Il principale supporto del piano e del progetto urbanistico (Di Ludovico, Properzi 2012, pp. 4-5) è il sistema degli spazi pubblici, con le sue strade, le sue piazze, i suoi edifici. La letteratura urbanistica sul tema è vastissima e in questo breve testo ci si limiterà a declinarne le nuove specie e le nuove forme, legate alle evoluzioni delle tecnologie digitali e agli aspetti della sicurezza (da eventi catastrofici), legate anche ad una società contemporanea che sempre più confonde sfera pubblica e sfera privata richiedendo spazi collettivi (di proprietà pubblica e/o privata) adattivi, il cui carattere principale è la temporaneità e la mutevolezza. Lo spazio pubblico, classicamente inteso, ha la caratteristica di essere uno spazio stabile e duraturo. Come afferma Hannah Arendt, esso si fonda sulla permanenza: «only the existence of a public realm and the world's subsequent transformation into a community of things which gathers men together and relates them to each other depends entirely on permanence. If the world is to contain a public space, it cannot be erected for one generation and planned for the living only; it must transcend the life-span of mortal men» (Arendt 1958, p. 55). Lo spazio pubblico trascende la vita degli uomini. Oggi però assistiamo ad un capovolgimento di tale carattere: l’uso pubblico di uno spazio non è più permanente, a volte esso è invaso da usi privati, ha un carattere essenzialmente ludico ed è sempre più spesso interessato da usi temporanei. Si potrebbe affermare che oggi l’uso temporaneo è ciò che rivela la capacità di uno spazio di divenire pubblico, «una costellazione mobile di individui, un accidente che si costruisce e si disfa ripetutamente, in modo intenzionale. Lo spazio è pubblico in alcuni momenti e non in altri», a dispetto di un senso comune generale che lo vorrebbe fermo, solido, ben circoscritto, trasformando in questi caratteri anche valori ideologici e per alcuni versi fondamentalmente ‘conservatori’. La questione è nella definizione/istituzionalizzazione del temporaneo, poiché lo spazio con usi pubblici temporanei è uno spazio i cui caratteri materiali contano meno che nello spazio pubblico prodotto dal Moderno (Bianchetti 2011, p. 84, 85). Ma la ‘temporaneità’ è espressa anche dai nuovi comportamenti sociali fondati sull’individualismo. La società attuale che si incarna nell’individuo, provoca una crisi nella concezione e nel funzionamento delle attrezzature e dei servizi pubblici, classicamente (nel moderno) progettati sulla base di una stessa prestazione per tutti, ai quali però oggi si chiede di rispondere alle diverse necessità sociali derivanti dalla molteplicità e contemporaneità dei modelli sociali. Il caso tipico di queste necessità è quello dei trasporti pubblici, in cui è sempre più evidente la differenziazione e il bisogno di un servizio pubblico di trasporto individualizzato urbano, territoriale, metropolitano, che combini i diversi tipi di trasporto e che utilizzi le possibilità che offre la ICT (Information and Communication Technology), per ottenere persino un servizio ‘porta a porta’, ‘one to one’ (Ascher 2013, p. 82). Ad una prima analisi, quindi, gli spazi connotati da un uso pubblico non possono essere più considerati una componente fissa e stabile del piano e del progetto urbanistico. Il loro carattere temporaneo e, facendo un parallelo con la pianificazione, flessibile, rende il loro uso contemporaneamente pubblico e privato, ne associa contemporaneamente significati diversi e conflittuali a seconda dei gruppi sociali che li utilizzano. È necessario allora proporre spazi che rispondano ad una adeguata diversificazione dei modi di vita, costruire e gestire spazi di prossimità mobilitando la loro dimensione temporale, articolarli con spazi comuni coinvolgendo tanto gli attori pubblici quanto quelli privati, tanto la sfera semi-pubblica quanto quella semi-privata (Aurba 2014, p. 29, 30).
