In the late 1950s the Italian Capital experiences a feverish period for the preparation of XVII Olympic Games of the modern era and with the construction of sport centres functioning even today, in the city are built some architectures meant to last for a short period for which steel plays a fundamental role in the qualification of technological and figurative identity. Despite the gene-ral preference for reinforced concrete in the case of large stadiums and athletes accommodation, metallic construction is broadly used for the event, complying efficiently with economic, executi-ve and functional requirements, established by the technical committee that coordinate design operations of sports facilities. Unfortunately these buildings, because of their provisional nature, are removed after 1960 celebrations and they are soon forgotten, despite their strong innovative potential fostered by the use of steel. The contribution tries to reconstruct single episodes of a va-gue event, entirely developed in the only Olympics played in Italy. Main character is steel, electi-ve material for forgotten architectures, chosen perhaps because it is able to translate in appealing and winsome shapes the agonistic crossing of the line that the Olympic motto "Citius!, Altius!, Fortius!" calls to mind.

Alla fine degli anni Cinquanta la Capitale vive un periodo di febbrile preparazione ai Giochi della XVII Olimpiade dell’era moderna ed insieme alla costruzione di opere ancora oggi in funzione, sorgono nella città alcune architetture destinate a durare per un tempo limitato e per le quali l’acciaio svolge un ruolo fondamentale nella qualificazione dell’identità tecnologica e figurativa. Nonostante la predilezione generale per il cemento armato nel caso della realizzazione dei grandi stadi e delle strutture ricettive, la costruzione metallica viene largamente impiegata nell’ambito della manifestazione: essa risponde con efficacia ai requisiti di economia, rapidità costruttiva ed efficienza funzionale stabiliti secondo regolamento dal C.O.R., il comitato tecnico delle “Costruzioni Olimpiche Roma” che coordina le operazioni di progettazione degli impianti. Il collettivo, formato da un buon numero di progettisti esperti, sceglie principalmente sistemi resistenti in acciaio per la costruzione di opere temporanee, quali palestre all’aperto, ampliamenti dei centri sportivi esistenti, nonché installazioni in siti di particolare valore storico-artistico, raggiungendo in alcuni casi un pregevole risultato formale, oltre che tecnico. Tra i sistemi scelti, quello che impiega elementi tubolari si rivela particolarmente adatto allo scopo, integrandosi con notevole flessibilità di configurazione sia nel panorama moderno dell’Eur, che nel contesto archeologico delle Terme di Diocleziano, dove i robusti tralicci ed un sottile velario fanno da sfondo alle evoluzioni acrobatiche degli atleti, definendo un contrasto di singolare forza scenografica. La costruzione metallica entra in gioco anche nella concezione di opere a carattere permanente dove le strutture in acciaio sono essenziali per realizzare impianti funzionali con minimi costi di gestione, come nelle grandi coperture spaziali utilizzate per il centro di preparazione olimpica dell’Acqua Acetosa, oppure per raggiungere ardite configurazioni, come nel caso dell’elegante pensilina del Velodromo, che con uno sbalzo vertiginoso copre la tribuna centrale. Alcune strutture in acciaio sono realizzate anche nei contesti scelti dal Comitato Olimpico per lo svolgimento delle gare al di fuori della città, come nel caso della Torre di Segnalazione e Controllo funzionale allo svolgimento delle gare di canottaggio realizzata sulle rive del Lago Albano, la cui prometeicità ferrigna dialoga con la splendida cornice del cratere vulcanico di Castelgandolfo. Purtroppo anche queste ultime opere, nate come permanenti, subiscono la stessa sorte di quelle temporanee e per ragioni diverse, vengono abbandonate o demolite negli anni successivi all’evento, nonostante il loro spiccato potenziale d’innovazione favorito dall’impiego dell’acciaio. Il contributo tenta di ricostruire singoli episodi di una vicenda dai contorni sfumati interamente declinata all’interno dell’unica Olimpiade finora svolta nel nostro Paese, Protagonista l’acciaio, materiale d’elezione per architetture dimenticate, scelto forse perché capace di tradurre in forme suggestive ed accattivanti l’agonistico superamento del limite che il motto olimpico "Citius!, Altius!, Fortius!" evoca.

