A partire dal censimento degli ospedali psichiatrici in Italia, compiuto negli anni novanta del secolo scorso dopo la progressiva chiusura dei manicomi in seguito alla legge Basaglia (L. 180/1978), lo studio dei complessi edilizi che hanno accolto i pazienti psichiatrici dalla fine dell’Ottocento è un tema di ricerca che ha coinvolto diverse Università negli ultimi due decenni e che ancora oggi pone importanti questioni conservative. Il complesso dell’ex manicomio aquilano si presenta come un caso ideale per delineare possibili strategie per la conservazione di luoghi finora trascurati ma di riconosciuto interesse, il cui riuso (se basato solo sul valore immobiliare e su necessità funzionali) può comportare una loro pesante alterazione. Esso offre l’opportunità di riflettere sulle questioni legate alla conservazione e gestione di siti complessi, costituiti da un contesto storico stratificato e da un insieme di architetture e spazi verdi che nel tempo è mutato, le cui reciproche relazioni appaiono smarrite. In generale, la situazione di abbandono e le intenzioni di rifunzionalizzazione degli ex complessi ospedalieri aquilani pongono interessanti questioni sulla gestione del patrimonio architettonico. Oltre all’ex-ospedale San Salvatore, realizzato negli anni quaranta del novecento presso le mura della città e in abbandono da diversi decenni, un esempio diverso e più recente – ma significativo di adattamenti funzionali che hanno prodotto veri e propri stravolgimenti dell’insieme – si osserva nell’attuale ospedale regionale dell’Aquila, esito di una lunga realizzazione e oggetto di modifiche particolarmente sfiguranti.
L’ex-ospedale psichiatrico dell’Aquila presso Collemaggio, da luogo d’isolamento alla nuova centralità di uno spazio in abbandono
Carla Bartolomucci
2025-01-01
Abstract
A partire dal censimento degli ospedali psichiatrici in Italia, compiuto negli anni novanta del secolo scorso dopo la progressiva chiusura dei manicomi in seguito alla legge Basaglia (L. 180/1978), lo studio dei complessi edilizi che hanno accolto i pazienti psichiatrici dalla fine dell’Ottocento è un tema di ricerca che ha coinvolto diverse Università negli ultimi due decenni e che ancora oggi pone importanti questioni conservative. Il complesso dell’ex manicomio aquilano si presenta come un caso ideale per delineare possibili strategie per la conservazione di luoghi finora trascurati ma di riconosciuto interesse, il cui riuso (se basato solo sul valore immobiliare e su necessità funzionali) può comportare una loro pesante alterazione. Esso offre l’opportunità di riflettere sulle questioni legate alla conservazione e gestione di siti complessi, costituiti da un contesto storico stratificato e da un insieme di architetture e spazi verdi che nel tempo è mutato, le cui reciproche relazioni appaiono smarrite. In generale, la situazione di abbandono e le intenzioni di rifunzionalizzazione degli ex complessi ospedalieri aquilani pongono interessanti questioni sulla gestione del patrimonio architettonico. Oltre all’ex-ospedale San Salvatore, realizzato negli anni quaranta del novecento presso le mura della città e in abbandono da diversi decenni, un esempio diverso e più recente – ma significativo di adattamenti funzionali che hanno prodotto veri e propri stravolgimenti dell’insieme – si osserva nell’attuale ospedale regionale dell’Aquila, esito di una lunga realizzazione e oggetto di modifiche particolarmente sfiguranti.| File | Dimensione | Formato | |
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