La Farbenlehre “Teoria dei colori” di Johann Wolfgang Goethe è un’opera difficile da collocare e da valutare: se Goethe non l’avesse scritta, la sua fama non ne sarebbe diminuita; e se non l’avesse scritta un autore tanto eminente, forse oggi di essa si parlerebbe molto meno. La sua principale tesi – che i colori sono fenomeni derivati dalla miscelazione di luce bianca e oscurità – si oppone alla concezione newtoniana secondo la quale i colori sono originari e il bianco è derivato, e per questo viene semplicisticamente considerata “sbagliata”. Tuttavia, proprio perché si tratta di un’opera di Goethe e poiché la natura del colore è qualcosa di complesso, i giudizi semplicistici vanno evitati. Esperimenti della metà del Novecento condotti da diversi studiosi (tra i quali Edwin Land, l’inventore dell’apparecchio fotografico Polaroid) hanno mostrato che due raggi monocromatici, entrambi gialli ma con sfumature diverse, possono dar luogo all’intera gamma dei colori, se fatti interagire con superfici bianche e nere in certe condizioni di luminosità. Goethe non ha “sbagliato”. Piuttosto bisogna tenere contro che scrisse un trattato di cromatologia, non di ottica – nonostante lo abbia presentato come alternativo all’Opticks di Newton. I suoi risultati non sono dunque direttamente comparabili con quelli di un’opera dedicata principalmente all’ottica e solo marginalmente ai colori.

La Farbenlehre di Goethe

SEGALA, MARCO
2015-01-01

Abstract

La Farbenlehre “Teoria dei colori” di Johann Wolfgang Goethe è un’opera difficile da collocare e da valutare: se Goethe non l’avesse scritta, la sua fama non ne sarebbe diminuita; e se non l’avesse scritta un autore tanto eminente, forse oggi di essa si parlerebbe molto meno. La sua principale tesi – che i colori sono fenomeni derivati dalla miscelazione di luce bianca e oscurità – si oppone alla concezione newtoniana secondo la quale i colori sono originari e il bianco è derivato, e per questo viene semplicisticamente considerata “sbagliata”. Tuttavia, proprio perché si tratta di un’opera di Goethe e poiché la natura del colore è qualcosa di complesso, i giudizi semplicistici vanno evitati. Esperimenti della metà del Novecento condotti da diversi studiosi (tra i quali Edwin Land, l’inventore dell’apparecchio fotografico Polaroid) hanno mostrato che due raggi monocromatici, entrambi gialli ma con sfumature diverse, possono dar luogo all’intera gamma dei colori, se fatti interagire con superfici bianche e nere in certe condizioni di luminosità. Goethe non ha “sbagliato”. Piuttosto bisogna tenere contro che scrisse un trattato di cromatologia, non di ottica – nonostante lo abbia presentato come alternativo all’Opticks di Newton. I suoi risultati non sono dunque direttamente comparabili con quelli di un’opera dedicata principalmente all’ottica e solo marginalmente ai colori.
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