Il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila, con il suo Progetto di Eccellenza 2018-2022 imperniato sul tema della transcodificazione, è stato prescelto come sede oltremodo idonea per un convegno di storia della miniatura dedicato a nuove riflessioni sui fondamenti disciplinari e sugli ambiti stilistici – le ‘scuole’ – individuati dai ‘padri’ (e dalle ‘madri’, naturalmente) di questo peculiare dominio storico-artistico. Le relazioni lette fra il 25 e il 27 novembre 2021 sono state qui raccolte ed elaborate conservando l’ordine di successione dei temi affrontati in ciascuna delle quattro sessioni. I primi tre contributi prendono le mosse dalle ricerche di alcuni fra i pionieri della storia della miniatura, che hanno aperto la strada al riconoscimento di determinati contesti stilistici – come la miniatura siciliana negli studi di Angela Daneu Lattanzi (contributo di Andrea Improta) e la ‘scuola’ napoletana nei lavori di Hermann Julius Hermann (contributo di Teresa D’Urso) – oppure hanno inaugurato nuovi filoni d’indagine – come le Commedie miniate nel magistero di Maria Grazia Ciardi Dupré dal Poggetto (contributo di Laura Zabeo). Una seconda serie di interventi è dedicata alle modalità di circolazione dei linguaggi figurativi, con particolare riferimento al mondo mediterraneo: Maria Alessandra Bilotta discute esempi di contaminazione stilistica nei codici giuridici miniati in area occitanica nella prima metà del secolo XIV; Josefina Planas Badenas affronta la penetrazione artistica valenzana in ambito castigliano nei decenni iniziali del secolo successivo; Diana Sainz Camayd getta nuova luce sulla miniatura praticata sul versante adriatico abruzzese della seconda metà del Quattrocento. Il terzo gruppo di contributi ha per oggetto il dialogo della miniatura con le arti ‘sorelle’: Antonio Iacobini affronta l’affascinante intreccio di miniatura, oreficeria e arte vetraria nel Trittico di Alba Fucens; Pier Luigi Mulas produce significativi esempi dell’apporto fornito dallo studio della miniatura pavese del Rinascimento alla conoscenza dell’assai lacunosa pittura locale; Emilia Anna Talamo si sofferma sugli aspetti di complementarità nella miniatura romana della seconda metà del Cinquecento in relazione alla pittura coeva. Con intenzionale circolarità la quarta e ultima sezione di interventi chiude sul concetto di ‘scuola’ e su questioni di geografia artistica: ripercorre storia e storiografia della miniatura altomedievale Fabrizio Crivello, che illustra le condizioni di applicabilità della nozione di scuola, non necessariamente collegata a una precisa localizzazione; rivendica la centralità metodologica della filologia storico-artistica Daniele Guernelli nell’analizzare un intrigante caso di meticciamento stilistico al confine fra Umbria e Marche nell’ultimo quarto del secolo XIII; Giusi Zanichelli evidenzia i momenti salienti della miniatura del secondo Quattrocento a Parma, caso esemplare di ‘doppia periferia’ in quanto zona di frontiera fra molteplici aree di influenza culturale – lombarda, emiliana, veneta, e anche transalpina. A questa sezione conclusiva si aggiunge un personale contributo sulla ‘scuola’ abruzzese come omaggio alla sede del convegno.
La storia della miniatura e le ‘scuole’ italiane ed europee: trasmissione, persistenze, contaminazioni
Pasqualetti, C.
2023-01-01
Abstract
Il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila, con il suo Progetto di Eccellenza 2018-2022 imperniato sul tema della transcodificazione, è stato prescelto come sede oltremodo idonea per un convegno di storia della miniatura dedicato a nuove riflessioni sui fondamenti disciplinari e sugli ambiti stilistici – le ‘scuole’ – individuati dai ‘padri’ (e dalle ‘madri’, naturalmente) di questo peculiare dominio storico-artistico. Le relazioni lette fra il 25 e il 27 novembre 2021 sono state qui raccolte ed elaborate conservando l’ordine di successione dei temi affrontati in ciascuna delle quattro sessioni. I primi tre contributi prendono le mosse dalle ricerche di alcuni fra i pionieri della storia della miniatura, che hanno aperto la strada al riconoscimento di determinati contesti stilistici – come la miniatura siciliana negli studi di Angela Daneu Lattanzi (contributo di Andrea Improta) e la ‘scuola’ napoletana nei lavori di Hermann Julius Hermann (contributo di Teresa D’Urso) – oppure hanno inaugurato nuovi filoni d’indagine – come le Commedie miniate nel magistero di Maria Grazia Ciardi Dupré dal Poggetto (contributo di Laura Zabeo). Una seconda serie di interventi è dedicata alle modalità di circolazione dei linguaggi figurativi, con particolare riferimento al mondo mediterraneo: Maria Alessandra Bilotta discute esempi di contaminazione stilistica nei codici giuridici miniati in area occitanica nella prima metà del secolo XIV; Josefina Planas Badenas affronta la penetrazione artistica valenzana in ambito castigliano nei decenni iniziali del secolo successivo; Diana Sainz Camayd getta nuova luce sulla miniatura praticata sul versante adriatico abruzzese della seconda metà del Quattrocento. Il terzo gruppo di contributi ha per oggetto il dialogo della miniatura con le arti ‘sorelle’: Antonio Iacobini affronta l’affascinante intreccio di miniatura, oreficeria e arte vetraria nel Trittico di Alba Fucens; Pier Luigi Mulas produce significativi esempi dell’apporto fornito dallo studio della miniatura pavese del Rinascimento alla conoscenza dell’assai lacunosa pittura locale; Emilia Anna Talamo si sofferma sugli aspetti di complementarità nella miniatura romana della seconda metà del Cinquecento in relazione alla pittura coeva. Con intenzionale circolarità la quarta e ultima sezione di interventi chiude sul concetto di ‘scuola’ e su questioni di geografia artistica: ripercorre storia e storiografia della miniatura altomedievale Fabrizio Crivello, che illustra le condizioni di applicabilità della nozione di scuola, non necessariamente collegata a una precisa localizzazione; rivendica la centralità metodologica della filologia storico-artistica Daniele Guernelli nell’analizzare un intrigante caso di meticciamento stilistico al confine fra Umbria e Marche nell’ultimo quarto del secolo XIII; Giusi Zanichelli evidenzia i momenti salienti della miniatura del secondo Quattrocento a Parma, caso esemplare di ‘doppia periferia’ in quanto zona di frontiera fra molteplici aree di influenza culturale – lombarda, emiliana, veneta, e anche transalpina. A questa sezione conclusiva si aggiunge un personale contributo sulla ‘scuola’ abruzzese come omaggio alla sede del convegno.Pubblicazioni consigliate
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