La transumanza è stata riconosciuta dall’UNESCO come “patrimonio culturale intangibile” nel 2019, ma questa antica pratica della pastorizia (diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo fin sulle Alpi e attestata anche in altri continenti) è legata a una varietà di testimonianze materiali di grande interesse, che rischiano di scomparire. La rilevanza attribuita di recente all’intangible heritage sembra aver messo in secondo piano la concretezza dei paesaggi e delle architetture: ripari rupestri, capanne di pietra, fontane e abbeveratoi, pietre miliari, stazioni di sosta, cappelle devozionali, chiese con porticati che offrivano riparo ai viandanti sono tuttora evidenze materiali di quel sistema complesso descritto negli “Atlanti dei tratturi” che oggi si stenta a percepire in modo unitario non solo a causa di numerose perdite, ma anche di taluni interventi di riqualificazione dagli esiti estranianti. La mancanza di un censimento organizzato di tale patrimonio diffuso, quindi di un piano di conservazione basato su una visione sistemica, ha determinato numerose sparizioni e sporadici restauri che restituiscono manufatti isolati dal contesto, talora inaccessibili. Mentre i paesaggi della “transumanza orizzontale” hanno subìto in alcuni casi rilevanti trasformazioni a causa della viabilità stradale che si sovrappone agli antichi tracciati, i resti della “transumanza verticale” (che si realizzava in estate) sono tuttora visibili ma ignorati e in abbandono. Capanne e tholos, macere e recinti con pietre a secco, grotte e ripari (vedi le locce nel territorio tra Barisciano e Santo Stefano di Sessanio) o costruzioni più evolute (le condole coperte da vere e proprie volte a botte in pietra) testimoniano un fenomeno migratorio verticale di lunga durata e sono evidenze materiali di un patrimonio culturale che non può certo definirsi ‘intangibile’. Le costruzioni disseminate nel paesaggio appaiono oggi come resti frammentari e presentano uno stato di conservazione estremamente vario, quando non alterate da sistemazioni degradanti; talune, pur risanate, appaiono inutilizzate e sostanzialmente incomprese nel loro significato perché viste singolarmente e non più in relazione alla storia del territorio circostante. Oggi, senza un’adeguata e sistematica azione di conoscenza del patrimonio culturale materiale (tangibile), i riconoscimenti del patrimonio immateriale (intangibile) rischiano di produrre iniziative di valorizzazione inefficaci e fuorvianti, non coerenti con l’effettiva necessità di conservazione di luoghi meritevoli di attenzione e cura.

Paesaggi e architetture ‘in itinere’

Carla Bartolomucci
2023-01-01

Abstract

La transumanza è stata riconosciuta dall’UNESCO come “patrimonio culturale intangibile” nel 2019, ma questa antica pratica della pastorizia (diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo fin sulle Alpi e attestata anche in altri continenti) è legata a una varietà di testimonianze materiali di grande interesse, che rischiano di scomparire. La rilevanza attribuita di recente all’intangible heritage sembra aver messo in secondo piano la concretezza dei paesaggi e delle architetture: ripari rupestri, capanne di pietra, fontane e abbeveratoi, pietre miliari, stazioni di sosta, cappelle devozionali, chiese con porticati che offrivano riparo ai viandanti sono tuttora evidenze materiali di quel sistema complesso descritto negli “Atlanti dei tratturi” che oggi si stenta a percepire in modo unitario non solo a causa di numerose perdite, ma anche di taluni interventi di riqualificazione dagli esiti estranianti. La mancanza di un censimento organizzato di tale patrimonio diffuso, quindi di un piano di conservazione basato su una visione sistemica, ha determinato numerose sparizioni e sporadici restauri che restituiscono manufatti isolati dal contesto, talora inaccessibili. Mentre i paesaggi della “transumanza orizzontale” hanno subìto in alcuni casi rilevanti trasformazioni a causa della viabilità stradale che si sovrappone agli antichi tracciati, i resti della “transumanza verticale” (che si realizzava in estate) sono tuttora visibili ma ignorati e in abbandono. Capanne e tholos, macere e recinti con pietre a secco, grotte e ripari (vedi le locce nel territorio tra Barisciano e Santo Stefano di Sessanio) o costruzioni più evolute (le condole coperte da vere e proprie volte a botte in pietra) testimoniano un fenomeno migratorio verticale di lunga durata e sono evidenze materiali di un patrimonio culturale che non può certo definirsi ‘intangibile’. Le costruzioni disseminate nel paesaggio appaiono oggi come resti frammentari e presentano uno stato di conservazione estremamente vario, quando non alterate da sistemazioni degradanti; talune, pur risanate, appaiono inutilizzate e sostanzialmente incomprese nel loro significato perché viste singolarmente e non più in relazione alla storia del territorio circostante. Oggi, senza un’adeguata e sistematica azione di conoscenza del patrimonio culturale materiale (tangibile), i riconoscimenti del patrimonio immateriale (intangibile) rischiano di produrre iniziative di valorizzazione inefficaci e fuorvianti, non coerenti con l’effettiva necessità di conservazione di luoghi meritevoli di attenzione e cura.
2023
9788864971445
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