La nuova dimensione dello spazio pubblico: tecnologie e sicurezza
Donato Di Ludovico
2016-01-01
Abstract
Il principale supporto del piano e del progetto urbanistico (Di Ludovico, Properzi 2012, pp. 4-5) è il sistema degli spazi pubblici, con le sue strade, le sue piazze, i suoi edifici. La letteratura urbanistica sul tema è vastissima e in questo breve testo ci si limiterà a declinarne le nuove specie e le nuove forme, legate alle evoluzioni delle tecnologie digitali e agli aspetti della sicurezza (da eventi catastrofici), legate anche ad una società contemporanea che sempre più confonde sfera pubblica e sfera privata richiedendo spazi collettivi (di proprietà pubblica e/o privata) adattivi, il cui carattere principale è la temporaneità e la mutevolezza. Lo spazio pubblico, classicamente inteso, ha la caratteristica di essere uno spazio stabile e duraturo. Come afferma Hannah Arendt, esso si fonda sulla permanenza: «only the existence of a public realm and the world's subsequent transformation into a community of things which gathers men together and relates them to each other depends entirely on permanence. If the world is to contain a public space, it cannot be erected for one generation and planned for the living only; it must transcend the life-span of mortal men» (Arendt 1958, p. 55). Lo spazio pubblico trascende la vita degli uomini. Oggi però assistiamo ad un capovolgimento di tale carattere: l’uso pubblico di uno spazio non è più permanente, a volte esso è invaso da usi privati, ha un carattere essenzialmente ludico ed è sempre più spesso interessato da usi temporanei. Si potrebbe affermare che oggi l’uso temporaneo è ciò che rivela la capacità di uno spazio di divenire pubblico, «una costellazione mobile di individui, un accidente che si costruisce e si disfa ripetutamente, in modo intenzionale. Lo spazio è pubblico in alcuni momenti e non in altri», a dispetto di un senso comune generale che lo vorrebbe fermo, solido, ben circoscritto, trasformando in questi caratteri anche valori ideologici e per alcuni versi fondamentalmente ‘conservatori’. La questione è nella definizione/istituzionalizzazione del temporaneo, poiché lo spazio con usi pubblici temporanei è uno spazio i cui caratteri materiali contano meno che nello spazio pubblico prodotto dal Moderno (Bianchetti 2011, p. 84, 85). Ma la ‘temporaneità’ è espressa anche dai nuovi comportamenti sociali fondati sull’individualismo. La società attuale che si incarna nell’individuo, provoca una crisi nella concezione e nel funzionamento delle attrezzature e dei servizi pubblici, classicamente (nel moderno) progettati sulla base di una stessa prestazione per tutti, ai quali però oggi si chiede di rispondere alle diverse necessità sociali derivanti dalla molteplicità e contemporaneità dei modelli sociali. Il caso tipico di queste necessità è quello dei trasporti pubblici, in cui è sempre più evidente la differenziazione e il bisogno di un servizio pubblico di trasporto individualizzato urbano, territoriale, metropolitano, che combini i diversi tipi di trasporto e che utilizzi le possibilità che offre la ICT (Information and Communication Technology), per ottenere persino un servizio ‘porta a porta’, ‘one to one’ (Ascher 2013, p. 82). Ad una prima analisi, quindi, gli spazi connotati da un uso pubblico non possono essere più considerati una componente fissa e stabile del piano e del progetto urbanistico. Il loro carattere temporaneo e, facendo un parallelo con la pianificazione, flessibile, rende il loro uso contemporaneamente pubblico e privato, ne associa contemporaneamente significati diversi e conflittuali a seconda dei gruppi sociali che li utilizzano. È necessario allora proporre spazi che rispondano ad una adeguata diversificazione dei modi di vita, costruire e gestire spazi di prossimità mobilitando la loro dimensione temporale, articolarli con spazi comuni coinvolgendo tanto gli attori pubblici quanto quelli privati, tanto la sfera semi-pubblica quanto quella semi-privata (Aurba 2014, p. 29, 30).Pubblicazioni consigliate
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