo di deistituzionalizzazione e quindi all’opportunità di pianificare lo sviluppo territoriale ed urbano alle diverse scale senza tener conto delle coerenze complessive. Queste sperimentazioni si possono, in realtà, interpretare, da un lato come ricomposizione dei processi di pianificazione ordinari in nuovi impianti neo-contrattuali e dall’altro come ricomposizione dal basso di nuove forme di interesse pubblico intorno a progetti di sviluppo locale i cui obiettivi sono essenzialmente neo-utilitaristici. Si tratta di approcci che non si rappresentano mai in forme “pure” a tendono a ibridazioni di diversa natura. In tale contesto assume particolare rilevanza il rapporto conoscenza-decisione che tende a spostare sulla conoscenza la natura neo-contrattuale del processo di piano (statuto dei luoghi – conoscenza fondativa) e sulla decisione, quella utilitaristica (strategie – spesso in una logica di efficienza più che di efficacia). Il rischio è quello di irrigidire l’impianto conoscitivo e di separarlo nei fatti da quello decisionale. La costruzione delle Carte dei Luoghi e dei Paesaggi si colloca in questo campo di esperienze, volte alla reintroduzione nel processo di piano dei fattori di conoscenza che partecipano alla costruzione dei progetti di sviluppo sottesi alla nuova pubblica utilità della pianificazione. In questo senso le tecniche e le impostazioni concettuali classiche sembrano poco idonee. Si vuole infatti tener conto al tempo medesimo, non solo di temi che generalmente compaiono distinti, ma anche delle loro mutue relazioni e di come tali relazioni interagiscono nella definizione dei progetti. Si tratta allora di mettere a punto uno strumento di aiuto alle scelte della pianificazione, che tenga conto della transcalarità dei temi considerati, che superi la segmentazione dei tematismi, che permetta l’integrazione disciplinare ed una gestione dinamica (anche attraverso i SIT) in una logica non gerarchica né sequenziale (conoscenza → piano), ma piuttosto in un processo iterativo e circolare in cui livelli “alti” di conoscenza istituzionale si confrontano con altri tipi di conoscenza tra cui quelli di progetto (progetto di paesaggio e progetto dei luoghi) fortemente connotati da conoscenze identitarie e locali. La necessità di avere a disposizione un simile strumento di supporto alla pianificazione e alla programmazione – in generale alla decisione – pone in evidenza altre questioni, quali ad esempio la natura della conoscenza (plurale, non olistica), la sua perfettibilità (o meglio l’aggiornamento dell’informazione), la transcalarità in rapporto alle verifiche di coerenza tra i diversi livelli di pianificazione e programmazione ed alle verifiche di compatibilità rispetto alle caratteristiche ambientali di un territorio, etc. Una serie di esperienze condotte in diverse regioni nel corso della formazione di nuovi impianti legislativi che basano il sistema della pianificazione sulla lettura-interpretazione dei paesaggi e degli ecosistemi ad essi connessi e ne deriva “indirizzi” e “regole” per i comportamenti dei soggetti della pianificazione, fornisce l’occasione di una prima riflessione in merito.

Le Carte dei Luoghi e dei Paesaggi, strumenti per un governo plurale del territorio

DI LUDOVICO, DONATO
2004-01-01

Abstract

Il processo di Riforma, avviato nella passata legislatura in una logica ancora unitaria e centrale, quasi quale conclusione del “progetto del moderno”, si è in realtà aperto in una pluralità di sperimentazioni ed innovazioni. Le origini di un tale atteggiamento si possono far risalire certamente al processo di deistituzionalizzazione e quindi all’opportunità di pianificare lo sviluppo territoriale ed urbano alle diverse scale senza tener conto delle coerenze complessive. Queste sperimentazioni si possono, in realtà, interpretare, da un lato come ricomposizione dei processi di pianificazione ordinari in nuovi impianti neo-contrattuali e dall’altro come ricomposizione dal basso di nuove forme di interesse pubblico intorno a progetti di sviluppo locale i cui obiettivi sono essenzialmente neo-utilitaristici. Si tratta di approcci che non si rappresentano mai in forme “pure” a tendono a ibridazioni di diversa natura. In tale contesto assume particolare rilevanza il rapporto conoscenza-decisione che tende a spostare sulla conoscenza la natura neo-contrattuale del processo di piano (statuto dei luoghi – conoscenza fondativa) e sulla decisione, quella utilitaristica (strategie – spesso in una logica di efficienza più che di efficacia). Il rischio è quello di irrigidire l’impianto conoscitivo e di separarlo nei fatti da quello decisionale. La costruzione delle Carte dei Luoghi e dei Paesaggi si colloca in questo campo di esperienze, volte alla reintroduzione nel processo di piano dei fattori di conoscenza che partecipano alla costruzione dei progetti di sviluppo sottesi alla nuova pubblica utilità della pianificazione. In questo senso le tecniche e le impostazioni concettuali classiche sembrano poco idonee. Si vuole infatti tener conto al tempo medesimo, non solo di temi che generalmente compaiono distinti, ma anche delle loro mutue relazioni e di come tali relazioni interagiscono nella definizione dei progetti. Si tratta allora di mettere a punto uno strumento di aiuto alle scelte della pianificazione, che tenga conto della transcalarità dei temi considerati, che superi la segmentazione dei tematismi, che permetta l’integrazione disciplinare ed una gestione dinamica (anche attraverso i SIT) in una logica non gerarchica né sequenziale (conoscenza → piano), ma piuttosto in un processo iterativo e circolare in cui livelli “alti” di conoscenza istituzionale si confrontano con altri tipi di conoscenza tra cui quelli di progetto (progetto di paesaggio e progetto dei luoghi) fortemente connotati da conoscenze identitarie e locali. La necessità di avere a disposizione un simile strumento di supporto alla pianificazione e alla programmazione – in generale alla decisione – pone in evidenza altre questioni, quali ad esempio la natura della conoscenza (plurale, non olistica), la sua perfettibilità (o meglio l’aggiornamento dell’informazione), la transcalarità in rapporto alle verifiche di coerenza tra i diversi livelli di pianificazione e programmazione ed alle verifiche di compatibilità rispetto alle caratteristiche ambientali di un territorio, etc. Una serie di esperienze condotte in diverse regioni nel corso della formazione di nuovi impianti legislativi che basano il sistema della pianificazione sulla lettura-interpretazione dei paesaggi e degli ecosistemi ad essi connessi e ne deriva “indirizzi” e “regole” per i comportamenti dei soggetti della pianificazione, fornisce l’occasione di una prima riflessione in merito.
2004
9788846453167
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.
Pubblicazioni consigliate

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11697/43101
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact