L’ex bachificio rappresenta un patrimonio protoindustriale che nello specifico contesto delle aree interne abruzzesi esita in soluzioni tipologiche, connesse alle regole insediative e alle identità territoriali. L’edificio posto nel comune di Pacentro si trova nella contrada dedicata a San Giovanni. Questo territorio, infatti, per tradizione vocato alla produzione di gelsi, era suddiviso in contrade caratterizzate da piccole chiese devozionali, testimonianza della presenza, sin dal X secolo, di ordini monastici. Bigattiera dei monaci di Pacentro, nel 1832 venne ampliato da Giannantonio Lozzi, deputato al Parlamento del Regno delle Due Sicilie per farne un opificio bacologico. Il “casale” è l’esito di un processo trasformativo che lo ha caratterizzato tipologicamente in modo del tutto singolare, ibridando i caratteri dell’architettura fortificata, con quelli del moderno bachificio ridolfiano, e della barchessa veneta. Il presente contributo intende riportare gli esiti di una sperimentazione che coniuga conoscenza e conservazione del patrimonio protoindustriale con recupero e rigenerazione di paesaggi produttivi. Nell’ottica di una conservazione attiva, a fronte del nuovo interesse scientifico ed economico nel settore serico, il progetto prevede un riuso dell’ex bachificio coerente con l’originaria vocazione produttiva secondo un aggiornato modello funzionale che unisce ricerca e produzione a promozione culturale e ospitalità.
Rigenerazione e recupero: la sperimentazione progettuale su una archeologia protoindustriale abruzzese
A. Tosone
;M. Abita;R. Morganti;D. Di Donato
2021-01-01
Abstract
L’ex bachificio rappresenta un patrimonio protoindustriale che nello specifico contesto delle aree interne abruzzesi esita in soluzioni tipologiche, connesse alle regole insediative e alle identità territoriali. L’edificio posto nel comune di Pacentro si trova nella contrada dedicata a San Giovanni. Questo territorio, infatti, per tradizione vocato alla produzione di gelsi, era suddiviso in contrade caratterizzate da piccole chiese devozionali, testimonianza della presenza, sin dal X secolo, di ordini monastici. Bigattiera dei monaci di Pacentro, nel 1832 venne ampliato da Giannantonio Lozzi, deputato al Parlamento del Regno delle Due Sicilie per farne un opificio bacologico. Il “casale” è l’esito di un processo trasformativo che lo ha caratterizzato tipologicamente in modo del tutto singolare, ibridando i caratteri dell’architettura fortificata, con quelli del moderno bachificio ridolfiano, e della barchessa veneta. Il presente contributo intende riportare gli esiti di una sperimentazione che coniuga conoscenza e conservazione del patrimonio protoindustriale con recupero e rigenerazione di paesaggi produttivi. Nell’ottica di una conservazione attiva, a fronte del nuovo interesse scientifico ed economico nel settore serico, il progetto prevede un riuso dell’ex bachificio coerente con l’originaria vocazione produttiva secondo un aggiornato modello funzionale che unisce ricerca e produzione a promozione culturale e ospitalità.File | Dimensione | Formato | |
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