Le ricerche sulla storia della musica sacra a Roma hanno finora rivolto la loro attenzione prevalentemente sulle chiese che mantennero una cappella stabile impiegata nelle liturgie maggiori delle domeniche e dei giorni festivi, quali messe e vespri. Di conseguenza un altro versante — quello delle musiche eseguite durante particolari pratiche devozionali — non meno rilevante dell’ordinaria prassi musicale nelle chiese romane è rimasto in ombra. L’assenza di una cappella musicale stabile, infatti, non deve far pensare che una chiesa fosse completamente priva di una qualche forma di servizio musicale regolare: altri soggetti, come le confraternite che, non avendo una propria sede autonoma, erano ospitate in una chiesa, talvolta promuovevano con regolarità dentro la chiesa ospitante devozioni come la Salve con le litanie, o l’esposizione del santissimo, accompagnandole con l’esecuzione di una «buona musica». La relazione intende prima di tutto mostrare il considerevole numero di luoghi sacri dove tutti i sabati dell’anno e nelle feste mariane, dopo l’ufficio della compieta, si teneva un atto devozionale comunemente denominato «la Salve», consistente nel canto di un’antifona mariana, principalmente la Salve regina, e delle litanie lauretane; oppure quelle in cui con regolare cadenza in un determinato giorno del mese si teneva l’esposizione del «santissimo sacramento», un genere di devozione coltivato presso numerose congregazioni religiose o confraternite laiche, talvolta sorte con questo precipuo scopo. Particolare attenzione viene prestata nel chiarire i diversi tipi di patronage che diedero vita a queste pratiche devozionali durante il Seicento: da quello familiare a quello cardinalizio; da quello delle confraternite nazionali a quello delle congregazioni religiose nate fra Cinquecento e Seicento.

«Con musica eccellentissima di cose pie». Salve, litanie ed altre devozioni: pratiche religiose e patronage a Roma in età moderna

MORELLI, ARNALDO
2013-01-01

Abstract

Le ricerche sulla storia della musica sacra a Roma hanno finora rivolto la loro attenzione prevalentemente sulle chiese che mantennero una cappella stabile impiegata nelle liturgie maggiori delle domeniche e dei giorni festivi, quali messe e vespri. Di conseguenza un altro versante — quello delle musiche eseguite durante particolari pratiche devozionali — non meno rilevante dell’ordinaria prassi musicale nelle chiese romane è rimasto in ombra. L’assenza di una cappella musicale stabile, infatti, non deve far pensare che una chiesa fosse completamente priva di una qualche forma di servizio musicale regolare: altri soggetti, come le confraternite che, non avendo una propria sede autonoma, erano ospitate in una chiesa, talvolta promuovevano con regolarità dentro la chiesa ospitante devozioni come la Salve con le litanie, o l’esposizione del santissimo, accompagnandole con l’esecuzione di una «buona musica». La relazione intende prima di tutto mostrare il considerevole numero di luoghi sacri dove tutti i sabati dell’anno e nelle feste mariane, dopo l’ufficio della compieta, si teneva un atto devozionale comunemente denominato «la Salve», consistente nel canto di un’antifona mariana, principalmente la Salve regina, e delle litanie lauretane; oppure quelle in cui con regolare cadenza in un determinato giorno del mese si teneva l’esposizione del «santissimo sacramento», un genere di devozione coltivato presso numerose congregazioni religiose o confraternite laiche, talvolta sorte con questo precipuo scopo. Particolare attenzione viene prestata nel chiarire i diversi tipi di patronage che diedero vita a queste pratiche devozionali durante il Seicento: da quello familiare a quello cardinalizio; da quello delle confraternite nazionali a quello delle congregazioni religiose nate fra Cinquecento e Seicento.
2013
9788820989910
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