Nel 1994 Giacomo Cives diede alle stampe uno fra i suoi volumi più riusciti e più fortunati: "La pedagogia scomoda". Il contributo propone e sviluppa l’ipotesi che quest’opera - assieme a una seconda monografia, "Pedagogia del cuore e della ragione", e al saggio "La Scuola di Pedagogia" (storia della cattedra di Pedagogia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma dagli anni settanta dell’Ottocento agli anni novanta del Novecento), pubblicati in quello stesso anno, fondamentale, senz’altro, nella consacrazione del suo prestigio scientifico e accademico – abbiano rappresentato un punto di svolta nella sua parabola intellettuale dello studioso romano, facendo emergere in primo piano, una categoria, una direzione e una vocazione di fondo della sua storiografia pedagogica e della sua stessa pedagogia, presenti e determinanti sin dal principio nelle scelte di merito e di metodo che hanno caratterizzato il suo percorso scientifico, ma giunte a piena coscienza e a chiara formulazione solo in una fase avanzata della sua carriera. Tale “paradigma” o “dispositivo” si fonda ed è centrato sul concetto – appunto – di Pedagogia scomoda: che si identifica con un pensare e un agire educativo capace di muoversi «in senso avanzato e controcorrente, “inattuale”, contestativo e produttivamente innovativo, variamente (e costruttivamente) utopico, critico e antiretorico» - di unire a una «radicale insoddisfazione per le condizioni del [proprio] tempo» ed una ferma e lucida denuncia dei «mali sociali e culturali che [impediscono] il varo di una educazione liberatrice», la proposta di una «formazione più aperta, più moderna, più valorizzatrice delle istanze di creatività, libertà, laicità come fiducia nel dialogo e indipendenza da dogmatismi». La forza e il coraggio di uscire dal “coro” delle posizioni “ufficiali”, per lo più caratterizzate da superficiale e pigro conformismo e da un sostanziale, anche se spesso ben mascherato, conservatorismo, restituisce alla pedagogia la pienezza della sua mission, teorico-pratica, per quanto concerne l’educazione, e insieme, anche, etica e politica.
Giacomo Cives, o della «controstoria» dell’istruzione e della pedagogia italiane
Marco Antonio D'Arcangeli
2024-01-01
Abstract
Nel 1994 Giacomo Cives diede alle stampe uno fra i suoi volumi più riusciti e più fortunati: "La pedagogia scomoda". Il contributo propone e sviluppa l’ipotesi che quest’opera - assieme a una seconda monografia, "Pedagogia del cuore e della ragione", e al saggio "La Scuola di Pedagogia" (storia della cattedra di Pedagogia della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma dagli anni settanta dell’Ottocento agli anni novanta del Novecento), pubblicati in quello stesso anno, fondamentale, senz’altro, nella consacrazione del suo prestigio scientifico e accademico – abbiano rappresentato un punto di svolta nella sua parabola intellettuale dello studioso romano, facendo emergere in primo piano, una categoria, una direzione e una vocazione di fondo della sua storiografia pedagogica e della sua stessa pedagogia, presenti e determinanti sin dal principio nelle scelte di merito e di metodo che hanno caratterizzato il suo percorso scientifico, ma giunte a piena coscienza e a chiara formulazione solo in una fase avanzata della sua carriera. Tale “paradigma” o “dispositivo” si fonda ed è centrato sul concetto – appunto – di Pedagogia scomoda: che si identifica con un pensare e un agire educativo capace di muoversi «in senso avanzato e controcorrente, “inattuale”, contestativo e produttivamente innovativo, variamente (e costruttivamente) utopico, critico e antiretorico» - di unire a una «radicale insoddisfazione per le condizioni del [proprio] tempo» ed una ferma e lucida denuncia dei «mali sociali e culturali che [impediscono] il varo di una educazione liberatrice», la proposta di una «formazione più aperta, più moderna, più valorizzatrice delle istanze di creatività, libertà, laicità come fiducia nel dialogo e indipendenza da dogmatismi». La forza e il coraggio di uscire dal “coro” delle posizioni “ufficiali”, per lo più caratterizzate da superficiale e pigro conformismo e da un sostanziale, anche se spesso ben mascherato, conservatorismo, restituisce alla pedagogia la pienezza della sua mission, teorico-pratica, per quanto concerne l’educazione, e insieme, anche, etica e politica.Pubblicazioni consigliate
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