Acciaio per lo sport alle olimpiadi di Roma – Le architetture temporanee

Renato Morganti;Alessandra Tosone;Matteo Abita;Stefano Cocco;Danilo Di Donato
2017-01-01

Abstract

In the late 1950s the Italian Capital experiences a feverish period for the preparation of XVII Olympic Games of the modern era and with the construction of sport centres functioning even today, in the city are built some architectures meant to last for a short period for which steel plays a fundamental role in the qualification of technological and figurative identity. Despite the gene-ral preference for reinforced concrete in the case of large stadiums and athletes accommodation, metallic construction is broadly used for the event, complying efficiently with economic, executi-ve and functional requirements, established by the technical committee that coordinate design operations of sports facilities. Unfortunately these buildings, because of their provisional nature, are removed after 1960 celebrations and they are soon forgotten, despite their strong innovative potential fostered by the use of steel. The contribution tries to reconstruct single episodes of a va-gue event, entirely developed in the only Olympics played in Italy. Main character is steel, electi-ve material for forgotten architectures, chosen perhaps because it is able to translate in appealing and winsome shapes the agonistic crossing of the line that the Olympic motto "Citius!, Altius!, Fortius!" calls to mind.
2017
9788885522008
Alla fine degli anni Cinquanta la Capitale vive un periodo di febbrile preparazione ai Giochi della XVII Olimpiade dell’era moderna ed insieme alla costruzione di opere ancora oggi in funzione, sorgono nella città alcune architetture destinate a durare per un tempo limitato e per le quali l’acciaio svolge un ruolo fondamentale nella qualificazione dell’identità tecnologica e figurativa. Nonostante la predilezione generale per il cemento armato nel caso della realizzazione dei grandi stadi e delle strutture ricettive, la costruzione metallica viene largamente impiegata nell’ambito della manifestazione: essa risponde con efficacia ai requisiti di economia, rapidità costruttiva ed efficienza funzionale stabiliti secondo regolamento dal C.O.R., il comitato tecnico delle “Costruzioni Olimpiche Roma” che coordina le operazioni di progettazione degli impianti. Il collettivo, formato da un buon numero di progettisti esperti, sceglie principalmente sistemi resistenti in acciaio per la costruzione di opere temporanee, quali palestre all’aperto, ampliamenti dei centri sportivi esistenti, nonché installazioni in siti di particolare valore storico-artistico, raggiungendo in alcuni casi un pregevole risultato formale, oltre che tecnico. Tra i sistemi scelti, quello che impiega elementi tubolari si rivela particolarmente adatto allo scopo, integrandosi con notevole flessibilità di configurazione sia nel panorama moderno dell’Eur, che nel contesto archeologico delle Terme di Diocleziano, dove i robusti tralicci ed un sottile velario fanno da sfondo alle evoluzioni acrobatiche degli atleti, definendo un contrasto di singolare forza scenografica. La costruzione metallica entra in gioco anche nella concezione di opere a carattere permanente dove le strutture in acciaio sono essenziali per realizzare impianti funzionali con minimi costi di gestione, come nelle grandi coperture spaziali utilizzate per il centro di preparazione olimpica dell’Acqua Acetosa, oppure per raggiungere ardite configurazioni, come nel caso dell’elegante pensilina del Velodromo, che con uno sbalzo vertiginoso copre la tribuna centrale. Alcune strutture in acciaio sono realizzate anche nei contesti scelti dal Comitato Olimpico per lo svolgimento delle gare al di fuori della città, come nel caso della Torre di Segnalazione e Controllo funzionale allo svolgimento delle gare di canottaggio realizzata sulle rive del Lago Albano, la cui prometeicità ferrigna dialoga con la splendida cornice del cratere vulcanico di Castelgandolfo. Purtroppo anche queste ultime opere, nate come permanenti, subiscono la stessa sorte di quelle temporanee e per ragioni diverse, vengono abbandonate o demolite negli anni successivi all’evento, nonostante il loro spiccato potenziale d’innovazione favorito dall’impiego dell’acciaio. Il contributo tenta di ricostruire singoli episodi di una vicenda dai contorni sfumati interamente declinata all’interno dell’unica Olimpiade finora svolta nel nostro Paese, Protagonista l’acciaio, materiale d’elezione per architetture dimenticate, scelto forse perché capace di tradurre in forme suggestive ed accattivanti l’agonistico superamento del limite che il motto olimpico "Citius!, Altius!, Fortius!" evoca.
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