L’articolo riguarda il progetto è consistito nella riqualificazione di uno spazio pubblico urbano, un antico orto del convento dei Minori Conventuali occupato, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, da un cinema teatro, addossato al colle di San Casto e Cassio che domina il centro storico cittadino di Sora (Frosinone). Il tema progettuale parte dall’idea di riproporre verso monte un limite nuovo: un muro articolato, arricchito da interruzioni e aggiunte, spesso quanto basta per accogliere una serie di spazi e funzioni diverse. Primi tra tutti gli spazi aperti che accolgono le risalite al colle che si ricollegano, attraverso il terrapieno soprastante a quelle antiche; poi gli spazi chiusi che accolgono la sala polifunzionale, appena riconoscibile all’esterno in quanto quasi completamente murata, e lo sperone prominente sull’antistante piazza attrezzata alcuni spazi tecnici, in passato contenuti oltre il muro e appena visibili all’esterno; infine uno spazio assolutamente invisibile all’esterno: un interstizio lasciato tra la sala e la collina a marcare le ferite inferte al colle dagli incauti interventi precedenti. Questa discontinuità controllata si lascia cogliere solo dall’interno della sala attraverso le due pareti prospicienti, completamente vetrate.

A ridosso del colle di San Casto e Cassio - Riqualificazione dell’antico orto dei Minori Conventuali a Sora

Danilo Di Donato
2011-01-01

Abstract

L’articolo riguarda il progetto è consistito nella riqualificazione di uno spazio pubblico urbano, un antico orto del convento dei Minori Conventuali occupato, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, da un cinema teatro, addossato al colle di San Casto e Cassio che domina il centro storico cittadino di Sora (Frosinone). Il tema progettuale parte dall’idea di riproporre verso monte un limite nuovo: un muro articolato, arricchito da interruzioni e aggiunte, spesso quanto basta per accogliere una serie di spazi e funzioni diverse. Primi tra tutti gli spazi aperti che accolgono le risalite al colle che si ricollegano, attraverso il terrapieno soprastante a quelle antiche; poi gli spazi chiusi che accolgono la sala polifunzionale, appena riconoscibile all’esterno in quanto quasi completamente murata, e lo sperone prominente sull’antistante piazza attrezzata alcuni spazi tecnici, in passato contenuti oltre il muro e appena visibili all’esterno; infine uno spazio assolutamente invisibile all’esterno: un interstizio lasciato tra la sala e la collina a marcare le ferite inferte al colle dagli incauti interventi precedenti. Questa discontinuità controllata si lascia cogliere solo dall’interno della sala attraverso le due pareti prospicienti, completamente vetrate.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11697/120622
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