As we well know, the industrialisation processes of the XVIII century coincide with drastic transformations in production methods, followed by the introduction of modern machinery. The technological progress was sparked off by a series of experiments, including a number in Italy as well: one of the first hydraulic wheels built in England in 1717 by John Lombe in the silk mill on the River Derwent, was in fact inspired by the installations in Italian mills. However, this is one of the few important contributions by Italian technology to the initial development of the Industrial Revolution which, while slow in taking off in Italy, spread quickly through the majority of Europe and America. Consequently, Italy was outside the group of industrialised nations until the beginning of the XX century, when politics and the availability of efficient infrastructures could finally guarantee the right conditions for a modern industrial system to develop. At the beginning of the century, factories produced a drastic change to the country’s social and economic fabric, transforming the urban landscape, which became an industrial landscape, therefore losing centuries’ old farming traditions. Industry became the symbol for the new national economy and urban proletariat, playing a leading role in organising an unusual social model in Italy. However, the increasing importance of factories in the national social-economic framework was not corresponded by adequate reflection on the design of the factories, just considered purely in functional terms, neglecting the national architectural debate. The building industry remained indifferent to the opportunity of producing excellence in terms of quality standards in the buildings, and this all reflected on the lack of metal structures, little used due to high production costs and the need for specialised labour. Therefore in the Italian case, the steel and factory duo remained only a potential, never investigated possibility. Only a few isolated figures tackled the topic finding, in the relationship with industry and new opportunities offered by technological progress, such as Eduardo Vittoria, Bruno Morassutti and Marco Zanuso. They developed their personal research where steel was the protagonist, and their studies consider the theoretic-experimental assumptions and design experience of each one.

I processi di industrializzazione del XVIII secolo, coincidono, come noto, con le profonde trasformazioni delle tecniche di produzione, seguite all’introduzione dei moderni macchinari. Il progresso tecnologico che ne consegue scaturisce da un complesso quadro di sperimentazioni, cui non sono estranee esperienze italiane: una delle prime ruote idrauliche, costruita in Inghilterra nel 1717 da John Lombe nel setificio sul fiume Derwent, era infatti ispirata agli impianti presenti nelle filande del Bel Paese. Questo rappresenta però uno dei pochi significativi apporti della tecnologia italiana all’iniziale sviluppo della Rivoluzione Industriale, che se stenterà ad imporsi nella penisola, si diffonderà, invece, rapidamente in larga parte d’Europa e d’America. L’Italia resta pertanto esclusa dal novero delle nazioni industrializzate sino agli inizi del Novecento, quando le politiche di settore e la disponibilità di un efficiente sistema infrastrutturale possono finalmente garantire condizioni favorevoli all’affermazione di un moderno sistema industriale. Nel secolo breve la fabbrica produce una profonda metamorfosi del tessuto sociale ed economico del paese e costituisce un pervicace motore di trasformazione del paesaggio periurbano, che diviene paesaggio industriale, con la conseguente perdita di una tradizione contadina secolare. L’industria diventa pertanto l’emblema della nuova economia nazionale e del proletariato urbano, assurgendo al ruolo di protagonista nell’organizzazione di un modello sociale inedito nel contesto italiano. All’importanza crescente assunta dai luoghi della produzione nel quadro socio-economico nazionale, non corrisponde però un’adeguata riflessione sul tema progettuale della fabbrica, più spesso avvertita come mero tema funzionale e per questo trascurata dal dibattito architettonico nazionale. L’industria delle costruzioni si mostra indifferente all’opportunità di conseguire un’eccellenza in termini di elevati standard qualitativi degli edifici e ciò si ripercuote sulla mancata diffusione della struttura metallica. L’acciaio e la fabbrica restano pertanto, nello specifico italiano, un binomio solo potenziale, quasi mai indagato. Soltanto alcune isolate figure si confrontano, infatti, con questo tema ed individuano nel rapporto con l’industria e nelle nuove opportunità offerte dal progresso tecnologico i fondamenti di una sperimentazione che vede tra gli altri protagonisti Eduardo Vittoria, Bruno Morassutti e Marco Zanuso. Essi sviluppano personali percorsi di ricerca che vedono protagonista l’acciaio.

