Il Congresso Nazionale di Architettura Sacra organizzato a Bologna nel settembre del 1955 rappresenta una viva testimonianza nell’Italia del dopoguerra dell’urgenza e dell’entusiasmo con i quali le personalità più attive della cultura architettonica ed ecclesiastica si confrontano sul tema del rapporto tra chiesa e società, tra nuova liturgia e architettura moderna. L’attenzione con cui il mondo professionale nazionale partecipa al dibattito, e l’interesse che il congresso bolognese suscita sugli architetti e sulla stampa straniera, attestano il radicale mutamento in atto tra liturgia e luoghi della celebrazione; cambiamento che, dieci anni più tardi, sarà suggellato dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Il dibattito, tenuto nell’aula magna dell’università, sigilla la necessità di uno spazio sacro diverso, rispondente a una nuova funzionalità liturgica che veda attivo e partecipe il fedele; in esso, inoltre, s’afferma il ruolo urbano e sociale della chiesa-edificio nella pianificazione e nel recupero delle aree periferiche, aprendo alle forme e alla tecnologia dell’architettura moderna la costruzione di nuove chiese. Contestualmente, la mostra – tra le quattro che affiancano il congresso – dedicata all’architettura sacra realizzata in Italia nei dieci anni di ricostruzione postbellica mostra, invece, una diffusa diffidenza nei confronti dell’architettura cristiana, oltreché un’immaturità e un ritardo del clero italiano e dei suoi architetti nel rinnovamento architettonico-liturgico. La selezione di architetture dei maestri del moderno, che apre l’esposizione, ha il valore di monito alle molte ‘stravaganze’ emerse nelle realizzazioni dei professionisti italiani. Le opere nazionali esposte ricadono spesso o nella ‘rimasticatura’ di forme e schemi della tradizione, o in una esasperazione delle possibilità offerte dalla tecnologia moderna. Il rinnovato interesse per la progettazione di un’architettura sacra di ‘qualità’, e per una ‘sapiente’ introduzione negli edifici storici dei cambiamenti introdotti dal Concilio II, restituisce attualità e freschezza al congresso bolognese. Nel 1955 si centrano, infatti, due parametri nodali per la progettazione di chiese: il rapporto tra la funzionalità dello spazio sacro e la sua architettura; la dimensione urbana e sociale della chiesa, in particolare nelle periferie.

L’architettura delle chiese nell’Italia del dopoguerra. Il Convegno di Bologna del 1955

CIRANNA, SIMONETTA
2011-01-01

Abstract

Il Congresso Nazionale di Architettura Sacra organizzato a Bologna nel settembre del 1955 rappresenta una viva testimonianza nell’Italia del dopoguerra dell’urgenza e dell’entusiasmo con i quali le personalità più attive della cultura architettonica ed ecclesiastica si confrontano sul tema del rapporto tra chiesa e società, tra nuova liturgia e architettura moderna. L’attenzione con cui il mondo professionale nazionale partecipa al dibattito, e l’interesse che il congresso bolognese suscita sugli architetti e sulla stampa straniera, attestano il radicale mutamento in atto tra liturgia e luoghi della celebrazione; cambiamento che, dieci anni più tardi, sarà suggellato dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Il dibattito, tenuto nell’aula magna dell’università, sigilla la necessità di uno spazio sacro diverso, rispondente a una nuova funzionalità liturgica che veda attivo e partecipe il fedele; in esso, inoltre, s’afferma il ruolo urbano e sociale della chiesa-edificio nella pianificazione e nel recupero delle aree periferiche, aprendo alle forme e alla tecnologia dell’architettura moderna la costruzione di nuove chiese. Contestualmente, la mostra – tra le quattro che affiancano il congresso – dedicata all’architettura sacra realizzata in Italia nei dieci anni di ricostruzione postbellica mostra, invece, una diffusa diffidenza nei confronti dell’architettura cristiana, oltreché un’immaturità e un ritardo del clero italiano e dei suoi architetti nel rinnovamento architettonico-liturgico. La selezione di architetture dei maestri del moderno, che apre l’esposizione, ha il valore di monito alle molte ‘stravaganze’ emerse nelle realizzazioni dei professionisti italiani. Le opere nazionali esposte ricadono spesso o nella ‘rimasticatura’ di forme e schemi della tradizione, o in una esasperazione delle possibilità offerte dalla tecnologia moderna. Il rinnovato interesse per la progettazione di un’architettura sacra di ‘qualità’, e per una ‘sapiente’ introduzione negli edifici storici dei cambiamenti introdotti dal Concilio II, restituisce attualità e freschezza al congresso bolognese. Nel 1955 si centrano, infatti, due parametri nodali per la progettazione di chiese: il rapporto tra la funzionalità dello spazio sacro e la sua architettura; la dimensione urbana e sociale della chiesa, in particolare nelle periferie.
2011
9788897236030
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