Acciaio e sperimentazione nell'architettura per l'industria nell'Italia degli anni Sessanta Steel and architectural experiments for industry in Italy during the Sixties

Morganti R
;
Tosone A
;
Di Donato D
2016-01-01

Abstract

As we well know, the industrialisation processes of the XVIII century coincide with drastic transformations in production methods, followed by the introduction of modern machinery. The technological progress was sparked off by a series of experiments, including a number in Italy as well: one of the first hydraulic wheels built in England in 1717 by John Lombe in the silk mill on the River Derwent, was in fact inspired by the installations in Italian mills. However, this is one of the few important contributions by Italian technology to the initial development of the Industrial Revolution which, while slow in taking off in Italy, spread quickly through the majority of Europe and America. Consequently, Italy was outside the group of industrialised nations until the beginning of the XX century, when politics and the availability of efficient infrastructures could finally guarantee the right conditions for a modern industrial system to develop. At the beginning of the century, factories produced a drastic change to the country’s social and economic fabric, transforming the urban landscape, which became an industrial landscape, therefore losing centuries’ old farming traditions. Industry became the symbol for the new national economy and urban proletariat, playing a leading role in organising an unusual social model in Italy. However, the increasing importance of factories in the national social-economic framework was not corresponded by adequate reflection on the design of the factories, just considered purely in functional terms, neglecting the national architectural debate. The building industry remained indifferent to the opportunity of producing excellence in terms of quality standards in the buildings, and this all reflected on the lack of metal structures, little used due to high production costs and the need for specialised labour. Therefore in the Italian case, the steel and factory duo remained only a potential, never investigated possibility. Only a few isolated figures tackled the topic finding, in the relationship with industry and new opportunities offered by technological progress, such as Eduardo Vittoria, Bruno Morassutti and Marco Zanuso. They developed their personal research where steel was the protagonist, and their studies consider the theoretic-experimental assumptions and design experience of each one.
2016
I processi di industrializzazione del XVIII secolo, coincidono, come noto, con le profonde trasformazioni delle tecniche di produzione, seguite all’introduzione dei moderni macchinari. Il progresso tecnologico che ne consegue scaturisce da un complesso quadro di sperimentazioni, cui non sono estranee esperienze italiane: una delle prime ruote idrauliche, costruita in Inghilterra nel 1717 da John Lombe nel setificio sul fiume Derwent, era infatti ispirata agli impianti presenti nelle filande del Bel Paese. Questo rappresenta però uno dei pochi significativi apporti della tecnologia italiana all’iniziale sviluppo della Rivoluzione Industriale, che se stenterà ad imporsi nella penisola, si diffonderà, invece, rapidamente in larga parte d’Europa e d’America. L’Italia resta pertanto esclusa dal novero delle nazioni industrializzate sino agli inizi del Novecento, quando le politiche di settore e la disponibilità di un efficiente sistema infrastrutturale possono finalmente garantire condizioni favorevoli all’affermazione di un moderno sistema industriale. Nel secolo breve la fabbrica produce una profonda metamorfosi del tessuto sociale ed economico del paese e costituisce un pervicace motore di trasformazione del paesaggio periurbano, che diviene paesaggio industriale, con la conseguente perdita di una tradizione contadina secolare. L’industria diventa pertanto l’emblema della nuova economia nazionale e del proletariato urbano, assurgendo al ruolo di protagonista nell’organizzazione di un modello sociale inedito nel contesto italiano. All’importanza crescente assunta dai luoghi della produzione nel quadro socio-economico nazionale, non corrisponde però un’adeguata riflessione sul tema progettuale della fabbrica, più spesso avvertita come mero tema funzionale e per questo trascurata dal dibattito architettonico nazionale. L’industria delle costruzioni si mostra indifferente all’opportunità di conseguire un’eccellenza in termini di elevati standard qualitativi degli edifici e ciò si ripercuote sulla mancata diffusione della struttura metallica. L’acciaio e la fabbrica restano pertanto, nello specifico italiano, un binomio solo potenziale, quasi mai indagato. Soltanto alcune isolate figure si confrontano, infatti, con questo tema ed individuano nel rapporto con l’industria e nelle nuove opportunità offerte dal progresso tecnologico i fondamenti di una sperimentazione che vede tra gli altri protagonisti Eduardo Vittoria, Bruno Morassutti e Marco Zanuso. Essi sviluppano personali percorsi di ricerca che vedono protagonista l’acciaio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11697/137417
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